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Prossime attività Ass. Maharajah
sabato 6 febbraio 2016

da Tommaso Colagrande
tommaso.colagrande@yahoo.it





“Taranto city blues” - Pueblo Borracho live al New Enò, wine bar a Taranto
Venerdì 12 febbraio 2016 – ore 22,00


Pueblo Borracho è una rock blues band. Dal 2009 ha macinato chilometri e concerti in tutto il sud Italia, cambiando mille volte repertorio, prospettiva musicale e formazione a seconda degli input che i nuovi membri di passaggio portavano con sé in dote alla band.
Feste private, pub, birrerie, oltre che rassegne come il Controfestival di Controradio 2013, la Festa della Musica Europea di Martina Franca, il Taranto Easter Festival 2012: la band non disdegna nessun tipo di palco.
Nel 2013 pubblicano “Nato Borracho”, il primo disco autoprodotto da cui è tratto il video clip ufficiale “Someone to hurt”. Nel disco è presente il brano “Big Sur” che è stato presente sul portale on line del New Musical Express, la principale rivista musicale della Gran Bretagna.
In occasione del concerto al New Enò, oltre ai suoi classici, la band testerà dal vivo alcuni brani tratti dal nuovo lavoro discografico di prossima pubblicazione dal titolo “Taranto city blues”.
Il concerto rientra in Anime Migranti 2016 – XI edizione, organizzata dall’Associazione Culturale Maharajah.

Formazione:
Carlo Schena – basso
Lucia Lazzaro – voce
Domenico Marino – batteria, percussioni, cori
Fran – voce, chitarra, armonica, percussioni

Brani presenti su Youtube:
“Dead or alive”
“Mai Brain Drain”
“Someone to hurt”
Discografia:
“Nato Borracho” (2013)
"Taranto city blues" (2016)




**********

“PENNELLI IN FUGA” - Mostra di pittura migrante.
a cura dell’Associazione Culturale Maharajah.
Ideazione e coordinamento Tommaso Colagrande


- Con il sostegno ed il patrocinio della Regione Puglia – Area Politiche per lo Sviluppo Economico, il Lavoro e l’Innovazione.
- In collaborazione con Circolo Arci SvegliArci di Palagiano (Ta), Progetto “Koinè” per l’accoglienza, la tutela e l’integrazione di richiedenti asilo e rifugiati.

Dal 10 al 16 febbraio 2016 – Jet Set pub – viale Chiatona 15 – Palagiano (Ta) - Inaugurazione ore 20,30

Dal 20 al 27 febbraio 2016 – Centro Culturale Kalliope, vico de Notaristefani 6 – Massafra - Inaugurazione ore 20,00


Espongono:
- ABDULAI DRAMMEH - Sierra Leone - MUSTAPHA JAITEH – Gambia - LAMIN JAWARA - Gambia - ALPHA JALLOW – Gambia - VALENTINA ZANAJ – Albania


Secondo appuntamento tarantino per la collettiva di pittura migrante “Pennelli in fuga” che sarà inaugurata il 10 febbraio al Jet Set pub di Palagiano alle ore 20.30. Le opere rimarranno in mostra fino al 16 per fare tappa successivamente, dal 20 al 27 febbraio, al centro culturale Kalliope di Massafra, ospitate nell’ambito delle attività curate da Il Corifeo, associazione di volontariato sociale.

A furia di esportare la democrazia con le bombe, di addestrare milizie a briglie sciolte, di vendere tonnellate di armi ed allargare il mercato di morte accendendo ovunque focolai di guerra, l’Occidente “civilizzato” si è ritrovato con la guerra in casa propria. Una guerra incontrollabile e globale a cui corrispondono, in un’equazione tristemente attuale, dolore e sofferenze altrettanto incontrollabili e globali. L’Umanità è in fuga. I mercanti di miseria fanno affari d’oro. I capi di stato europei fanno annunci, aprono e chiudono le frontiere dirigendo mediaticamente le opinioni della gente, preoccupandosi solo di non perdere potere e consensi.
In questo scenario apocalittico, “Pennelli in fuga” è semplicemente una goccia di colore su di una tela dalle braccia aperte, è l’impronta di un solo passo nella lunga marcia verso l’integrazione pacifica.
TOMMASO COLAGRANDE,
ideazione e coordinamento Progetto “Art Sans Papiers/Pennelli in Fuga”.


Quando si parla di migranti il pensiero si ferma alla sbarco, all’invadenza, al potenziale “nemico in casa”. Questa operazione culturale mira a soffermarci su aspetti nascosti e rimossi: il dolore, lo sradicamento umano e culturale, la ricerca di una di una umanità perduta.
“Pennelli in fuga” è uno spaccato di memoria, il fermo immagine dei simboli, il percorso nella terra e nel mare, la ricerca del riscatto, il desiderio di una vita normale.
I quattro pittori africani hanno in comune la spontaneità del gesto, del disegno materico, la ricerca nella figurazione dei colori abbandonati, l’esposizione di azioni infantili, il ricordo della famiglia e delle figure del proprio territorio.
Nelle opere non c’è accademia, non c’è scuola occidentale, semplicemente non c’è scuola. C’è una identità da presentare. Le figure dipinte quasi mai sono in luce, forse perché è un passato prossimo che non vuole essere ricordato. Gli elefanti che campeggiano in alcune tele lambiscono i margini dei riquadri proprio per ricordare e ricordarci la magnificenza di una fauna in via di estinzione, l’orgoglio di un territorio grande, lussureggiante, infinitamente giovane. Le rotondità delle donne opulente sono serbatoio di vita, anche forti capaci di sopportare grandi sofferenze ed umiliazioni, eppure punto di riferimento di una società in continua trasformazione. Gli autori dei quadri non vogliono essere ricordati come artisti. Vogliono essere considerati uomini capaci come tutti di amare, di lavorare, di pregare, di stabilire legami ovunque senza però perdere il variegato e ricco baule, dono della grande Africa.
Condividendo con gli autori africani l’istinto alla “fuga necessaria” ma partendo da contesti sociopolitici e geografici differenti, la pittrice albanese approva in Italia nei primi anni 90. Attratta, come migliaia di suoi connazionali, dal miraggio mediatico della terra promessa, rimane folgorata da una mostra di Picasso a Milano. Da quel momento la pittura diventa il suo spazio vitale, il suo linguaggio preferito che esprime frammenti di un’anima coloratissima.
FRANCESCO SILVESTRI

Il fenomeno delle migrazioni forzate di popolazioni provenienti principalmente da Siria, Afghanistan, Eritrea ma anche da Ghana, Mali, , Niger, Nigeria e altri paesi africani ed asiatici ha prodotto in questi anni un vero e proprio sconvolgimento nel nostro modo di pensare il mondo e le relazioni imponendo serie riflessioni sulle disuguaglianze e sulle cause delle guerre che sconvolgono il pianeta. Per capire la portata del fenomeno basti dare un’occhiata ai numeri: solo nel 2015 è stata superata la soglia di un milione di profughi che hanno raggiunto l’Europa. Un numero quattro volte superiore a quello del 2014. Mentre si contano oltre 3.500 tra morti e dispersi.
Un fenomeno epocale e drammatico che non può lasciarci indifferenti sia dal punto di vista umano che dal punto di vista politico. Occorre rafforzare le politiche di accoglienza ed integrazione per evitare tensioni sociali ed emarginazioni. Il progetto “ Pennelli in fuga” è stato un interessante esperimento in tal senso, che ha consentito a giovani profughi di scoprirsi artisti, di esprimersi, di raccontarsi, di creare relazioni con il Paese ospitante divenendo forse inconsapevoli protagonisti di un cambiamento.
ANGELA SURICO - Coordinatrice Progetto SPRAR KOINE’ (Palagiano)




Info:
3204838432
tommaso.colagrande@yahoo.it







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