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Comunicazioni Conservatri e Riformisti
domenica 11 dicembre 2016

- GOVERNO, FITTO: "RENZI SENZA RENZI" UNO SCHIAFFO DEL PD AGLI ELETTORI
- PIANO DI RIORDINO, MANCA (COR): PARLIAMO DI NUMERI E POI SI MUORE A 37 ANNI PER UNO STRUMENTO CHE NON FUNZIONA
- MATER DEI, ZULLO: L'ARROGANZA COLPISCE ANCHE CHI LA IMPUTA A RENZI


da conservatorieriformisti.puglia@gmail.com






Governo. Fitto: E' "Renzi senza Renzi", uno schiaffo del Pd agli elettori


"Ovviamente il Quirinale non può far altro che prendere atto delle indicazioni della maggioranza. Ma, da parte del Pd, dopo la sgradevolezza delle consultazioni parallele condotte da Renzi, viene un'altra prova di arroganza e di non comprensione della realtà". Così Raffaele Fitto, leader dei Conservatori e Riformisti, promotore della Convenzione Blu.

"Proporre un governo "Renzi senza Renzi", sia pure per "interposto" Gentiloni, è uno schiaffo agli elettori del 4 dicembre. Ora sta al centrodestra svegliarsi: e solo le primarie possono ridare slancio e competitività a un centrodestra credibile e rinnovato".

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PIANO DI RIODINO, MANCA (COR): PARLIAMO DI NUMERI E INTANTO A LECCE SI MUORE A 37 ANNI, FORSE, PERCHE’ L’ANGIOGRAFO NON FUNZIONA

Il vicepresidente della Commissione SanitĂ  della Regione Puglia e consigliere dei Conservatori e Riformisti, Luigi Manca, presenterĂ  interrogazione urgente

 

 

Quando si parla di Piano di Riordino Ospedaliero focalizziamo la nostra attenzione sui livelli (base, di primo o secondo livello), sulle eccellenze e sugli istituti di ricerca. Ci riempiamo la bocca di numeri e statistiche, dei  livelli di assistenza da assicurare sulla carta e, poi, si muore a soli 37 anni perché uno strumento diagnostico di vitale importanza non funziona, ancora più assurdo che tutto questo, poi, avvenga in ospedale di secondo livello, quale è il Vito Fazzi di Lecce.

 

Una giovane  vita stroncata non per negligenza dei medici, che spesso non vengono messi nelle condizioni di lavorare in modo efficiente, ma da quei livelli assistenziali che, appunto, vengono garantiti solo sulla carta e non valgono nella quotidiana assistenza ospedaliera. Non hanno funzionato l’altra sera quando alle 19.30 al Pronto soccorso di Lecce si è presentato un paziente in condizioni gravi, con un’emorragia  celebrale, al quale era necessario fare un’angiografia. Ma al Fazzi non funziona da circa un mese, da quando cioè è stato effettuato un aggiornamento. A quel punto si sono perse più di tre ore per trovare un ospedale vicino dove poterla fare. La beffa ha voluto che nella tarda serata, quando il 37enne è stato portato a Brindisi, anche lì lo strumento fosse andato in tilt.

 

Ora, lo dico da medico, è probabile che il destino avesse scritto la parola fine per il giovane salentino. Ma resterà per sempre il dubbio che se quell’angiografo fosse stato funzionante e si fosse intervenuti prontamente il 37enne si sarebbe potuto salvare.

 

Per questo, da vicepresidente della Commissione Sanità, presenterò un’interrogazione urgente per conoscere per quale motivo non si è intervenuti immediatamente per ripristinare il funzionamento dell’angiografo a Lecce?

 

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PRONTO SOCCORSO MATER DEI, ZULLO (COR): L’ARROGANZA RISCHIA DI COLPIRE ANCHE CHI LA IMPUTA A RENZI

Dichiarazione del presidente del gruppo regionale dei Conservatori e Riformisti, Ignazio Zullo

 

 

A volte, per il semplice fatto di essere consiglieri regionali, ci arroghiamo la presunzione di sapere e di capire tutto e di tutto.

Può essere capitato anche a me quando all’inizio del mio mandato nel 2005 mi spingevo a parlare di questioni che nella mia vita e nella mia professione non avevo mai trattato nonostante una lunga esperienza professionale da ufficiale sanitario mi avesse portato ad agire istituzionalmente in campi come l’urbanistica, l’ambiente, il commercio, l’artigianato e l’industria, le professioni  etc.  Successivamente, anche in forza di studi e di specializzazioni mediche mi sono formato e occupato di direzione, programmazione e organizzazione dei servizi sanitari e di medicina del lavoro. Eppure tante volte, dopo un confronto con colleghi o con funzionari e dirigenti regionali mi chiedo se non fossi stato arrogante nel presentarmi come il “saputo” di turno. Ma l’arroganza che i fautori del NO, primi fra tutti i grillini, attribuiscono a Renzi rischia di cogliere ognuno di noi se non sappiamo riconoscere i nostri limiti e il perimetro dentro il quale possiamo muoverci. 

 

Sparare a zero sul Pronto soccorso della Mater Dei  sulla base di un periodo di attività molto breve non ha molto senso per due  ordini di ragione. La prima perché una funzione di emergenza-urgenza e di area critica deve necessariamente inserirsi in un sistema  assistenziale per gradi, poiché in sanità per ogni processo organizzativo e riorganizzativo vanno tarate passo dopo passo procedure, protocolli, funzionalità organizzative, tecnologiche e strutturali con continui e immediati adattamenti risolutivi e guai se un pronto soccorso fosse assalito dal primo giorno da quantità rilevanti di accesso. La seconda sta nel fatto che un Pronto soccorso non agisce da sé e per sé ma è all’interno del sistema di emergenza-urgenza 118 che coordina le attività e i soccorsi attraverso la centrale operativa che credo stia calibrando gradualmente l’inserimento di un nuovo pronto soccorso nel sistema dell’emergenza.

 

Il tema del confronto è diverso e  a mio avviso e va spostato in altre direzioni: è giusto avere una sanità privata senza pronto soccorso che faccia solo attività di elezione e programmata scaricando sul pubblico l’emergenza? Io dico di no, troppo comodo per il privato, troppo oneroso per il pubblico. 

Ed  ancora: i fondi impiegati per un pronto soccorso nascente sono da considerarsi una spesa o un investimento? Io propendo per la seconda e un tempo più lungo di valutazione potrà dirci se è un investimento riuscito.   

E potrebbe sorgere anche un’altra domanda: avremmo  potuto potenziare i pronto soccorsi degli ospedali pubblici baresi?  Il blocco delle assunzioni che strozza la Puglia e il limite di spesa del personale non l’avrebbe consentito ammesso che avessimo avuto la disponibilità di spazi e attrezzature adeguate per non far pestare i piedi agli operatori negli ospedali pubblici di Bari nonché di specialità di diagnosi e cura post-accesso al Pronto Soccorso in altri presidi ospedalieri considerati di base.

C’è infine una domanda alla quale dobbiamo rispondere: serviva alla città di Bari un altro Pronto Soccorso? Sono fermamente convinto di  sì perché i tempi di attesa ai tre della città di Bari o al Miulli di Acquaviva lo richiedevano.

 

L’esito del referendum confermativo ci consegna una lezione. Io la voglio cogliere. Altri vorrebbero impartirla a Renzi ma non a sé stessi.

 





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