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Lettera aperta su Questione Ilva-Taranto – decreto legge cd salva-Ilva bis
martedì 18 giugno 2013

da donnepertaranto@libero.it




Al Presidente del Consiglio dei Ministri Enrico Letta

Piazza Colonna

00187    ROMA

 

Al Ministro dell'Ambiente Andrea Orlando

Via Cristoforo Colombo, n. 44
00147 - Roma (Italia)

 

Al Ministro dello Sviluppo Economico Flavio Zanonato

Via Veneto 33

00187 Roma

 

Ai Parlamentari tutti

Piazza Montecitorio

00147 Roma 

e, p.c.

Sindaco di Taranto Ippazio Stefano

Piazza Castello

Taranto

 

Presidente Regione Puglia Nichi Vendola

Lungomare Nazario Sauro, 33

70121 Bari 

 

Oggetto: Questione Ilva-Taranto – decreto legge cd salva-Ilva bis

 

Siamo cittadini attivi di Taranto e provincia,

con la presente intendiamo sottoporre alla vostra attenzione alcune considerazioni in merito al recente intervento legislativo adottato dal governo nella nota vicenda legata allo stabilimento Ilva di Taranto. Ancora una volta, non riteniamo condivisibile il provvedimento nel suo complesso, visto che l’emergenza sanitaria e ambientale nella quale versa la città di Taranto, richiederebbe il fermo degli impianti inquinanti, quantomeno per tutto il tempo necessario a ristabilire una produzione che non sia portatrice di danni irreparabili all’uomo e all’ambiente.

Nel rapporto diffuso da Arpa Puglia sulla valutazione del danno sanitario che, vogliano sottolineare, tiene conto dei rischi tumorali legati alla sola inalazione delle sostanze inquinanti, è riportato che la piena applicazione dell’Aia ridurrà del SOLO 50%   il rischio di contrarre malattie oncologiche della popolazione adulta; non viene, quindi considerato che la stessa concentrazione può essere decine di volte più pericolosa per bambini con una superficie corporea di molto inferiore a quella degli adulti, anche perché colpisce organismi in fase di crescita.

Solo questo rapporto che, per la prima volta “fotografa” il futuro dovrebbe spingere un Governo a chiudere uno stabilimento che provoca malattie e morte, invece si preferisce salvaguardare gli interessi della famiglia Riva e non quelli dell’intera popolazione di Taranto.

Per queste ragioni, la scelta di nominare commissario straordinario prevista nel decreto legge, nella persona del dott. Enrico Bondi appare sconcertante ed in conflitto con gli obiettivi del decreto 61.

Ed infatti, come noto e come riportato dagli organi della stampa, Enrico Bondi è stato scelto dalla proprietà dell'Ilva, dapprima come consulente a fine dello scorso anno, per poi essere nominato dalla stessa proprietà membro del cda nell'aprile 2013, incarico ricoperto fino alle dimissioni dello scorso 25 maggio 2013.

Ultimo atto compiuto dal Enrico Bondi come rappresentate della Ilva spa, secondo quanto appreso dalla stampa, è la firma sulla richiesta al Tribunale di riesame del provvedimento di sequestro disposto dal Gip di Taranto di circa 8 Mld di euro nei confronti delle società del Gruppo Riva.

Ora anche un osservatore disattento, potrebbe notare una certa distonia tra quanto dichiarato dal governo e quanto effettivamente  posto in essere con la nomina di Bondi.

Da una parte infatti si vuole intervenire per porre fine all'inerzia dell'azienda, dando un segnale di discontinuità, dall'altra si chiama al timone dell'azienda per la gestione commissariale, un soggetto che di quella inerzia è in qualche modo responsabile.

Con la nomina di Bondi, la continuità non appare solo formale, ma anche sostanziale.

È stata ormai conclamata l’omissione da parte dell'azienda rispetto alle prescrizioni dell'AIA ed anzi nell'ordinanza del GIP, che siamo certi le SS.VV. avranno letto attentamente, si apprende che l'azienda non era neanche dotata dei necessari strumenti atti a prevenire infortuni anche mortali, come gli ultimi tre episodi recentemente avvenuti.

Ci piacerebbe dunque sapere se si è tenuto debitamente conto del fatto che Bondi potrebbe essere chiamato a rispondere di queste omissioni, in quanto membro del cda, visto che peraltro, a quanto risulta, la situazione non è migliorata con la consulenza del dott. Bondi.

D'altronde perché Bondi, e l'intero cda, si sarebbe dimesso dall'incarico?

Viene poi da chiederci come può il governo che dichiara di non fidarsi più dell'azienda (peraltro dopo aver assicurato tutti a parole sulle buone intenzioni della proprietà), e poi affidarne la gestione straordinaria a chi di quella azienda ha fatto parte prima come consulente e poi come membro del cda!

Inoltre, che Stato è quello che affida la gestione commissariale a chi, quale ultimo atto come membro del cda, ha posto la firma sul ricorso avverso una decisione di un organo dello Stato stesso?

Forse la risposta è nel comma 11 dell'art. 1 del decreto salva Ilva bis:

11. Il giudice competente provvede allo svincolo delle somme per le quali in sede penale sia stato disposto il sequestro, anche ai sensi del decreto legislativo 231 del 2001, in danno dei soggetti nei cui confronti l'autorità amministrativa abbia disposto l'esecuzione degli obblighi di attuazione delle prescrizioni dell'aia e di messa in sicurezza, risanamento e bonifica ambientale, nonché degli enti o dei soggetti controllati o controllanti, in relazione a reati comunque connessi allo svolgimento dell'attività di impresa.
Le predette somme sono messe a disposizione del commissario e vincolate alle finalità indicate al periodo precedente.

A parer nostro il governo ha sostanzialmente accolto la richiesta di riesame firmata dal dott. Bondi, come rappresentante dell'azienda, restituendo allo stesso Bondi, come rappresentante del governo, i soldi sequestrati.

Con questo pseudo commissariamento dunque, si è voluto ancora una volta scavalcare completamente l'ordine di competenze previsto dalla Costituzione, ma del resto gli orientamenti “all’avanguardia” della nostra Corte Costituzionale li conosciamo.

A questo punto, non ci stupiremmo se come sub commissari vengano nominati Ferrante e De Iure, così da ricomporre il cda.

Di conseguenza è legittimo pensare che tale invasione di competenza possa sia giustificata dalla previsione del vincolo delle somme sbloccate da destinare al risanamento.

Infine, alla luce della notizia fonte stampa del rinvio a giudizio di E.Bondi per reato di falsa testimonianza nell’affaire “dossier Telecom”,ritieniamo inopportuna la nomina dello stesso a Commissario, visto il delicatissimo ruolo nella gestione della questione ILVA.

 

Ci piace concludere con le parole di ROBERT KENNEDY:  

“Non troveremo mai un fine per la nazione né una nostra personale soddisfazione nel mero perseguimento del benessere economico, nell'ammassare senza fine beni terreni.

Non possiamo misurare lo spirito nazionale sulla base dell'indice Dow-Jpnes, nè i successi del paese sulla base del Prodotto Interno Lordo.  

Il PIL non tiene conto della salute delle nostre famiglie, della qualità della loro educazione o della gioia dei loro momenti di svago. Non comprende la bellezza della nostra poesia o la solidità dei valori familiari, l'intelligenza del nostro dibattere o l'onestà dei nostri pubblici dipendenti. Non tiene conto né della giustizia nei nostri tribunali, né dell'equità nei rapporti fra di noi.

Il PIL misura tutto, in breve, eccetto ciò che rende la vita veramente degna di essere vissuta.  

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