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Mar Piccolo: "nessuna bonifica ha senso se la sorgente inquinante continua ad immettere sostanze pericolose nell’ambiente."
mercoledì 31 luglio 2013

da Dr.ssa Rossella Baldacconi
PhD in Scienze Ambientali




La bonifica del Mar Piccolo: migliorerà o peggiorerà la situazione?!

 

L’operazione di bonifica che si intende attuare nel Mar Piccolo prevede “la rimozione di sedimenti contaminati da PCB dal primo seno in corrispondenza delle aree di mitilicoltura” (come scritto nel Protocollo d’Intesa per interventi urgenti di bonifica, ambientalizzazione e riqualificazione di Taranto; Roma 26 luglio 2012). Per tale operazione sono stati stanziati 21.000.000 di euro. La rimozione di sedimenti può essere attuata solo mediante dragaggio dei fondali, operazione drastica e invasiva, che produrrebbe una lunga serie di problemi di tipo ecologico ed economico.

A differenza di quanto molti pensano, il Mar Piccolo di Taranto ospita una comunità sottomarina ricca di vita animale e vegetale. Il patrimonio sommerso è di grande valore naturalistico per le innumerevoli specie rare o protette dalla legislazione vigente (Convenzione di Barcellona, Convenzione di Berna, Direttiva Habitat), come l’Ippocampo. E ancora più sconosciuto è il fenomeno dell’autodepurazione del mare mediata dagli stessi organismi marini che tendono lentamente a bonificare il sistema del Mar Piccolo con una serie di processi naturali che degradano o immobilizzano gli inquinanti ambientali.

I dragaggi provocherebbero un notevole incremento della torbidità dell’acqua e rimetterebbero in circolo inquinanti ormai depositati sotto strati di sedimento, che tornerebbero ad essere biodisponibili. Paradossalmente la “bonifica” produrrebbe un aumento della concentrazione degli inquinanti nella colonna d’acqua. Inoltre, l’enorme volume di materiale rimosso dal fondale marino e seriamente contaminato non solo da diossine e PCB ma anche da metalli pesanti come il mercurio, dovrebbe essere necessariamente trattato e smaltito. Gravi danni si avrebbero alle praterie di alghe e piante marine, e a tutti gli organismi che crescono sul fondo e sulle strutture immerse degli impianti di mitilicoltura. Danni si avrebbero anche ai mitili allevati che patirebbero molto l’incremento della sospensione e dei contaminanti nella colonna d’acqua mobilizzati dal dragaggio, e non potrebbero essere allevati nelle aree bonificate per un lungo periodo di tempo. Infine, sarebbe del tutto annullata la capacità naturale di autodepurazione del mare, così importante per ripristinare condizioni ambientali soddisfacenti.

In parole povere “bonificare” significherebbe peggiorare la situazione e contribuire a mettere in pericolo il delicato equilibrio ecologico alla base del variegato ecosistema del Mar Piccolo.

Molto più appropriato sarebbe utilizzare la cospicua somma di denaro stanziata per realizzare operazioni volte all’individuazione e all’eliminazione delle fonti inquinanti che continuano tuttora ad aggiungere inquinamento ad inquinamento. Nessuna bonifica ha senso se la sorgente inquinante continua ad immettere sostanze pericolose nell’ambiente. Se si bloccassero le molteplici fonti di contaminazione ambientale, il sistema “mare” da solo riuscirebbe a bonificarsi, metabolizzando lentamente gli inquinanti residui.

 

 

Rossella Baldacconi

PhD in Scienze Ambientali





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