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RISPOSTE AD ARPA
domenica 5 gennaio 2014

da A. Marescotti Peacelink




RISPOSTA AD ARPA

Apprendiamo dal prof. Giorgio Assennato, direttore generale dell'ARPA Puglia, che “la centralina che monitora le cokerie è sottoposta a trattamento intensivo di tipo protettivo”, il che spiegherebbe i valori non elevati di IPA (idrocarburi policiclici aromatici) misurati dentro l'ILVA.

Ci piacerebbe che anche la città di Taranto venisse sottoposta ad un “trattamento intensivo protettivo” che consenta a far scendere l'inquinamento, per fare degli esempi, a questi livelli misurati dentro lo stabilimento ILVA:

 

3,7 nanogrammi/metro cubo l'1 agosto 2013 (parchi minerali ILVA);

7 nanogrammi/metro cubo il 10 agosto 2013 (parco minerali ILVA);

3,8 nanogrammi/metro cubo il 15 agosto 2013 (parco minerali ILVA);

7,6 nanogrammi/metro cubo l'11 novembre 2013 (cokeria ILVA);

7,9 nanogrammi/metro cubo il 13 novembre 2013 (cokeria ILVA);

7 nanogrammi/metro cubo il 16 novembre 2013 (cokeria ILVA);

6,3 nanogrammi/metro cubo il 1° dicembre 2013 (parco minerali ILVA);

6 nanogrammi/metro cubo il 3 dicembre 2013 (parco minerali ILVA);

7,3 nanogrammi/metro cubo il 25 dicembre 2013 (cokeria ILVA);

5,1 nanogrammi/metro cubo il 26 dicembre 2013 (cokeria ILVA).

Tutto questo è avvenuto mentre l'ARPA misurava una media di IPA in concentrazione molto più elevata nel quartiere Tamburi di Taranto (a ridosso del quale sorge l'ILVA):

·         30,8 nanogrammi a metro cubo ad agosto 2013;

·         34,4 nanogrammi a metro cubo a novembre 2013 (dopo aver sospeso la validazione dei dati a settembre e ottobre);

·         43,9 nanogrammi a metro cubo a dicembre 2013.

L'ultima misurazione nel quartiere Tamburi, effettuata da Arpa nel quartiere Tamburi il 2 gennaio 2014, vede schizzare gli IPA a 78,3 nanogrammi a metro cubo, ossia a concentrazioni dieci volte superiori a quelle misurate dentro l'ILVA nei giorni in cui il “trattamento intensivo protettivo” ha funzionato meglio.

Di fronte a questi dati sconcertanti, ci chiediamo se i lavoratori dell'ILVA possano a questo punto essere indotti da questi dati a non indossare i dispositivi di protezione individuale in quei giorni di “aria buona”.

Il lavoratore che infatti consultasse il sito dell'ARPA sarebbe indotto infatti a pensare che le concentrazioni di IPA cancerogeni nell'ILVA siano inferiori a quelle del quartiere Tamburi e quindi potrebbe – ragionando in base alla logica – ritenere opportuno semmai indossare le mascherine anti-inquinamento fornite dall'ILVA quando esce dalla fabbrica e ritorna a casa, visto che persino nella zona Bestat (a cinque chilometri dai camini ILVA) le concentrazioni di IPA sono arrivate a 22 nanogrammi a metro cubo (media calcolata sulle misurazioni effettuate da PeaceLink a dicembre 2013).

La documentazione di PeaceLink è disponibile su http://www.peacelink.it/ecologia/a/39556.html e chiediamo sia ad Arpa sia ad altri soggetti di fare osservazioni pertinenti ai dati evidenziati.

 

RISPOSTA A ILVA

In merito al comunicato stampa dell'ILVA SPA del 3 gennaio 2014 sugli eventi anomali verificatisi in data 1° gennaio 2014 (visionabile all'indirizzo Internet
http://www.gruppoilva.com/items/41/allegati/1/comunicato_stampa_ILVA_3gennaio2014.pdf
e che costituisce una risposta all'articolo di PeaceLink visionabile all'indirizzo
http://www.peacelink.it/ecologia/a/39551.html), PeaceLink chiede che venga resa pubblica la relazione che descriva l’intervento dei VVFF nello stabilimento Ilva di Taranto, i risultati delle ispezioni e le conclusioni del sopralluogo.

Per quanto riguarda i dati di qualità dell'aria rilevati nella medesima data e indicati da ILVA SPA come assolutamente sotto il livello di pericolo, PeaceLink chiede se

La popolazione deve essere messa a conoscenza di eventuali sforamenti avvenuti e a tal fine chiediamo al Ministero dell'Ambiente di comunicarci quanto prima i dati dell'ultima ispezione dell'ISPRA. ILVA già in precedenza ci risulta avesse violato la prescrizione AIA n. 49 che regolamenta tale emissione e che riportiamo di seguito.

 

"(Prescrizione AIA Nr.49) Si prescrive all’Azienda, in accordo con le tempistiche sopra richiamate, che l’emissione di particolato con il flusso di vapore acqueo in uscita dalle torri di spegnimento sia inferiore a 25 g/t coke, in accordo con le prestazioni di cui alla BAT n. 51. Si prescrive, altresì, di presentare, entro 6 mesi dal rilascio del provvedimento di riesame dell’AIA, un progetto esecutivo per il conseguimento di un valore inferiore a 20 mg/Nm3. Si prescrive all’Azienda di eseguire, con frequenza mensile, il monitoraggio delle emissioni diffuse di polveri da tutte le torri di spegnimento con metodo VDI 2303 (Guidelines for sampling and measurement of dust emission from wet quenching)."

 

Riportiamo di seguito le notifiche Ispra in merito alle violazioni ILVA di questa prescrizione AIA:

 

(Ipra) Violazione notificata a Ilva ottobre 2013

"Superamento del valore di 25 g/t coke nell'emissione di particolato con il flusso di vapore acqueo in uscita dalle torri di spegnimento nr 4, 5, 6, 7 asservite alle batterie 7-8 e alle batterie 11-12 attualmente in funzione, contrariamente a quanto previsto dalla prescrizione 49, paragrafo 3.5.9 "spegnimento coke"

 

(Ispra) Violazione notificata a Luglio 2013

"Superamento del valore di 25 g/t coke nell'emissione di particolato con il flusso di vapore acqueo in uscita dalle torri di spegnimento nr 1 asservita alle batterie 3-6 della cokeria non più in esercizio, nei mesi precedenti le fermate delle batterie prima della chiusura, e nelle torri di spegnimento nr.4, 6, 7 asservite alle batterie 7-8 e alle batterie 11-12 attualmente in funzione, il suddetto superamento comporta la violazione della prescrizione 49 paragrafo 3.5.9, la violazione è stata accertata nel periodo gennaio-aprile 2013 nel quale risultano quattro superamenti del valore limite di particolato (25g/t coke) contenuto nel flusso di vapore acqueo in uscita dalle torri di spegnimento nr 1,4,6,7”.

 

Chiediamo inoltre, nel caso in cui si siano verificati sforamenti del valore di 25 g/t coke, se l'Azienda lo ha comunicato alle Autorità competente in virtù delle prescrizioni AIA. ISPRA aveva lamentato una già avvenuta omissione in tal senso. Si veda infatti la seguente

 

(Ipra) Violazione notificata a Ilva ottobre 2013

omesse comunicazioni con dettagliate informative all'Autorità Competente ed agli enti di controllo previste dal paragrafo 13 del Parere Istruttorio Conclusivo, come integrata alla prescrizione 89 e dal paragrafo 9.3 del Piano di Monitoraggio e Controllo relativamente alle non conformità ai limiti emissivi di cui al precedente punto per la inosservanza della prescrizione 49"

 

In risposta a PeaceLink e a chi aveva fotografato le emissioni del 1° gennaio 2014 particolarmente evidenti (si veda http://www.peacelink.it/ecologia/a/39551.html e le tante foto apparse su Facebook) l'Ilva ha dichiarato: “I fenomeni ripresi nelle immagini sono verosimilmente riconducibili alla presenza di un grosso corpo nuvoloso insistente sull’area dello stabilimento. Infatti, il corpo nuvoloso si presenta

distaccato rispetto alle emissioni di vapore acqueo prodotto dalle attività dello stabilimento (vedi

foto). Inoltre, da dati meteo si evince che il giorno 1 gennaio 2014 è stato caratterizzato da un

elevato tasso di umidità con valori dell’ordine del 90% circa. Si potrebbero anche essere verificati

fenomeni di inversione termica".

Pur riconoscendo una condizione climatica particolare nel giorno 1 gennaio 2014 (vento/umidità), PeaceLink escluderebbe che possa avvenire un fenomeno di inversione termica sullo stabilimento Ilva di Taranto. Il fenomeno di inversione termica si innesca a seguito della coincidenza di più fattori incidenti in uno stesso luogo, uno dei quali, quello fondamentale, è la persistenza di un suolo freddo e non riscaldato, casualità improbabile nel caso dello stabilimento Ilva che genera calore e che riscalda il suolo a seguito della normale attività degli impianti.

Inoltre la fotografia allegata alla nota Ilva dimostra chiaramente una separazione tra vapore e eventuale formazione nuvolosa. Ma potrebbero essere osservate altre fotografie che dimostrano il contrario e che sono state scattate in tutte le ore della giornata del 1° gennaio 2014. Ne alleghiamo alcune, dove diverse emissioni di vapore provenienti da diverse zone dello stabilimento sembrano sostare sullo stabilimento e sul quartiere Tamburi di Taranto. Consci che la fotografia possa dare solo una risposta visiva confidiamo nei rilievi delle autorità di controllo sulle fonti delle emissioni come già chiesto nei punti precedenti.











foto nota ilva

Per PeaceLink

 

Antonia Battaglia

Luciano Manna

Alessandro Marescotti

 

www.peacelink.it

 

DA PEACELINK: PROSECUZIONE DEL COMUNICATO PRECEDENTE
Inviamo in allegato le foto a cui abbiamo fatto riferimento nel comunicato inviato precedentemente.

Cogliamo l'occasione per replicare anche a quanto diramato poco fa da ARPA Puglia attraverso un'agenzia stampa:
"Se si osserva - ha diffuso poco fa ARPA - un studio sull'inquinamento di Mottola, che e' un comune vicino a Taranto, fatto con lo stesso sistema usato da Peacelink, si notano livelli di Ipa superiori a quelli di Taranto città".

E' inesatto. Lo sappiamo bene in quanto quello studio sull'inquinamento di Mottola è stato realizzato proprio da PeaceLink, in collaborazione con l'associazione Avamposto Educativo di Mottola.
Da quello studio sugli IPA emergono valori contenuti a Mottola (6 nanogrammi di IPA a metro cubo), con situazioni critiche e picchi solo in prossimità di incroci e punti congestionati dal traffico. La ricerca mirava ad evidenziare proprio tali criticità del traffico in un contesto differente come quello di Mottola: è stata PeaceLink ad impostare la ricerca in tal senso. Forse questo dettaglio è sfuggito all'ARPA che ha pensato ad una ricerca condotta da un'altra associazione. Ma la ricerca è nostra ed è stata condotta con la nostra strumentazione.

Ingenerare il sospetto che a Taranto il problema degli IPA ai Tamburi possa nascere dal traffico è depistante.

Vorremmo ricordare che proprio l'ARPA Puglia il 4/6/2010 documentò (meritoriamente) con uno studio come il 99% degli IPA del quartiere Tamburi sarebbe di provenienza ILVA. Proprio da quella relazione sono derivati quei problemi al centro dell'inchiesta della Procura di Taranto.

Perché allora mettere in dubbio quanto già assodato nel 2010?

Alessandro Marescotti



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