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Tempa Rossa: la replica degli ambientalisti
venerdì 4 luglio 2014

da U. Carone, G. Cimaglia, B. De Marzo




Su La Gazzetta del Mezzogiorno/Gazzetta di Taranto di oggi 4 luglio 2014, a pag. III, è stato pubblicato l'articolo "Sul progetto Tempa Rossa basta col catastrofismo degli ambientalisti" che fa riferimento ad una nota lunga tre pagine firmata da Carone, Cimaglia e De Marzo. Fermo restando il rispetto per l'autonomo lavoro dei giornalisti, si ritiene opportuno divulgare in allegato il testo completo della suddetta nota in cui si chiariscono in dettaglio i termini della questione.

Con viva cordialità.

U. Carone, G. Cimaglia, B. De Marzo

 

************************************************

Taranto 2 luglio 2014

TEMPA ROSSA … COME CHIAPPARO ?

Un incidente avvenuto recentemente a Chiapparo – Stazione Navale “Mar Grande” della MMI - ha dato ad alcuni l’occasione per attaccare il progetto “Tempa Rossa”. Sono gli stessi che appaiono da tempo sui mass media, motivando, a modo loro, ferma avversità al progetto.

Da quello che dicono, e da come lo dicono, pensiamo che si tratti, almeno per una parte, di persone in buona fede, colpite dagli eventi di ieri e di oggi del Siderurgico che hanno straziato la città, spesso lasciando tracce sulle loro famiglie. Altri, invece, sono ambientalisti improvvisati che colgono l’occasione per raccogliere facili consensi mediatici tra persone spaventate, che approvano tutto quello che dicono, favorendone la carriera politica o sindacale o altro. Da quanto dicono, appare chiaro che tali ambientalisti improvvisati non conoscono il porto e quello che in esso si fa. E non conoscono nemmeno “Tempa Rossa”: si esprimono come se fosse una raffineria, per i problemi tipici che possono esserci in una raffineria. Niente di tutto questo. Per il bene di questa città, sarebbe opportuno che prima di sparare pareri su rischi, pericoli e inquinamento del progetto “Tempa Rossa”, lo si esamini attentamente: si vedrebbe che non vi sono forni, caldaie, reattori, bruciatori, colonne di distillazione.

 

“TEMPA ROSSA”

Le principali apparecchiature dell’ impianto in sostanza sono:

-       un tronco di tubo di collegamento tra l’oleodotto esistente e due nuovi serbatoi;

-       due serbatoi nuovi a tetto galleggiante, in bacino di contenimento;

-       due pompe per trasferire il grezzo verso il pontile;

-       due tubazioni nuove dalle pompe ai punti di ormeggio, sul pontile;

-       un pontile prolungato ed attrezzato anche con un impianto di rigenerazione delle sostanze assorbenti le esalazioni per i casi di ormeggio di navi prive di impianto autonomo;

-       tutta la strumentazione operativa e di sicurezza necessaria.

Dal punto di vista tecnologico-operativo é l’impianto più semplice esistente nel settore petrolifero.

 

TRAFFICO NAVALE

Per la caricazione del “grezzo lucano” si prevede un massimo di 140 navi l’anno, con ormeggio contemporaneo al pontile massimo di due petroliere, una per lato. Solo quando queste saranno partite cariche si potrà far entrare nel porto una o due altre petroliere, se disponibili. Il tutto in base ad una precisa programmazione di arrivi e partenze, con la media di una nave ogni tre giorni, per evitare la sosta di navi in attesa e relative costosissime “controstallie” a carico del caricatore.

 

CADUTA a mare di grezzo

Gli ambientalisti affermano che un incidente di caduta a mare di gasolio simile a quello avvenuto in questi giorni  dal pontile di Chiapparo, potrebbe verificarsi anche sul nuovo costruendo pontile. Affermazione quanto meno prematura.

Ancora non è nota la dinamica dell'incidente di Chiapparo, nè esiste una stima credibile dello sversamento. Un ambientalista molto presente invece dichiara: "Chi ha visto lo sversamento parla di scenario orribile e chi si è recato nel luogo della chiazza ha avvertito un senso di stordimento per le forti esalazioni". La Marina Militare e gli organi di controllo e vigilanza relazioneranno sull’accaduto con ogni dettaglio e faranno conoscere i provvedimenti che saranno adottati per evitare il ripetersi dell'incidente. Indipendentemente da tutto ciò, è bene che si sappia che la tubazione del pontile di Chiapparo contiene prodotto “libero a tassa pagata” e quindi può rimanere piena anche quando non in uso e quindi essere suscettibile di sversamenti accidentali. Non è così per le tubazioni di grezzo sul pontile ENI dove possono verificarsi due assetti completamente diversi da Chiapparo.

Nave in caricazione. Come da Regolamento di Sicurezza della Capitaneria di Porto, la nave quando carica dovrà essere in queste condizioni:

-       essere circondata da panna di contenimento 24/h

-       presenza di motobarca specializzata antinquinamento 24/h

-       due operatori presenti sul castello terminale del pontile 24/h

-       tre guardie ai fuochi presenti sulla nave o sul pontile 24/h

-       vigilanza di personale patentato dell’equipaggio nave sempre pronto in coperta.

Per verificarsi una perdita a mare di lunga durata e grande quantità bisogna proprio che stiano …dormendo tutti contemporaneamente.

Nessuna nave al pontile. Le tubazioni se piene sono “schiave di imposta” e quindi sigillate dalla Dogana. Non si possono fare lavori, né si possono aprire flange.

Se le tubazioni sono vuote e senza sigilli si possono manutenzionare dopo bonifica e severo controllo “gas free” di un Chimico patentato. Se le tubazioni sono vuote o “gas free” come può cadere grezzo a mare?

 

EMISSIONE DI GAS DALLE NAVI

Durante la caricazione di una petroliera, dalle cisterne esce una miscela di aria mescolata con idrocarburi leggeri. Le navi moderne hanno, a bordo, un proprio impianto di bonifica di tali gas facendoli passare in apparecchi contenenti sostanze particolari che assorbono totalmente gli idrocarburi presenti nella miscela con l’aria, e bonificando l’aria stessa. Le sostanze assorbenti, quando sature, vanno sottoposte a rigenerazione a bordo della stessa nave, raccogliendo e separando tutte le condense di idrocarburi, e immettendole nel carico. Per il caso di navi sprovviste, sul pontile prolungato verrà installato un impianto di rigenerazione che sostanzialmente opererà con la stessa tecnologia degli impianti autonomi delle navi. Quindi emissioni ZERO!

 

COLLISIONE TRA NAVI

Come in tutti i porti del mondo, anche a Taranto movimento, ormeggio e disormeggio delle navi mercantili viene gestito dal CORPO DEI PILOTI.

Alla luce dei dati statistici, è pressocchè impossibile che due navi, in navigazione nella rada, entrino in collisione, essendo entrambe guidate totalmente dalla stessa organizzazione di piloti che conoscono “memoria” ogni particolare del porto. A parte questo, secondo il Regolamento di Sicurezza del porto, tutte le navi devono obbligatoriamente muoversi in entrata o in uscita, percorrendo delle corsie obbligatorie, stabilite dalla Capitaneria, distanti diverse miglia tra loro, grazie alle dimensioni del nostro porto. E’ impensabile una COLLISIONE.

Inoltre è obbligatorio il rispetto della velocità: “non superare 6 nodi” che equivale a 11,112 Km/h. Il Regolamento di sicurezza del porto prevede pesantissime penali per le navi che non lo rispettino, durante la navigazione nel porto, o sosta in rada o in ormeggio.., fino all’arresto dei responsabili e al sequestro della nave.

 

NORME INTERNAZIONALI

Si deve aggiungere che le navi petroliere attualmente in navigazione nel mondo devono attenersi a norme costruttive internazionali per ottenere la numerazione targa IMO – International Maritime Organization, e quindi per poter navigare. IMO è un’Agenzia dell’ ONU che tra l’altro prescrive:   

-       ll carico di petrolio deve obbligatoriamente essere conservato nelle stive centrali;

-       le stive laterali devono contenere solo acqua di zavorra. In porto, alla velocità di 6 nodi massimo, in caso di collisione sulla fiancata, si potrà avere solo versamento di acqua di zavorra;

-       le navi devono obbligatoriamente avere a bordo una apparecchiatura radar particolare che durante la navigazione traccia posizione, velocità e direzione di tutte le navi presenti nel suo raggio di azione, trasmette i dati ad un computer, il quale calcola se vi è possibilità di collisione. In tal caso lo squillo di un allarme allerta tempestivamente l’ufficiale in plancia di comando che corregge la rotta.

 

CONCLUSIONE

Basta con le previsioni catastrofiche infondate. Ci sono ben altre catastrofi in vista. I nostri giovani lasciano la città. I lavoratori che operano nel porto sono in allarme. Le petroliere che portavano il grezzo per la raffineria non verranno più. TCT Evergreen ha ridotto notevolmente le sue navi su Taranto. L’ILVA è sull’orlo del fallimento. La Marina Militare ha ridotto i lavori in Arsenale e sta trasferendo al Nord molte attività già tarantine.

Ma guardiamo in faccia la realtà. Per 50 anni abbiamo ricevuto oltre 5000 petroliere di grezzo oltre a quelle che hanno caricato prodotti finiti….. senza incidenti rilevanti, malgrado operassero in un campo boe. Adesso si caricherà dal pontile, con maggior sicurezza e con tecnologie ben più avanzate di quelle di 50 anni fa. Si è lavorato con oltre 90 serbatoi affiancati senza effetto domino, per 50 anni, senza emissioni di gas. Adesso si temono emissioni da due serbatoi a tetto galleggiante,,,, proprio per quelle apparecchiature con la tecnologia più sicura.

Crediamo proprio che la caricazione di 140 navi all’anno per l’esportazione, sarà operativamente molto più semplice, per la tecnologia attuale, e per la professionalità dei nostri operatori portuali. Tempa Rossa è la buona novella per chi lavora nel porto: Agenzie Marittime, Capitaneria, Polizia di Frontiera, Guardia di Finanza, Dogana, Sanità Marittima, Avvisatori, Rimorchiatori, Piloti del Porto, Ormeggiatori, Misuratori Doganali, Controllori qualità, Spedizionieri, Ispettori del carico, Barcaioli posa panne e vigilanti sotto la nave, Guardie ai Fuochi, Armatori ed equipaggi bettoline bunkeraggio e acqua, Provveditori, Operatori di Sala controllo …E poi anche taxi, ristoranti, alberghi.

Perché questa gente deve perdere questa opportunità di lavoro, come avverrebbe se non si costruisse Tempa Rossa che poi é un Deposito Costiero, uguale ad altri 40 operanti in tutta Italia, con prodotti petroliferi, senza incidenti, senza inquinare e, soprattutto, senza il clamore nostrano?

 

Dott. Vittorio Ugo CARONE

Chimico del Porto

Petroleum Processing Engineer

 

Com.nte Gennaro CIMAGLIA

Decano dei piloti del Porto

 

Ing. Biagio DE MARZO

Ingegnere navalmeccanico

 

 




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