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"Cozze pericolose e nocive".
Il silenzio della Asl sui mitili del primo seno del Mar Piccolo

martedì 26 settembre 2017

da l.manna@peacelink.it


Peacelink ha chiesto al Dipartimento di prevenzione della Asl di Taranto i risultati delle analisi effettuati sui mitili. Il dipartimento ci ha risposto chiedendo il nulla osta al responsabile della Struttura Burocratica Legale al fine di consegnarci quanto richiesto. Ma c'è bisogno di queste trafile burocratiche per conoscere i dati o questi dovrebbero essere pubblici ed accessibili al pubblico?

"L’ASL/TA avverte la popolazione dei rischi sanitari derivanti dal consumo di frutti di mare del tutto privi di qualsiasi forma di tutela. A seguito delle note vicende che hanno interessato il comparto della mitilicoltura tarantina negli ultimi anni, la Regione Puglia, il Comune di Taranto e l’ASL /TA hanno messo in atto una serie di attività dedicate alla regolarizzazione degli impianti insistenti nel Mar Piccolo e Mar Grande di Taranto, alla sorveglianza delle zone di produzione ed al controllo della vendita dei mitili sull’intero territorio al fine di tutelare la salute pubblica".

Questa nota (che si può leggere qui in versione integrale) è l'unico risultato che appare nel sito della Asl di Taranto se nel campo ricerca dello stesso sito si inserisce la parola "cozze" o "mitili". Una news pubblicata a luglio 2013. Nel sito web nessuna altra traccia di notizie o informazioni relative ai mitili di Taranto, tantomeno alle analisi effettuate nel corso di questi anni tranne che nella sezione del Dipartimento di Prevenzione, con a capo il dott. Michele Conversano, dove si trovano le descrizioni dei suoi servizi e nell'area documenti un solo file disponibile in download con il titolo:

"RAPPORTI DI PROVA PER RICERCA DIOSSINE, PCB E METALLI PESANTI IN CAMPIONI DI PESCI E MOLLUSCHI IN PERIODI ANTECEDENTI AL 2008, EFFETTUATI NEL MAR JONIO DI TARANTO".

Un documento, appunto come descritto nel titolo, con i rapporti di prova antecedenti al 2008, pubblicato nel novembre del 2015 con aggiornamento a dicembre 2016. Numeri che non fanno ben sperare se si vogliono conoscere i risultati dei rapporti di prova degli anni recenti. Con questi tempi di pubblicazione, facendo una stima, possiamo dire che i risultati delle analisi effettuate nel 2017 potremmo leggerli nel 2024. Pronostici a parte ci chiediamo perché i risultati delle analisi effettuate dalla Asl di Taranto negli ultimi anni non sono disponibili al pubblico che ne vuole prendere visione.

Quali sono i risultati ottenuti dai rapporti di prova per la ricerca di dissine, pcb e metalli pesanti nei mitili allevati a Taranto relativi agli ultimi anni? Qual è la qualità della cozza che oggi arriva sulle tavole dei tarantini?

Per esaudire la nostra curiosità, curiosità scaturita dalla preoccupazione per nostra salute e per quella già seriamente compromessa di tutti i cittadini di Taranto, come Associazione Peacelink abbiamo scritto alla Asl di Taranto, a mezzo pec, in data 7 settembre 2017 chiedendo i risultati delle analisi microbiologiche, chimiche e biotossicologiche effettuate negli anni 2015, 2016 e 2017 sui mitili di Taranto allevati nel Mar Piccolo e Mar Grande sottolineando che è importante avere i risultati delle analisi effettuate sull'intera filiera, sino all'ultimo step, cioè il banco di vendita. 

Vorremmo scongiurare un ulteriore episodio di contaminazione delle cozze di Taranto ma i recenti fatti di cronaca non fanno ben sperare e metterebbero in allerta chiunque. Facciamo un piccolo passo indietro prima di arrivare alle cronache di oggi. Nel 2011 il presidente del Fondo Antidiossina, Fabio Matacchiera, insieme al presidente dell'Associazione Peacelink, Alessandro MArescotti, denunciano in una conferenza stampa valori elevati di diossine e pcb nei frutti di mare prelevati nel primo seno del Mar Piccolo di Taranto. A seguito di questa denuncia la stessa Asl dovette adoperarsi per verificare i dati che scaturirono dalle analisi autonome, commissionate grazie alle disponibilità economiche del Fondo Antidiossina, provenienti da donazioni spontanee, ed effettuate presso i laboratori dell'Inca di Venezia (Consorzio Interuniversitario Nazionale di Chimica per l'Ambiente). Le successive analisi che la Asl fece dopo quelle degli ambientalisti confermarono i superamenti dei limiti di legge in primavera e decretarono nell'estate dello stesso anno la morte delle cozze allevate nel primo seno del Mar Piccolo destinandole al macero. Di seguito, sempre la Asl di Taranto, emanò l'Ordinanza n. 1989 dell’ASL del 22.07.2011 con blocco del prelievo e della movimentazione di tutti i mitili allevati nel primo seno Mar Piccolo di Taranto a cui seguì l'Ordinanza n. 188 del 2016 della Regione Puglia.

Ma cosa accade oggi? Anche se è vietato l'allevamento delle cozze nel primo seno del Mar Piccolo molti mitili che sono messi in commercio provengono proprio da quello specchio di mare e proprio per questo c'è il serio rischio che si stiano mettendo in commercio cozze contaminate. A dicembre del 2016 Peacelink ha documentato con alcune fotografie inviate alla Procura della Repubblica e al comune di Taranto diverse intallazioni di allevamenti abusivi che erano presenti a pochi metri dalla banchina di Via Garibaldi proprio sotto i pescherecci che a quella banchina attraccavano. Ci fu un intervento dei sommozzatori della Guardia di Finanza che sequestrò il prodotto illecito e che metteva a serio rischio sanitario chi lo acquistava. Ma quelle probabilmente non erano le uniche, sono presenti altri allevamenti abusivi nel primo seno del Mar piccolo e i recenti sequestri confermano la provenienza.

Oggi infattii diversi sequestri effettuati hanno confermato che i mitili messi in commercio provengono dal primo seno del Mar Piccolo così come conferma la stessa Guardia Costiera in virtù anche del fatto che molte di quelle allevate nel secondo seno sono morte a causa delle elevate temperature raggiunte dal mare.

Guardia Costiera: resta alta l’attenzione sui molluschi bivalvi (cozze nere) – sequestrati oltre quattro quintali di prodotto nocivo per la salute . Sottoposti a sequestro anche sette chili di datteri di mare

"Sarebbero ben presto finiti sulle nostre tavole, gli oltre quattro quintali di molluschi bivalve (cozze nere) che, nell'ambito di verifiche dirette alla tutela della salute pubblica inerenti la filiera della pesca, personale della Sezione Polizia Marittima appartenente alla Capitaneria di Porto – Guardia Costiera di Taranto, ha sottoposto a sequestro giudiziario, perchè privi di ogni documentazione/certificazione sanitaria attestante l'edibilità del prodotto, trattandosi di prodotto proveniente dal Primo Seno del mar Piccolo di Taranto e quindi prelevato in violazione dell'Ordinanza n. 1989 dell'ASL di Taranto del 22.07.2011 e dell'Ordinanza n. 188 del 2016 della Regione Puglia".

A seguito di questo sequestro nelle edizioni del 7 settembre 2017 il Quotidiano di Puglia titolava "Scatta il sequestro per quattro quintali di cozze pericolose" e La Gazzetta del Mezzogiono "Cozze nocive nuovo blitz della Capitaneria".

A questo punto però è d'obbligo la domanda al dott. Conversano. Gentile dottore, vuole che la responsabilità di asserire che oggi in commercio a Taranto ci sono cozze contaminate se la debbano prendere i quotidiani locali o ci dite voi, in quanto organi competenti ed al fine di evitare allarmismi, quali risultati abbiamo ottenuto a seguito delle recenti analisi fatte sulle cozze di taranto?

La vostra risposta alla nostra pec non è esaudiente, ci avete risposto chiedendo il nulla osta, per darci quanto vi abbiamo chiesto, al responsabile della struttura burocratica legale. E siamo ancora in attesa.

Le cozze oggi in commercio a Taranto sono contaminate o no? E quelle dei mesi e degli anni precedenti che abbiamo già consumato nelle tavole erano contaminate o no?

In ultimo come abbiamo già denunciato ad agosto con questo articolo l'intera filiera sembra essere gestita nella totale illegalità ed è evidente come la situazione sfuggita di mano alle istituzioni ponga a serio rischio la salute dei cittadini.

 

Luciano Manna

Associazione Peacelink

 









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