TARANTO MUORE
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Taranto muore……
Taranto città operaia, città amara per i suoi figli, città da Bruxelles definita " martire", infettata, piagata dall'arroganza dei "conquistatori"- rappresentanti dello Stato e dell'imprenditoria - calatisi in una terra "senza diritti e senza difesa", disperata per la mancanza di lavoro e di prospettive.
Conquista, quindi, facilissima, anzi agevolata da amministratori e politici locali che, negli anni, non hanno contabilizzato le conseguenze degli insediamenti, militari e industriali, l'outcome dell'inquinamento ambientale, anzi hanno taciuto dati catastrofici, arrivando a negare realtà accertate, ribadite da studi scientifici; hanno negato morti e malati; hanno sacrificato una città sull'altare delle connivenze e dei favori di scambio; hanno consegnato alle generazioni di oggi una città martire, cancellandone il futuro prossimo. Amministratori e politici colpevoli senza condanne, in circolazione come se sulle loro coscienze non pesassero migliaia di morti di ogni età, come se con la loro ingordigia non avessero ipotecato il domani di tante vittime innocenti. L'oggi di Taranto è di una città in cui esistono "voci di ribellioni", che tentano di scalfire i poteri forti, trovandosi dinanzi muri di silenzi e di indifferenze. Le voci sono tante, si uniscono e cercano di contrastare posizioni di rendita, cozzando contro un' omertà diffusa ed una acclarata corruzione. Nessuna trasparenza negli enti locali, dove la richiesta di visionare atti viene assolutamente ignorata, assolutamente violate le leggi. La Regione? Detiene uno scandaloso ultimo posto, a livello nazionale, in materia di trasparenza degli atti. Afferma il consigliere PdL, Nino Marmo: "Entrando nel dettaglio,
il Governo regionale si guarda bene, o comunque ne ostacola la diffusione, dal
fornire i documenti relativi a ‘società partecipate, bilanci, incarichi, atti
generali, presenze, retribuzioni, posizioni organizzative, bandi, contratti,
relazioni sulla performance, premi, attività e procedimenti, beni immobili e
gestione del patrimonio, opere pubbliche, pagamenti, informazioni ambientali,
servizi erogati’. Allora, chi o cosa potrà mai difendere il cittadino? La Magistratura tarantina è scesa in campo, ha messo in moto una macchina "di difesa", scoprendo collusioni, giri di "mala gestione", entrando nel cuore degli affari del padrone dell'Ilva, arrivando al sequestro di impianti e di guadagni. Ma la mala pianta non è stata estirpata, la fabbrica della morte continua a sputare veleni. Ed a Taranto… si continua a morire di fame e di malattie! Taranto lì, 31.10.13 E. B. C. |
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