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2 novembre 1975 – 2 novembre 2015
Se non fosse morto come è morto chi lo ricorderebbe ancora … ?


Pasolini è stato omologato nel dominio della stampa di regime e della Tv…

di Pierfranco Bruni


2 novembre 1975 – 2 novembre 2015
Se non fosse morto come è morto chi lo ricorderebbe ancora… Pasolini è stato omologato nel dominio della stampa di regime e della Tv…

di Pierfranco Bruni*


Ormai siamo, già ero a conoscenza di ciò, in un contesto in cui o si è conformisti e quindi si diventa “omologati” e “omologanti”, oppure si viene accusati di essere fascisti, anti omosessuali, anti matrimoni gay, reazionari, tradizionalisti pre conciliari…
Insomma o si è con Pasolini o si viene ad essere additati come “cafoni” e fascisti.
Ciò che sta accadendo in questi giorni, o in questi mesi, sulle celebrazioni del quarantesimo anniversario dell’assassinio di Pasolini (Pier Paolo) è la testimonianza provata della recita di una cultura che non ha nulla da dire, nulla per cui discutere, nulla sul quale potersi confrontare in termini forti, letterari, filosofici, storici.
Proprio ieri in Tv (1 novembre) c’è stato il dominio dell’omologazione pasoliniana: da interviste a film. La gran parte degli intervistati, e la gran parte di coloro che hanno scritto su Pasolini, non conoscono tutti gli scritti di Pasolini, perché sono stati sottolineati dei particolari inverosimili.




Già, come poter discutere su una ICONA del relativismo e laicismo qual è Pasolini? In che termini, anche con il mondo cattolico, dimenticando la presunzione pasoliniana sul cattolicesimo. Addirittura partendo da San Paolo e da Matteo e da Marco.
Un San Paolo non cristiano. Un Vangelo che riscopre Cristo uomo.
È il trionfo dell’ignoranza.
Su questi argomenti non solo ci sono parametri filosofici a partire dalle Lettere apocrife di Seneca a Paolo, ma anche teologici che pongono al centro proprio le dispute tra Paolo e Pietro. Su Marco e su Matteo (su Giovanni e Luca il reazionario) basterebbe rileggere il libro di Renan.
Ma Pasolini non può essere contraddetto … Già, la stelletta del Cattocomunismo che ha dato spazio alla dialettica di Giovanni XXIII con il Concilio rinnovato è elemento di discussione in un legame tra eresia e cattolicesimo. Ma dove la si trova questa eresia?
Pasolini eretico? Ma se scriveva sul “Corriere della Sera” e cercava di indicare percorsi… I cattolici morotei dove sono? Il profeta di ciò che avverrà nel 1978? Non si gioca più. Datemi del fascista, dell’ anti omosessuale, del revisionista (e lo sono perché vengo dalla scuola di De Felice e Perfetti), del reazionario (e ne sono fiero, amo Prezzolini e Papini), del tradizionalista (ne sono orgoglioso, sono un anticonciliare e studio costantemente Cristina Campo e Simone Weil). Ma ribadisco che Pasolini letterariamente è il nulla. Ho cercato di dimostrarlo leggendo, rileggendo, vedendo rivedendo tutta la produzione di Pasolini… Uscirà un libro tra poco…

Proprio per questo non condivido affatto il clamore su Pasolini e sulle iniziative organizzate per "celebrarlo". Sono convinto che occorre rileggerlo partendo da dove meglio si possa credere e pensare.
Il suo San Paolo è un aborto. Il suo Vangelo è la teologia dell’effimero, il misticismo, invece, è la fortezza del dubbio e della salvezza. In Pasolini trionfa il “relativo” illuminista. La sua poesia? Bisognerebbe raccogliere le ceneri di Gramsci per capire il rapporto tra arte e linguaggi. Occorre contestualizzare Pasolini negli anni che vanno tra la meta dei Cinquanta e il 1975. Gli anni Settanta con l’epilogo del ’68. Una vistosa contraddizione che esplode sia in “Amado mio” che in “Petrolio”. Scritti che, tra l’altro, darei tra le mani ad esperto di sintassi. Così come le vite violente e i ragazzi di vita…
COSA DOVREMMO CELEBRARE?
Quegli anni sono stati vissuti abitando Roma e l'Università... Con Grisi, con Bevilacqua, con Berto quando abitava a Roma, con Silone, con Salvalaggio, con Battaglia, con Del Noce, con Prini, con Quarantotto, con Paratore, Ettore Paratore, con Fabbri, con Altomonte, con Pomilio, con Ghirelli, con Cattabiani, con Selvaggi...
Non sono stati letti sui quotidiani. Quegli anni. E poi ho fatto una tesi su Sandro Penna (approfondendo una "certa cultura") e la poesia del Novecento...
Pasolini. Una cronaca. In uno scrittore tutto va messo nel gioco. Non solo i linguaggi e gli scritti. Le opere e i giorni. O no? Un testimone, ovvero una cronaca che nulla ha creato.
Non è mai stato un grande scrittore tanto meno un poeta ed ha realizzato dei film bruttissimi esteticamente di cattivo gusto e scenograficamente pallidi. In anteprima vedemmo il Salò di una magistrale supponenza e privo di stile...
Ma non solo Salò… gli Uccellacci cosa è?
È prettamente una operazione politica relativista, quella che si sta compiendo oggi. E banale. Non mi dispiace dirlo. È la dimostrazione della leggerezza e pochezza culturale nella quale viviamo. Viviamo il vuoto e la predominanza del leggero... dell'effimero nascosto sotto vesti di pensiero che non pensa...
E poi si dimentica la morte di Carlo Levi (40 anni dalla morte e 70 dal romanzo "Cristo si è fermato ad Eboli", splendido e meravigliosamente forte, da cui è stato tratto in film serio... ). Un grande scrittore: il solo "Cristo" non si misura con tutti gli scritti di Pasolini.
E poi si dimentica Ungaretti a 45 anni dalla morte.
PENSATE UN PO' UNGARETTI.
Si dimentica Capuana in un anniversario tondo.
È una vergogna. Non siamo allo scandalo. Siamo nel cerchio dell'ignoranza.
Dimenticato se non per gli amici il centenario di Giuseppe Berto.
BERTO DICE COSA? Fa paura come Ungaretti. Come farà paura tra qualche mese ricordare Pirandello. Di Pasolini non resta nulla se non qualche articolo di giornale, non del tutto originale come quello delle "lucciole", e alcune poesie di Casarsa.
ZAVATTINI ERA BEN ALTRO.
Nulla dice neppure sul piano antropologico stretto tra Carlo Levi, Pavese, Eliade e Berto. Questo è il modo di valorizzare la cultura italiana? Di promuovere il Novecento letterario? SPECCHIO del vuoto dei nostri giorni. MASCHERA del nulla.
IGNORANZA DELLA LETTERATURA. CONFORMISMO DEL NO PENSIERO.
Bisogna leggerlo Pasolini. Completamente e non di quarta mano…
In questi anni, dopo il mio libro su Pasolini riferito ai versi di Casarsa, questa è la dimostrazione che non ho alcuna preclusione, ho pubblicato tanto. Già tra gli anni Ottanta e Novanta ho cercato di scavare in quel mondo pasoliniano, tanto che è stato citato abbastanza nei miei due libri su Aldo Moro, e la mia posizione è consequenziale ai suoi scritti e non alla sua visione ideologica.
Il punto sta proprio qui. Diciamolo senza schermi.
Se Pasolini non fosse morto come è morto se ne parlerebbe ancora? Io credo di no. Si pensi a come è stato dimenticato Alberto Moravia, che viene dalle stesse dinastie politiche o Elsa Morante…. E così via… Ma sarebbe ora di finirla nel creare geni che crollano alla prima ondata vera di cultura… di saggezza… di approfondimenti critici e non dilettanteschi…
Se non fosse morto come è morto chi lo ricorderebbe ancora … ?
Quando il vuoto è un Impero o l’Impero è vuoto anche un cerino semi spento diventa un Lampadario di Casa Salina…

*Vice Presidente Nazionale Sindacato Libero Scrittori Italiani





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