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Importante evento del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali alla Biblioteca Nazionale di Cosenza

A 60 ANNI DALLA MORTE DI CORRADO ALVARO.









GRANDE EVENTO DEL MINISTRERO DEI BENI E ATTIVITA’ CULTURALI E DEL TURISMO A COSENZA GRAZIE ALLA BIBLIOTECA NAZIONALE. CORRADO ALVARO NELLE CELEBRAZIONI ALVARIANE CON MOSTRA BIBLIOGRAFICA ORGANIZZATA DAGLI ESPERTI DELLA BIBLIOTECA GUIDATA DALLA DIRETTRICE ELVIRA GRAZIANI. A 60 ANNI DALLA MORTE.
RELAZIONE INTRODUTTIVA DI ELVIRA GRAZIANI CON LECTIO MAGISTRALIS DI PIERFRANCO BRUNI, SCRITTORE E RESPONSABILE PROGETTO ETNIE DEL MINISTERO.
E’ STATO UN INCONTRO CON LE SCUOLE DI COSENZA ATTRAVERSO UN PERCORSO SU UN INVITO ALLA LETTURA DI UN CORRADO ALVARO OLTRE "GENTE IN ASPROMONTE ". LA TURCHIA E IL MEDITERRANEO DI ALVARO ... TRA LINGUAGGI, ANTROPOLOGIE ED ELEMENTI ETNICI. UNA RILETTURA ALVARIANA E UNA MOSTRA NAZIONALE CHE PROPONE UNO SCAVO METAFISICO DELL’OPERA DELLO SCRITTORE MORTO A ROMA NEL 1965 E NATO A SAN LUCA D’ASPROMONTE NEL 1895.








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Gli Orienti e gli Occidenti di Alvaro

di Pierfranco Bruni

Ogni sera aspetto una telefonata. Una telefonata che non arriva. Mi è capita involontariamente di controllare anche il telefono per vedere se è acceso o meno. Una telefonata che non arriva, non arriverà più. Ormai anche a me, come ad Alvaro, interessa la "favola della vita" più che la vita stessa.
Corrado Alvaro mi ha insegnato molto perché ha saputo dialogare con la sua terra e con il viaggiare. Il suo viaggiare ha segnato il distacco non solo da una terra ma anche dal padre e dalla madre. Il padre e la madre rappresentano il vero viaggio al ricerca di un tempo finito che soltanto nella memoria diventa infinito. Si vive di infiniti.

Le donne in Alvaro hanno sempre rappresentato un riferimento ancestrale. Quell'incipit che ha legato il prima e il dopo. L'immenso delle donne in Alvaro è l'immenso di una alchimia che resta nel mito di una terra. In "Quasi una vita" si legge: "Le donne serbano le tradizione, conoscono i pensieri riposti degli uomini".
Le donne custodiscono la profezia e la favola.
In Alvaro c'è sempre la donna Angelo o la donna Serpente. Un viaggiare in una antropologia che si presta ad una visione che è simbolica e magica.
La figura di Melusina sembra aver segnato un tassello nel mosaico dei suoi scritti. Come l’immagine di Medea che utilizza una formazione greco ellenica. La Melusina è la donna calabrese. La donna mito, favola e sortilegio nasconde sempre segreti. La donna ispiratrice musa. È l'antico che attraversa i coralli del nostro esistere.
La donna, dunque, è sortilegio. La donna – luna, la donna – mistero.
Si vive in un labirintico gioco di memorie. Memorie che segnano il vero umanesimo. Molto amico di Pirandello, tanto che scrisse la Introduzione alle Novelle pirandelliano grazie ad uno scavo profondamente esistenziale. Scrisse di Pirandello sottolineando l’importanza dell’ispirazione che aveva come modello iniziale: "… l'osservazione dei fatti, da un'inesauribile curiosità del mondo e dell'inatteso dei fatti umani, inquadrati in una norma segreta, in una specie di misura interiore".

L'ispirazione, dunque, come fabula. Perché "…la speranza supera ogni cosa, vince ogni difficoltà". Avrò mai la speranza di affidarmi ad una telefonata che aspetto da tempo e che mai potrà arrivare? Ebbene Corrado Alvaro mi ha dato anche il segno di leggere nelle memorie del mondo sommerso. Sommerso e immenso. Oltre ogni fatalità. Alvaro si incentra su tre vie. Quella di Gioachino da Fiore. Quella di Bernardino Telesio. Quella di Tommaso Campanella.
Il mito e il simbolo sono due camminamenti che toccano il magico in un terra di magherie. Il mito per Alvaro ha sempre significato un intreccio tra simbologie e credenze. L'infanzia, come in Pavese, è il tutto.
"Nulla accade e tutto è già accaduto nell'infanzia". Mi ricorda Alvaro. Il suo mondo resta non scalfibile. La terra. La Calabria. Il Mediterraneo e la Turchia. La Turchia è un intreccio di Orienti e di Occidenti. Un percorso che diventa onirico in un viaggio indefinibile. Alvaro è la memoria che metaforizza l'ascolto e il labirinto. Vivere dentro il labirinto è accettare l’attesa e abitarla con la pazienza che ci sarà comunque un ritorno. Abitarlo questo ritorno significa no9n perdersi e ascoltarsi costantemente.
Siamo noi labirinto perché abbiamo spesso bisogno sia del filo che di Arianna. Una geografia che è metafisica, esistenziale e fisica. Corrado Alvaro non ha realismo da mostrare, ma un mondo sommerso che si fa memoria. Appunto quella sua memoria del mondo sommerso è dentro una dimensione culturale che diventa eredità di un pensione filosofico e antropologico. Tutto può diventare un pretesto.
Forse anche per questo si vive pensando che nel momento in cui si è convinti che quella telefonata non giungerà mai più si abitano le stanze delle attese misurando il mistero e la magia. Nel nostro cuore quella telefonata continuerà ad arrivare. Le memorie del mondo sommerso alvariano hanno anche questo mistero.
In fondo senza una lettura antropologica, l’antropologia dell’umanesimo infatti, non è possibile rileggere Alvaro oltre la storia. Gli Orienti e gli Occidenti di Alvaro sono nella centralità del Mediterraneo.




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