Eutanasia di un amore?

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di Manrico Dimesso
Se c’è una regola che i miei primi 41 anni di vita mi hanno insegnato, è quella che tutto è possibile. Specie se accade.

 

Prologo: domenica 7 Maggio 2006 il campionato nazionale serie C2-girone C  prevede la disputa dell’ultima giornata della stagione regolare, che servirà a determinare, stante la già acquisita promozione in C1 del Gallipoli, la griglia play-off per classificare le squadre che, insieme al Taranto già presente dalla giornata precedente, daranno vita alle semifinali e poi alla finale che stabilisce la seconda squadra del girone che salirà di categoria. La settimana appena precedente, intanto, registra alcune decisioni della Commissione Disciplinare, che determinano una parziale rettifica della classifica del girone stesso, attraverso l’attribuzione di punti di penalizzazione ad alcune società ree di non aver completamente adempiuto agli obblighi imposti dalla regolamentazione vigente in tema di rispetto di scadenze fiscali e contributive. Da notare che tali penalizzazioni erano state, in prima istanza, erogate ad un numero maggiore di squadre, alcune delle quali, dopo aver inoltrato ricorso, si erano viste revocare la penalizzazione stessa. Tra le società prima penalizzate e poi graziate, risulta anche il Melfi. Al termine di partite anche incertissime sino all’ultimo minuto, le semifinali vedranno infine proprio Melfi incrociarsi col Taranto e la ProVasto col Rende, con buona pace della Cisco Roma, esclusa per la peggior posizione nella classifica avulsa, pur non avendo dovuto subire alcuna penalizzazione.

 

 

I fatti: per domenica 21 Maggio è dunque prevista la semifinale d’andata dei play-off per la promozione in C1, che il regolamento stabilisce debba disputarsi in casa della squadra peggio classificata, nel caso del Taranto quindi in quel di Melfi. Appare da subito fin troppo chiaro quanto l’organizzazione di tale partita possa risultare problematica, stanti 2 fattori oggettivi inconciliabili: la capienza limitata dello stadio di Melfi e la probabile richiesta particolarmente elevata di biglietti da parte della tifoseria ospite. Ci sono comunque 15 giorni di tempo per trovare una soluzione logica, opportuna e che minimizzi qualsiasi tipo di rischio.

 

 

La realtà, invece, si materializza sotto forma di un dialogo tra sordi: da un lato, la società lucana, conscia dell’importanza dell’avvenimento per la propria storia calcistica, è determinata ad ottenere il legittimo svolgimento dell’incontro tra le mura amiche; dall’altro, la TarantoSport continua a sensibilizzare chi di competenza sull’opportunità di scegliere una sede che consenta anche ai tifosi rossoblu di vedere soddisfatte le loro legittime richieste, consentendo un più agevole controllo dell’ordine pubblico. A tal uopo, la speranza è riposta, oltre che nel senso di responsabilità di chi è preposto alla tutela dell’ordine pubblico, anche in una circolare promanata non molto tempo addietro dallo stesso presidente della Lega Serie C, dove è prevista la possibilità che lo stesso avochi a sé la decisione di assegnare una sede diversa da quella ordinariamente prevista, laddove le autorità competenti ne paventino l’opportunità.

 

Dopo giorni di accese discussioni, interventi più o meno opportuni, appelli e contributi a vario titolo, e nonostante l’oggettiva richiesta di biglietti da parte della società TarantoSport induca addirittura il Prefetto di Taranto a trasmettere una comunicazione al collega di Potenza, competente in materia, affinché  a sua volta comunichi al presidente di Lega i timori di possibili problematiche inerenti lo svolgimento dell’incontro a Melfi, la decisione definitiva risulta essere quella di giocare comunque nello stadio di Melfi, omologato ufficialmente per una capienza di circa 3.000 spettatori (come si verrà a sapere in seguito ed in maniera difforme da quanto risulta alla Lega stessa, ovvero 4.000), laddove le sole richieste dei tifosi tarantini erano state circa 2.500. Agli stessi saranno attribuiti 653 biglietti.

 

 

 

La TarantoSport e i suoi tifosi sono costretti a prendere atto della decisione, che ingenera, per l’ennesima volta, dubbi più che legittimi sulle capacità e competenze di coloro che, pur rivestendo ruoli di responsabilità, sembra agiscano al contrario con superficialità e totale mancanza di buon senso. Si viene in seguito a sapere che il Prefetto di Potenza è originario proprio di Melfi, che il presidente del Melfi è candidato sindaco per le imminenti elezioni amministrative, mentre il presidente di Lega Serie C, rag. Macalli, perde una splendida occasione per applicare un proprio provvedimento indubbiamente intelligente.

 

Si creano così i presupposti per una situazione che, come facilmente prevedibile e come puntualmente le cronache registreranno, vedrà per l’ennesima volta il nome di Taranto e dei suoi tifosi assurgere alla ribalta nazionale. Alla fine risulteranno, in ordine sparso: comportamenti inopinatamente incivili verso i tifosi ospiti; tafferugli con le forze dell’ordine e conseguenti arresti; minacce di ritorsione; dimissioni di dirigenti del Melfi; volontà degli stessi di non presenziare la gara di ritorno; l’ennesima salatissima multa a carico della TarantoSport; accuse di partecipazione al marciume emergente (amicizie con personaggi coinvolti nelle scandalo-calcio). Altro ancora sarà poi detto in occasione della partita di ritorno, che si gioca a Taranto, dove, per inciso, non ci sarà il benché minimo problema. Quanto accaduto a Melfi però, richiede di esser chiarito in maniera seria, poiché le testimonianze di molti tifosi rossoblu presenti proprio nel settore loro riservato, compresi donne e bambini, lungi dal collimare con quanto risulta dai referti ufficiali, raccontano una versione dei fatti differente. Al punto da indurre 2 deputati tarantini a chiedere lumi a chi di competenza, tramite un’interrogazione parlamentare che faccia piena luce sulla reale dinamica dei fatti. 

 

Nel frattempo, avendo il Taranto guadagnato sul campo il diritto a disputare la finale, che lo vedrà contrapposto al Rende, con la partita d’andata da disputarsi in trasferta, sembra riproporsi il medesimo problema, poiché lo stadio di Rende risulta avere una capacità ridotta e le richieste di biglietti da parte della tifoseria rossoblu risultano decisamente cospicue. Ma come per incanto, questa volta le cose si svolgono in maniera logica e secondo buon senso: le società si accordano senza problemi, il Prefetto di Cosenza (capoluogo di Rende) comunica alla Lega l'esigenza di consentire lo svolgimento della partita in un impianto più idoneo per motivi d’ordine pubblico, e la Lega cambia la sede ordinariamente prevista, spostandola a Cosenza, che offre uno stadio decisamente più adatto allo scopo e dove tutto si svolgerà senza nessun tipo di problema. Ciò non farà altro che alimentare, ovviamente, la legittima perplessità di molti su quanto successo 15 giorni prima, e nella loro testa una domanda prende quindi vita: ma era davvero così difficile evitare tutto quanto è accaduto a Melfi?

 

Il meglio però deve ancora venire. Proprio in questi giorni sono stati rese note le risposte riguardanti le interrogazioni parlamentari prima citate, e da tali risposte si evincerebbe, in sostanza, che: le forze dell'ordine hanno controllato la situazione al meglio; i tafferugli sono iniziati e continuati a causa di una immotivata aggressione dei tifosi rossoblu nei confronti delle stesse; gli stessi tifosi hanno cercato di invadere il terreno di gioco; la situazione ha richiesto l'utilizzo di lacrimogeni da parte delle forze dell'ordine; gli stessi sono stati utilizzati seguendo la normale procedura, cioè con un lancio a parabola per evitare danni diretti alle persone; il Prefetto di Potenza e il Presidente di Lega-Serie C hanno agito secondo le regole, il primo ritenendo lo stadio di Melfi idoneo al regolare svolgimento della partita, e il secondo essendo obbligato dalle regole stesse a consentire lo svolgimento nello stadio della società avente diritto. Tutto questo, però, in barba alle testimonianze di alcuni presenti, oltre che di evidenze filmate, che parlano di risposta eccessiva rispetto all’effettiva situazione da parte delle forze dell'ordine, di lacrimogeni sparati ad altezza d'uomo (un tifoso risulta ferito allo zigomo da un candelotto), di omissione di soccorso da parte di poliziotti nei confronti di tifosi che chiedevano aiuto, nonché di un evidentissimo pericolo di schiacciamento da calca, per la fuga dei tifosi provocata dal lancio dei lacrimogeni, verso l'unica uscita esistente nel settore.

 

Perché?

 

 

Considerato allora anche quanto accade in questi giorni attorno al mondo del calcio, tutto ciò, se visto senza gli “occhiali” della passione, non può che ingenerare un sentimento di rigetto e repulsione: mi chiedo, dunque, ma vale davvero la pena credere in qualcosa che non è più un gioco, non è più sport, non è più civiltà?

 

 

                                                                Manrico Dimesso



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