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Boccaccio a 700 anni dalla nascita
di Marilena Cavallo

lunedì 23 settembre 2013

da micolcultura@alice.it



Con Boccaccio a 700 anni dalla nascita vi raccontiamo una storia d’amore nostra contemporanea…

Con Boccaccio a 700 anni dalla nascita vi raccontiamo una storia d’amore nostra contemporanea…

di Marilena Cavallo

A 700 anni della nascita di Giovanni Boccacciao il percorso tra le maglie della sua scrittura ci porta a un centro dal quale si irradia una nuova visione delle cose, c’è sempre un fulcro da cui si dipana una storia d’amore intrecciata a un destino…

Ebbene, Boccaccio mescola mirabilmente personaggi e avventure per giungere alla “recita” di un personaggio qual è Fiammetta. Dalla cultura tardo medievale recupera il mito della leggenda, per inserirlo in quello della favola e poi della commedia, come abbiamo sottolineato nel libro scritto da me a da Pierfranco Bruni dal titolo: “Colsi lo sguardo tuo. Fiammetta nel Boccaccio Mediterraneo” (ProspettiveMeridionali), edito recentemente.

Il centro delle visioni, dunque. Forse è il “Filocolo” questo centro dai natali tutti partenopei… E’ il 1336 l’anno in cui nasce questa opera, che rappresenta l’esordio di Fiammetta, fanciulla di indubbia bellezza, con cui si discute di amore in un gioco galante di intrattenimento cortese all’interno della storia d’amore tra Florio e Biancifiore.

Ma chi sono questi personaggi? È subito detto: “Florio, figlio del re di Spagna, e Biancifiore, orfana di nobile origine romana, crescono insieme presso la corte spagnola e si innamorano. Il sentimento è ostacolato dai sovrani iberici che provvedono all’allontanamento della ragazza, vendendola ad alcuni mercanti. Sotto le mentite spoglie di Filocolo, Florio parte alla ricerca dell’amata. Dopo molte peripezie arriva ad Alessandria, dove Biancifiore è tenuta prigioniera in una torre dall’ammiraglio. Florio riesce a raggiungere la ragazza, ma, scoperto, viene condannato al rogo con lei. Venuto a conoscenza dei natali del giovane, l’ammiraglio grazia entrambi gli amanti, che si mettono in viaggio per tornare in Spagna, dove Florio sarà incoronato sovrano”. (“Filocolo”, a c. di A.E. Quaglio, in “Tutte le opere” di Giovanni Boccaccio, a c. di V. Branca, vol. 1 1967, pp. 673-675).

Detto in termini più semplificativi si potrebbe sottolineare che il “Filocolo” è l’opera “in cui si narrano gli amori di Florio e Biancifiore, destinati al lieto fine dopo una ricchissima serie di avventure che sono occasione e descrizioni, divagazioni, recuperi di leggende, di fonti erudite, di elementi mitologici” (Piero Cudini Davide Conrieri, “Manuale non scolastico di letteratura italiana”, Rizzoli, 1992, pag. 47).

Perché partire da questo elemento?

Perché Fiammetta rappresenta tutto il percorso mediterraneo e napoletano di Boccaccio e perché, intorno a questa donna e a questo personaggio, si è costruito il viaggio letterario di queste pagine attraverso una visione che è quella di Boccaccio, ma che è soprattutto un prendere maggiore consapevolezza che Fiammetta muove il filo dell’intera ragnatela amorosa degli scritti dell’autore del “Decameron” e anche perché Fiammetta, amante dell’amore che supera ogni traversìa, diventerà nel Decamerone “regina” dell’amore a lieto fine, cantato nella quinta giornata.

Il “Filocolo” non è opera “secondaria” rispetto a tutto il corpus di Boccaccio. Potrebbe essere considerata l’anima dalla quale si innerva sia il viaggio elegiaco dedicato, appunto, a Fiammetta sia le atmosfere popolari e “aristocratiche” che si leggono nel “Decameron”.

Boccaccio tutto ciò lo sapeva molto bene.

Le pagine che seguono propongono una Fiammetta che vive e cresce nella “Elegia”, dove le si costruisce un volto, un personaggio, un destino che ha come riferimento la tradizione, il gioco letterario di matrice ovidiana. La ricostruzione tratteggiata non ha un obiettivo filologico e tanto meno storico – critico, ma nasce da un confronto con il personaggio, a cui si cerca di dare una voce e un senso oltre gli schemi prettamente scolastici.

Tutto il lavoro ha avuto come obiettivo questa griglia a cominciare dai versi, posti all’inizio e alla fine, dedicati proprio a Fiammetta, che già enucleano, da soli, una presentazione o una avvertenza che circa la focalizzazione del personaggio proposta.

Il resto è nel racconto, o meglio nel raccontare, e a volte nel raccontarsi, considerando, comunque, il mistero di una letteratura che supera gli schemi della cronaca, abita la critica, ma si sviluppa grazie ad altri parametri che sono completamente personali e nei quali si crede fermamente.

Oggi la letteratura non ha più schemi. Superate tutte le visioni e le divisioni, resta una letteratura in cui l’io narrante e l’io poetico si dimostrano con il testo. È un tempo in cui la proposta di una letteratura, che deve essere “giustificata” dalla storia in una contestualizzazione di moduli preconfezionati, non ha più senso.

Fiammetta va letta, oggi, come una nostra contemporanea e così Boccaccio con tutti i suoi percorsi e processi esistenziali e letterari.

Questo non vuole essere una esemplificazione. Piuttosto una scelta in piena autonomia e coraggiosa, soprattutto in una temperie di riletture e considerazioni del rapporto tra vita e letteratura, tra letteratura e storia.

Fiammetta, nostra contemporanea. Una attrazione nei confronti della donna, dei personaggi, della letteratura




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