Celebrazioni Dannunziane
In libreria il Gabriele
D’Annunzio di “Io ho quel che ho donato”. Un saggio di Pierfranco Bruni
e Neria De Giovanni
per i 150 anni della sua
nascita
In
distribuzione un saggio dedicato a Gabriele D’Annunzio di Pierfranco Bruni e
Neria De Giovanni dal titolo: “Io ho quel che ho donato”, edito dalla Casa
editrice Nemapress, con contributi di: Emanuela Forgetta per la Catalogna,
Stefan Damian per la Romania, Arjan Kallco per l’Albania, Andrea Guiati per gli
Stati Uniti d’America, André Ughetto per la Francia, Valentina Piredda per
l’Austria, (Componenti dell’Associazione Internazionale dei Critici Letterari).
Lo studio è stato pubblicato in occasione dei 150 anni della nascita di
D’Annunzio, (Pescara, 12 marzo 1863 – Gardone Riviera, 1º marzo
1938) .
Pierfranco
Bruni e Neria De Giovanni hanno indagato tra le pagine e nella vita di
D’annunzio tracciando delle linee originali e portando sullo scenario letterario
una lettura innovativa, coraggiosa e ricca di importanti stimoli. E’
considerato un saggio che apre delle prospettive nuove ad un D’Annunzio dentro
tutto il Novecento tra letteratura, estetica e antropologia e scava nel
“nascosto” letterario e umano di Gabriele.
Neria
De Giovanni è Presidente dell’AICL, critica letteraria e saggista. Pierfranco
Bruni è scrittore e Vice presidente del Sindacato Libero Scrittore oltre ad
essere esponente di spicco dell’Associazione Internazionale dei Critici Letterari.
“Abbiamo voluto ricordare l’opera di
D’Annunzio, sottolineano Pierfranco Bruni e Neria De Giovanni, constatando che
non sempre la critica ufficiale, accademica ed universitaria, ha dato seguito a
percorsi innovativi, a tutto campo, sull’attività letteraria del Vate
all’interno dei processi letterari moderni. Il nostro studio cerca nelle pieghe
della sterminata opera dannunziana, zone ancora poco esplorate o lette in
maniera distorta, ideologicamente preconcetta”.
Il saggio si esplica su alcuni percorsi
e presupposti precisi. Infatti sia Bruni che De Giovanni dichiarano:
“L’estetica è nel D’Annunzio che lega il senso del tragico al sublime. Un
percorso in cui l’eros è nella sensualità, la quale assume una dimensione
certamente “carnale” ma anche metafisica attraverso una griglia simbolica che
trova nel romanzo che segna il Novecento Il fuoco un punto centrale. C’è
una originalità che tocca elementi mitico – sacrali certamente ma si inserisce,
il viaggio dannunziano, in una visione che è quella del magico e
dell’alchemico. Si pensi al suo rapporto con gli oggetti”.
I due autori si soffermano anche sui
simboli rappresentativi dei luoghi dannunziani.
Pierfranco Bruni chiarisce così: “I
luoghi di D’Annunzio sono una lettura interpretativa degli oggetti. Il
Vittoriale è ricco di segni e di simboli. La tartaruga è un rimando prettamente
sciamanico. Come lo sono le aquile. Come lo è il Budda. Ci sono archetipi non
solo classici occidentali ma i riferimenti provenienti dall’Oriente, in
D’Annunzio, restano fondamentali. Una chiave di lettura ad intreccio che aprirà
nuove prospettive interpretative. Il mondo tragico e quello sciamanico sono
aspetti da leggere con molta attenzione”.
Mentre Neria De Giovanni cesella: “Il
D’Annunzio poeta viene affrontato nelle raccolte meno note, i libri delle Laudi del cielo, del mare, della
terra, degli eroi (1903-1918)
che
per l’impostazione ideologica irredentista e nazionalista, non hanno avuto
buona lettura, diremmo alcuna lettura, negli anni trascorsi alla luce di una
preponderante ideologia impossessatasi anche dell’esercizio critico. Ovviamente
lo stile letterario dannunziano è stato contestualizzato e storicizzato anche
confronto con la coeva produzione poetica italiana”.
Il volume è arricchito da una
Appendice critica a cura di alcune esponenti nazionali dell’AICL- Associazione
Internazionale dei Critici Letterari che hanno presentato la fortuna della
traduzione delle opere dannunziane in Catalogna, in Romania, in Albania, negli
Stati Uniti, in Austria e in Francia.
Il titolo scelto per l’intero volume è
la famosa epigrafe che D’Annunzio scelse per essere apposta all’ingresso del
Vittoriale, perché veramente egli molto ha donato...