HOME D.E. GUEST BOOK SPORT ISCRIVITI DELFINARIO LINKS COOKIE POLICY


•   Taranto, tutto pronto per la Festa di Sant'Antonio 2019
•   “Storia e Architettura”
“San Pietro: l’altra Basilica”.

•   Attenti a quei due: confronto diretto tra Mare e Terra in una sfida tra grandi chef
•   “Percorsi educativi per una società interculturale”
•   MAGNA GRECIA AWARDS 2019


•   MANDURIA (TA): La Coldiretti nella gestione del Parco dei Messapi
•   RICONOSCIMENTO NAZIONALE PER IL PIZZAIOLO TARANTINO PROFESSIONISTA MICHELE DI BARI
•   PULSANO: IL COMUNE FA COPRIRE TUTTE LE BUCHE SU VIA TARANTO



•   Riesame AIA ex Ilva: le valutazioni e richieste di Legambiente
•   Il Dossier Taranto di Legambiente sull’ex Ilva
•   GRETA CHIAMA TARANTO


•  U Tarde nuestre -
rassegna quotidiana

•  Basket
•  Atletica
•  Delfini Erranti Touch Rugby Taranto
•  Altri


Notizie
Ricorrenze
Raccolta Foto


Google
Web DelfiniErranti.Org



stampa l'articolo
Un silenzio disarmante nel tramontare del vento ...
giovedì 25 giugno 2015

di Pierfranco Bruni





Un silenzio disarmante nel tramontare del vento tra gli orizzonti che hanno l’Oriente nell’anima…

Un silenzio disarmante nel tramontare del vento tra gli orizzonti che hanno l’Oriente nell’anima…

 

 

di Pierfranco Bruni

 

 

Da questo Oriente osservo le distanze perché sono le distanze che misurano le dimenticanze tra i frammenti del tempo e il mosaico delle età.

Sono stato nella terra di Sarashil.

Navigava il vento e portava la sabbia tra le onde anche quando le onde coprivano la striscia dalla riva ad oltre. Si vive nel senso dell’oltre perché è nell’oltre che si incaglia il sorriso sconfitto e noi viviamo tra sorrisi perduti, sorrisi caduti, sorrisi sconfitti.

Mi ritornano tra le voci che ho custodito quelle di Garcia e Sarashil con il loro ultimo dialogare.

L’orizzonte del disamore sconfina nelle ambiguità delle ombre che non hanno verità, ma soltanto contraddizioni.

Il loro incontro è stato un incontro finito o sarà un incontro per sempre?

C’è dell’assurdo in ognuno di noi e catturarlo è rischiare uno strappo di vele in mare aperto quando i silenzi vengono rotti dal canto del Muezzin.

Si parlano.

Si raccontano.

Trascrivono emozioni e sensazioni.

 


 

Sarashil: “Le parole hanno il velo, ma anche la trasparenza. Sono la chiarificazione degli occhi, ma possono anche essere il buio e nel buio tutto può accadere. Ti ho detto del mio spazio. Qui siamo uno spazio e non un tempo. Siamo lo spazio e non il tempo. Io attraverso le ore dell’infinito e nell’infinito ci sono pieghe che diventano mascheramento ma anche rivelazione…”.

Garcia: “Perché si continua a discutere su questi coriandoli sparsi di parole… A volte sono stanco e resto chiuso nel mio studio e allineo copertine di romanzi che hanno i colori delle bandiere. Non ti cerco più. O forse non vorrei cercarti. Ma custodisco il distacco con pazienza, con quella pazienza che tu mi hai insegnato, con quella pazienza che tu mi hai indicato tra le strade che portano alla bellezza. Non ti cerco più, perché cercarti sarebbe ferire la mia anima. Viviti il tuo Oriente… Io in questa città passeggio nelle mie eredità non dimenticando il mare dell’Oriente nel quale tu vivi… Tutto questo che senso ha?”.

Sarashil: “Ascolta il vento… Ancora? Ti chiedi ancora se c’è un senso? Proprio qui le separazioni sono dilanianti… Non mi chiedo più se può esserci un senso… anche nel nostro incontro… anche in questa nostra storia che pensavamo fosse un destino… Hai detto che non mi cercherai più…Sono nell’attraversamento dei miei viaggi… Andrò verso la Mecca e vorrei che tu venissi con me… Con amore nel mio spazio…”.

Garcia: “Ci sono sempre ritagli nel nostro esistere. Ritagli che diventano incomprensibili, ma insistono e lasciano il segno. Non verrò con te. Abbiamo toccato l’altezza del volo delle aquile e superala non è possibile… Tocco i mie passi e leggo tra le orme i tocchi delle lontananze che sono scavo di memorie… Senso o non senso… Tu credi all’infinito del viaggio ed io sono impastato nel viaggio che conosce la fine…”.

 

È ormai diventato un discorso ripetitivo. Sarashil e Garcia si sono smarriti tra tutto ciò che hanno vissuto e le parole, ancora e sempre le parole, che segnano l’incavo delle conchiglie…

Come staccare la perla dalla conchiglia? Resta questa domanda…

Ma chi è la conchiglia? O  di chi è la conchiglia? Chi è la perla? O di chi è la perla?

 

Garcia: “Non domandare all’impossibile di diventare possibile…”.

Sarashil: “Io credo che tutto ciò che è possibile era, una volta, impossibile…”.

 

Con questi appunti si chiude la stanza sul mare che ha raccolto la loro storia o il loro destino.

Qual è la differenza tra storia e destino?

Ci saranno altri appuntamenti e se non dovessero esserci chi legge queste pagine avrà una sua risposta, perché sempre c’era una volta una principessa e un principe che hanno ricorso la luna nelle notti di mezza estate o di tempesta e si sono poi ritrovati intorno alle danze nella festa del villaggio con un falò di ricordi accesi sulle labbra degli amanti…

È ormai un gioco imprevedibile. Sulla scacchiera dell’impossibile si intreccia il possibile. E la storia diventa destino. Ma il destino può diventare storia…

Garcia e Sarashil lo hanno capito? Hanno capito tutto ciò? Non so.

Sarashil guarda il cielo della Mecca che è la sua predestinazione tra gli Orienti che hanno sabbia e acqua…

Garcia resta nel suo silenzio disarmante e raccoglie gli sguardi nel tramontare del vento tra gli orizzonti che sanno d’Oriente nello spazio dell’anima…

 




Segnala questa pagina
mappa del sito

Per un tuo commento scrivi sul Guest Book del Delfini Erranti


home   cookie policy guest book   sport   cultura   società   ambiente   delfinario   blunote