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Essere erranti per vocazione
giovedì 13 ottobre 2016

di Pierfranco Bruni






Una antropologia della metafisica chiude il conto con la storia. Il mondo sciamano ha simboli che intrecciano la vita la natura e il mistero.
Nel sogno dello sciamano si vive in un costante colloquiare con il divino. Il cielo il sole la luna la terra le stelle sono percorsi metafisici che permettono di dare un senso al viaggio che il mistero raccoglie nella propria anima.

"Essere erranti.
Non esserlo
per mestiere.
Essere erranti
per vocazione".


Spesso mi trovo a dialogare con le antropologie dei popoli che hanno creduto e credono alla divinità dello sciamano.
Ci sono profezie e voci che penetrano i nostri camminamenti. Tutto ha un destino nel disegno che non è dato conoscere. Proprio perché non è dato conoscere si attraversano luoghi e paesaggi in un vento che porta echi.
Noi siamo ciò che non riusciamo a percepire negli echi. Lo stupore e il sublime sono un immenso che catturano le nostre distrazioni.
Distrazioni. Essere distratti è essere altro. Ma a volte è proprio la distrazione che ci introduce negli archetipi.
Come la mostra "Serpenti e conchiglie. Una antropologia nell'immaginario dei popoli".
Viviamo alla ricerca.
Le prove scientifiche vanno in una direzione non emozionale. Abbiamo bisogno di emozioni perché sono loro che scavano l'anima e la "costruiscono" come metafisica di un tempo sommerso.
Sempre più siamo metafisica.
La terra serpente. Il mare conchiglia. L'intelligenza del serpente e la memoria della conchiglia.

"La terra gioca
nel sogno del vento.
Il vento fa oscillare
il tempo.
Il tempo
ascolta il serpente"
.

Sono simboli. I simboli sono lo straziante rifugio dei miti. I miti si dichiarano e si definiscono come il tempo assoluto del sacro.
Le antropologie esistono in quanto diventano rivelazione o interpretazione del sacro. Ed è così che il viaggio tra i popoli è un viaggio errante.

"Il vento ha giocato
con la sabbia
e la sabbia ha lastricato
la luna di conchiglie.
Poi verrà un altro tempo"
.

Gli uomini erranti non hanno mai bisogno di certezze perché è il dubbio che li conduce nel deserto o lungo l'imprevisto.
Tutto è imprevedibile.
Si sa perché si viaggia.
Non si sa perché di continua a viaggiare.
Popoli erranti.
Il serpente terra e la conchiglia mare sono voci nel provvisorio dell'imprevedibile. L'imprevedibile e il mistero sono il viatico dell'essere erranti nel sublime.





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