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Il mio Ulisse nella Salerno culturale della dialettica forte nel campo del pensiero forte
mercoledì 18 ottobre 2017

di PIERFRANCO BRUNI

Ogni qualvolta mi trovo a discutere di leggerezza sembra toccare un filo elettrico. L'immaginario corre a Italo Calvino. Io invito alla pesantezza e alla fortezza.
Il pensiero non può essere leggero. Altrimenti non è tale. Perché Calvino? È subito detto.
Sono stato a Salerno, a La Feltrinelli a parlare del "mio" Ulisse, accolto da un folto pubblico pensante.
Quando coerentemente, fedele alla mia tradizione, ho toccato il tasto della pesantezza, contrapponendola alla leggerezza americana, è scoppiato un applauso.
Ad applaudire sono stati docenti dantisti operatori culturali manager della cultura studenti attori registi.
Mi sono detto... finalmente nella mia antica Salerno Alfonso Gatto ha lasciato il segno. Il segno di una profondità che non inganna come gli "scoiattoli" a dirla con il pesante Pavese che toccano s di danno alla fuga.
Il pensiero è pesante! Nulla è relativo. Perché in un tempo inquieto come il nostro il mito è classicità.
Grazie per l'accoglienza e l'affetto in una città greca che sa ascoltare Dante non solo tre giorni all'anno ma per tutto l'anno e sa manifestare un dialogante modello di eredità.
Ma si sono posti diversi problemi e gli interrogativi forti hanno toccato l'anima nelle radici del Tempio del tempo. Con Ulisse siamo mito e magia e mai storia.
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Ecco "l'arcano" tra un illuminsta marxista e il misticismo di uno sciamano:

Italo Calvino
"Storia
Io cammino per un bosco di larici
ed ogni mio passo è storia.
Io penso, io amo, io agisco
e questo è storia,
forse non farò cose importanti,
ma la storia è fatta
di piccoli gesti
e di tutte le cose
che farò prima di morire
saranno pezzetti di storia
e tutti i pensieri di adesso
faranno la storia di domani".

Pierfranco Bruni
"Se le emozioni fossero storia resteremmo privi di mistero.
Amore mio non credere alla storia.
Immagina.
Gioca con la fantasia.
Vivi la magia e fai in modo che ogni sogno sia alchimia.
La poesia è una verità che non ha bisogno della storia perché nella sua memoria il tempo conosce il mito e non la ragione. Il viaggio degli uomini ha il fascino di un incantesimo che non può essere consegnato al razionale della storia.
Corrado Alvaro diceva che 'la favola della vita mi interessa più della vita stessa'.
Qui è l'alchinia del tempo che supera la storia.
La storia è un groviglio di cocci di cronaca. Oltre la cronaca resterebbe il nulla? Invece la magia è il segreto dell'indissolubile oltre la dissolvenza e oltre il bosco e dentro il bosco uno spigolo di luce c'è sempre.
Ovvero la metafisica dell'anima che ogni relativismo esclude".

Così la discussione fu forte alta coraggiosa. Ma anche vissuta con la fierezza della coerenza senza cedere alle americanate deboli di lezioni inesistenti.
A Salerno una sera di ottobre come tanti anni fa mentre leggevo "... se a voltarmi più non ti vedo chi di noi due manca... ". La parola della melanconia del nostro Alfonso Gatto...
Ma resta sempre il conflitto tra il marxista illuminista senza profezia e lo sciamano del religioso che pone al centro l'uomo e il divino.
Io perfettamente accolgo nella mia tenda lo sciamano. I relativisti hanno ben seminato il vuoto nel campo degli scoiattoli.













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