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Presentato a Roma il romanzo di Pierfranco Bruni sulla bellezza e sulla eleganza di Claretta nella sua tragica storia d’amore con Mussolini
sabato 20 aprile 2013

da csrbruni@alice.it




 

 

 

 

Pierfranco Bruni: “La vita è sempre un romanzo: imprevedibile come ogni storia che si comincia a raccontare con lo sguardo puntato alla realtà e il cuore nel mistero”

 

 

“Una donna di una eleganza sublime, dallo sguardo profondo, dal passo leggero come un tocco di danza”. Così Pierfranco Bruni ha esordito presentando la sua Claretta del romanzo “Passione e morte”. Un romanzo sul quale ha lavorato per anni. Una presentazione romana ricca di stimoli e di puntali annotazioni che hanno portato raccontare una storia d’amore nel dolore del distacco e nella tragedia della morte.

La bellezza, la sensualità, la devozione, la fedeltà, il sublime. Cinque aspetti che Pierfranco Bruni ha tratteggiato parlando del suo romanzo "Passione e morte. Claretta e Ben" (Pellegrini).

In un Roma accaldata e politicamente devastata da posizioni, idee e stravaganze. Bruni ha raccolto le diverse domande poste per parlare d'amore. Soltanto d'amore nonostante il romanzo abbia come punto centrale il rapporto tra Claretta Petacci e Benito Mussolini negli anni del Fascismo in gloria e negli anni della caduta e della tragedia. Bruni ha attraversato tutte le domande che avevano uno sfondo prettamente politico e ideologico per raccontare la storia di un amore e la storia dell'eleganza di Claretta Petacci che si è lasciata morire per amore.

Perchè scrivere un romanzo su Claretta? E' stato chiesto più volte a Bruni. "Perchè bisogna dare senso ad una storia d'amore in anni tragici della vita italiana. Claretta è stata una donna straordinaria. Ha amato il suo uomo con coraggio, dedicando tutta la sua vita ad un uomo dalla personalità non facile, è stata devota e fedele sempre. Nella sua giovinezza e nella sua bellezza Claretta ha testimoniato con la morte la sua fedeltà. Oggi questa storia d'amore andrebbe riletta e riproposta come storia d'amore e di tragedia e non sfilacciata tra le maglie del fascismo e dell'antifascismo. Un amore forte, delicato e fragile". Così ha sottolineato Pierfranco Bruni.

La discussione sul romanzo di Bruni è stata molto articolata e singolare. Sono state lette, tra l'altro, anche le lettere immaginarie di Claretta e Benito che Bruni pone come ultimo capitolo. Sono state proprio queste lettere ad aprire una affascinante discussione con il pubblico. Un romanzo che, forse, chiude una fase nella vita letteraria di Bruni e che si definisce come tassello di una trilogia: "L'ultima notte di un magistrato", "Il perduto equilibrio", "Claretta e Ben".

Alla domanda: Perchè dopo "La bicicletta di mio padre", romanzo tra memoria, alchimia e mondo sciamanico, è ritornato su un romanzo che è stato già nel suo vissuto?

Bruni ha risposto: "Perchè nella vita di uno scrittore ci sono stagioni di pause, di revisioni, di meditazioni. Non so cosa scriverò ancora. E' certo che ora si riapre la fase che avevo vissuto nell'ultimo capitolo del romanzo precedente quando pongo un dialogo tra due sciamani. Il prossimo mio romanzo è già su questa strada. Poi non si può chiedere ad uno scrittore cosa scriverà dopodomani. La vita è sempre un romanzo. Imprevedibile. Se la vita è imprevedibile quando uno scrittore comincia a scrivere non sa dove potrà arrivare, non sa quali corde farà vibrare, non sa dove la fantasia cede il passo alla realtà e viceversa ma in uno scrittore la realtà non è mai il reale mentre la fantasia può essere mistero". Con queste parole Pierfranco Bruni si è congedato dal suo pubblico.

 





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