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Culture diverse tra etnie e lingue
in un Mediteranno inclusivo ma non omologante

giovedì 25 aprile 2013

da csrbruni@alice.it






Il Mediterraneo è un filo di orizzonte di lingue perdute e di etnie che scavano nella memoria dei luoghi. Se non ci fossero stati i processi etnici (tra scontri e confronti: al di là del bene e del male, nonostante alcune pesanti divergenze e conflitti) il Mediterraneo parlerebbe una lingua senza alcuna valenza sistematicamente antropologica e non avrebbe la sua importante articolazione culturale. Come Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Direzione Generale per le Biblioteche, gli Istituti Culturali, i Beni Librari e il Diritto d'Autore, stiamo lavorando con un Progetto, da alcuni anni, su questi elementi che troveranno un'analisi comparata in uno studio appropriato sull'argomento.

È certo, comunque, che il Mediterraneo resta storia di popoli, di civiltà, di convergenze e di divergenze ma, sostanzialmente, ancora oggi, trova la sua originalità e la sua spiccata visione ereditaria ed identiraia dentro quelle realtà che sono geografiche in senso lato, territoriali e radicanti dal punto di vista culturale.

La presenza etnica ha avuto ed ha una sua spiccata caratterizzazione umana e culturale. Ma è proprio questa etnicità che ha dato voce ai Mediterranei. Pensare ad un solo Mediterraneo è impossibile e lo è anche attraverso una analisi storica comparata tra le lingue che sono espressioni letterarie, le testimonianze, le tradizioni, i modelli simbolici. Ed è necessario sempre più sostenere la valenza forte di un Mediterraneo che non abbraccia soltanto una precisa area geografica, nell’incontro tra Popoli e Nazioni, ma occorre necessariamente parlare di una estensione di realtà frontalieri.

L’Adriatico ha una sua connotazione con i Paesi Balcani ma questi sono parte integrante di una estesa cultura tra mondo Ionio, tessuto territoriale del Tirreno ed eredità greche. La Grecia e la Magna Grecia sono dentro chiaramente il Mediterraneo ma sono anche espressioni di un antica presenza il lirica. La storia della cultura albanese in una considerazione archeologica e linguistica ha connotazioni il liriche. C’è una Albania racchiusa nella sua tipica storia del rapporto tra Occidente ed Oriente e c’è stata un’Albania ben divisa tra modelli islamici e presenze forti cristiane.

L’Albania con il suo mondo Arbereshe costituiscono una interazione tra tradizione e incontro etnico vero e proprio. Ma tutto il Mediterraneo, dal Nord Africa alle sponde Occidentali ed Orientali, custodisce identità che scavano nelle radici andaluse per un versante e confinanti con le storie di modello occidentale oceanico e matrici risalenti, appunto, a quelle presenze il liriche che toccano le geografie che vanno oltre Scutari sino all’attuale Macedonia.

Il Mediterraneo, dunque, è un approdo ma anche una accoglienza. Diventa inclusivo nel momento in cui, nonostante le diversità, la storia antica fa i conti con l’archeologia e la storia moderna diventa dimensione accogliente delle etnie e delle lingue. Non sempre, comunque, una lingua interagisce con l’etnia di appartenenza. Ma nell’etnie o nei processi etnici di una comunità la lingua è un riferimento ancestrale.

Quanti Mediterranei si possono contare. È naturale che la geografia mediterranea non è più quella indicata dalla mappatura ufficiale perché le interazioni sono voci e destini di comunità ma è anche vero che insiste un Mediterraneo unico che ingloba il portato storico e moderno dell’Oriente e dell’Occidente.

Sul piano antropologico, in Italia, il Regno di Napoli è una testimonianza ancora da considerare come punto di riferimento, perché in esso sono convissuti culture arabe antiche e accentuazioni islamiche moderne, linguaggi popolari dialettali (si pensi per restare nel campo letterario all’importanza che hanno gli scritti di Giovanni Boccaccio e alle figure, ovvero ai personaggi, che esso ha tratteggiato a cominciare proprio da Fiammetta che rappresenta l’unicum di un intreccio tra costumi, tradizioni e lingua di un popolare mediterraneo ma si pensi anche alla volontà di Pascoli nel discutere su un Mediterraneo inclusivo con il suo discorso di Barga nel 1911) e forme etniche intrecciati a realtà religiosi abbastanza consistenti, le cui tradizioni sono un immaginario che riporta echi e desinenze multietniche.

La chiave di lettura delle etnie nel Mediterraneo contemporaneo è da catturare sui due poli centrali: quello linguistico e quello antropologico. Entrambi i poli però trovano la loro complessità nella interpretazione di una letteratura che è trasmissione di esperienze e testimonianze.

È naturale che la letteratura mediterranea non può prescindere da radicamenti ben definiti ma è anche vero che il rapporto lingua ed etnie rappresenta il nucleo centrale di un incontro a più voci sia sul piano prettamente geografico sia su quello di una metafisica della consapevolezza dei popoli nell’essere modelli di valori.

In fondo il Mediterraneo è l’incontro di etnie e di lingue. Partendo da questa premessa non si può che insistere su culture diverse di un Mediterraneo inclusivo. Le presenze minoritarie in Italia sono una realtà nelle diversità etniche tra un Occidente europeo e un Oriente Balcanico – mediterraneo.

Ma è proprio quest’ultimo, grazie ai territori, compresi quelli grecanici, croati, sloveni, catalani, che custodiscono radici e modelli culturali sia linguistici, sia religiosi, sia artistici, sia storico antropologico, che si propone come un incontro inclusivo in una geografia di un Mediterraneo che include e si apre a nuove e ben contestualizzate realtà sia storiche che moderne.

 





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