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Gli ultimi giorni di Giovanni Pascoli.
Di Giovanni Parisi

domenica 20 ottobre 2013

da presideparisi@libero.it




Gli ultimi giorni di Giovanni Pascoli

 

Faccio una preambolo: tutte le notizie sono desunte da meticolose ricerche via internet, ho solo il modesto merito di dare un senso logico a livello sincronico e diacronico, ho fatto il coordinatore di diverse scuole di pensiero e raccolto molto materiale sicchè nulla è di originale  e personale. Sono stato spinto dalla curiosità letteraria e pochi hanno parlato da noi degli ultimi giorni del Pascoli, ma solo della grandezza della sua poesia , come il nostro più grande poeta del 900. Il tempo delle tavole rotonde e dei dibattiti è finito . Il lettore abbia pazienza, se sarò lungo, non prolisso

Uno studio dello psichiatra  nel volume “ I segreti di casa Pascoli “ ipotizza l’ipotesi, ma solo come tale , di un rapporto edipico del poeta con la madre , per questo si sostituisce al padre ucciso da una fucilata , provvede alle sorelle Ida e Maria, verso le quali si sarebbe sviluppato un acceso amore incestuoso Lo studioso  Vittorino Andreoli  non cita documenti e fonti , non è credibile in quanto,se fosse vero, nessuno a questo mondo potrebbe dire di aver visto o assistito a questo mostruoso rapporto con le sorelle  Si raccontano facilmente le porcherie dei grandi, mentre si trascura il valore dato con la loro opera. Tutti sappiamo della tragedia che cade sulle spalle del Pascoli, dalla morte del padre Ruggero a quella della diletta madre e dei fratelli. Qualcuno interpreta  il famoso “ nido “ pascoliano come una monade senza porte e finestre, chiuso ermeticamente all’esterno, geloso e lui patriarca e  monarca assoluto, insomma, dittatore e despota della famiglia. Anche questo è falso. Giovanni ci teneva alla sua famiglia e questo non vuol dire che sia stato un egoista, tanto è vero che mai si è sposato per stare nel nido familiare e questo eventuale fidanzamento è stato sempre osteggiato dalle sorelle. Ida si sposa e Pascoli assiste alla disgregazione del suo nido. Il cognato Salvatore Berti fa continue richieste di danaro e lascia la moglie Ida sola con i figli per migrare in America.  Ida sposa il 30 settembre del 1895 a Santa Giustina. presso Livorno nella chiesa del Soccorso...Pascoli  ne è addolorato .Dopo il carcere e l’iscrizione alla massoneria,creatura del positivismo, perde fede ed ideali e diventa  agnostico, crede nel  mistero universale che avvolge il mondo, “ atomo di male “. Senza fede e ideali gli restano  il bere vino e cognac per dimenticare tanto dolore e lutti. Cade in depressione ed alcolismo e muore  il 6 aprile del 1912 di cirrosi epatica, nello stesso giorno muoiono Comencini ed Asimov Aveva appena 56 anni. Nelle memorie redatte dalla sorella si parla di epatite e tumore al fegato, il certificato di morte parla di tumore allo stomaco. Viene seppellito nella cappella annessa  alla dimora di Castelvecchio, frazione  di Barga . Aborriva  finire sotto terra e chiede di essere depositato nel catafalco mausoleo;oggi, una lapide riporta alcuni versi  di una sua poesia “ Casa mia “,( M’era la casa avanti, tacita al vespro tutta  fiorita al muro, di rose rampicanti ) La casa ospita “ Il museo Casa Pascoli “: la culla, oggetti della madre, i mobili dello studio di Bologna,le prime dizioni della opere pascoliane, dediche, fotografie, carteggi, la corrispondenza con l’amico Paolo Guidi,  Il mausoleo della famiglia Pascoli oggi si trova  nel cimitero del paese, sono sepolti i componenti della famiglia,, tranne il poeta,le sorelle Ida e Mariù.

La tenuta dei principi di Torlonia  comprende una villa del 1780, chiamata “ La torre “ L’amministratore era Ruggero Pascoli, ucciso, mentre tornava al paese . Bella “ La cavalla storna “, questa madre che disperata interroga la cavalla che portava a casa un cadavere “ con le briglie sciolte “ Alcuni versi “ ……..tu con le briglie sciolte tra le zampe /con dentro gli occhi il fuoco delle vampe /con negli orecchi l’eco degli scoppi    / seguitasti la via tra gli alti pioppi / tra il morir del sole /perché udissimo noi le sue parole  /Stava attenta la lunga testa fiera, /Mia madre l’abbracciò su la criniera / “Oh cavallina,cavallina storna /portavi a casa sua chi non ritorna  ! /a me che chi non ritornerà più mai ! / tu fosti buona ….Ma parlar non sai /Tu non sai , poverina;altri non osa  /Oh ma tu devi farmi una una cosa /tu l’hai veduto l’uomo che l’uccise / esso t’è nelle pupille fise / Chi fu ? Chi è ? Ti voglio fare un nome / E tu fa cenno . Dio t’insegni come “ / Ora i cavalli non frangean la biada ;/ dormian sognando il bianco della strada / La paglia non battean con l’unghie vuote / dormian sognando il rullo delle ruote / Mia madre alzò nel gran silenzio un dito:/disse un nome …..Sonò alto un nitrito. “

Pascoli frequentò solo per consuetudine la piccola chiesa della Madonna dell’Acqua che,confina con il giardino  di Casa Pascoli , amò molto questo piccolo edificio, scrisse agli amici  sammauresi nel 1897 ….e l’ospite saluterà  commosso il suo mondo ideale che ha per  confini il Luso e Rio Salto e per centro la Madonna dell’Acqua e il camposanto fino ai cipressi ……. “  L’agonia fu lunga, non si svegliava , il respiro affannoso e grosso,il sonno durava da più di venti ore. Nella stanza c’erano tante immagini di santi. Fu pensato di chiamare un sacerdote  per l’estrema unzione  Maria mandò a chiamare dal convento dell’Osservanza  il francescano Padre Paolino, suo amico,  Fu chiamato Falino, un messo, ma il frate non arrivò mai . La sorella Maria rimase senza parole, disgustata..L’assistenza nella notte fu affidata ad un sanitario  , il prof Facchini, mano nella mano con la sorella . Dopo ben 36 ore, Giovanni si sveglia e desta un sussulto di meraviglia in Maria. Il prof Silvagni si meravigliò. La sorella capiva che uscito dal sonno entrava in agonia.  Alle ore 15 del Sabato Santo il 6 aprile del 1912, apri’ gli occhi, sollevò ed abbassò convulsamente le braccia  con un alto grido, reclinò il capo  da una sola parte , emise tre brevi respiri e poi … nulla, la morte.  Moriva a 56 anni come Beethoven. I giornali d?Italia e d’Europa ne diedero notizia,gli articoli  sono ancora nella biblioteca comunale di Bologna. Il re inviò un telegramma , i rappresentanti della politica e della cultura, lo stesso popolo partecipò al lutto cittadino G. D’Annunzio scrisse :” Arachon ,6 aprile- Giovanni Pascoli  è il più grande  ed originale poeta apparso in Italia  dopo il Petrarca. Questo sarà riconosciuto quando l’Italia  rinnoverà anche le vecchie tavole dei valori poetici e al Direttore del  “ Giornale del Mattino “  scriveva: “ La mia devozione  per lui era stata di gratitudine ecc. ecc. “ La camera ardente fu visitata da una gran folla ,  autorità politiche e  . I funerali  furono compiuti a Bologna  il martedi’  9 aprile con un lunghissimo corteo preceduto da un frate francescano.. Furono  lunghe  e tumultuose le discussioni circa il definitivo riposo.  Lo chiedeva a gran voce la Romagna, la sorella volle tener fede al testamento del fratello “ Maria mi porti nella mia casa per morirvi in pace , presso i  miei morti “Maria fu risoluta alla proposta di tumularlo  a Bologna  presso la tomba del Carducci o in Santa Croce ma, solo a Castelvecchio di Barga. Nella sua scelta fu rincuorata  da Don Barrè. La lunga fila delle persone che salutavano il Pascoli durò due giorni, giorno e notte. I funerali furono celebrati  nella Cattedrale  di San Petronio a Bologna  il martedi del 9 aprile. Dopo i funerali, la salma partiva  alla volta di Barga accompagnata da politici e dall’on. Luigi Credaro, ministro della Pubblica’Istruzione. Una folla commossa accompagnava il poeta all’ultima sua dimora, c’era anche con gli studenti il prof  A. Mancini , sotto una fitta pioggia che non accennava a diminuire.. Suonava la banda cittadina  la marcia funebre di Chopin. Il feretro fu chiuso in un loculo provvisorio nel cimitero cittadino . Per timore che la salma fosse trafugata per due giorni le guardie comunali  fecero a turno la guardia. Pascoli rimase nel loculo dentro la grave cassa di noce il 6 ottobre  Maria decise di metterlo in un sarcofago esterno visto che negli ultimi giorni di vita  il poeta aveva espresso l’orrore di finire sotto terra . Delle esequie ne fa un dettagliata descrizione  il padre  Don Luigi Pietrobono “ … I campi sono pieni della sua anima. Lungo  la via da Lucca a Barga, risalendo il Serchio, tutto è stato visto dal Pascoli “  Aveva scritto. “ Oltre tomba, è la sua vita, la ricchezza, la gioia è la voce che cerca i  cuori dove echeggiare “  Era gente umile , avevano lasciato il lavoro, i contadini erano andati a rendergli omaggio  con i fiori di campo in  mano  Avvertiva la morte il Pascoli . In una lettera scrive “ Caro Vittorio, l’Europa vile mi farà morire del mal di Napoleone “ Per i medici la profezia della morte era certezza , anche se Giovanni e Maria non sapevano nulla .I timori del  dott Caproni avevano avuto conferma  dai professori  Bianchini e Ceci ; a Francolini comunica di “ non sentirsi bene  “

Abbiamo raccontato a brevi tratti  gli ultimi anni e giorni del grande poeta, certo per il suo centenario l’anno scorso molti critici hanno parlato e scritto molto. La sua “ Domus “ oggi museo è vistabile , ma resta la sua opera immortale con gli  epigoni  e gli imitatori fasulli. La morte ha accompagnato Pascoli dal convento dei Cappuccini con la morte di una adolescente descritta nell’” Aquilone “ mentre la madre  pettina il capelli del figlio morto “ dai bei capelli ad onda per non farti male “  Ne “ Il giorno dei morti “ scrive . “ Io vedo ( come è questo giorno scuro )/ vedo nel cuore , vedo un camposanto / con un folto cipresso alto sul muro / e , quel cipresso fumido si scaglia / allo scirocco: ad ora ad ora in pianto/ sciogliersi l’infinita nuvolaglia …… “ Il Pascoli è il poeta del dolore e della speranza, è vissuto fuori e lontano da ogni correntismo letterario, obbedendo alla voce del cuore, al dolore di vivere come dramma dell’esistenza terrena, in una temperie storica esistenzialista . Sotto il peso dello scientismo positivistico, Pascoli  non ha avuto l’approdo nella fede, ma nel mistero e nella famiglia ,ne ha fatto solo un nido Noi ci  abbeveriamo ogni giorno alla sua poesia  immortale ed è come se vivesse tra noi tutti, a tavola , a lavoro. E’ questa la grandezza della poesia, gli uomini muoiono e ne nascono altri, ma la poesia vera resta immacolata ed eterna.  Poetastri e poetucoli passano di moda, durano una stagione, è già tanto.-

Abbiamo riesumato la sua morte con l’intento di riviverlo ed abbracciare il grande  poeta del nostro 900.

 




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