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Gennaro Cassiani, costituzionalista meridionale, a 110 anni dalla nascita
di Micol Bruni

mercoledì 18 dicembre 2013

da csrbruni@alice.it


Micol Bruni: Avvocato, Cultore della Materia in Storia del Diritto Italiano UNIBA


Popoli migranti e tutela dei popoli in fuga

Popoli migranti e tutela dei popoli in fuga. Riprendiamo la lezione di un costituzionalista meridionale: Gennaro Cassiani a 110 anni dalla nascita

 

 

di Micol Bruni*

 

 

 

      Ci sono stati giuristi, costituzionalisti, politici che hanno affrontato la questione relativa al legame tra diritto e tutela delle minoranze linguistiche. Uno dei punti di riferimento che ha lasciato un segno ben marcato all’interno delle norme costituzionali italiani è stato certamente Gennaro Cassiani.

      Gennaro Cassiani, politico, avvocato penalista, statista, più volte Ministro nell’Italia democratica, scrittore, meridionalista, uomo di pensiero. Una figura di primo piano anche nel mondo cattolico – giuridico. Infatti  nella cultura sociale - cristiana, grazie ad una lettura politica degli avvenimenti, dei fpercorsi storici e ad una interpretazione   storica stessa dei fenomeni, la figura di Gennaro Cassiani (a 110 anni  dalla nascita: nato a Spezzano Albanese, in provincia di Cosenza,1903  e morto a  Roma, 1978), in un contesto tra gli anni Trenta e Sessanta, ha svolto  una particola importanza sia per gli incarichi che ha rivestito sia per la stimolazione dialettica che è stato capace di innescare.

Attraverso un confronto serrato tra istanze politiche e percorsi culturali la sua presenza ha lasciato dei segni tangibili proprio in un legame tra le articolate culture in un confronto tra società occidentali e popoli provenienti dall’Oriente. Applica la visione giuridica alla cittadinanza alla libertà. Si è cittadini nella cittadinanza al rispetto delle identità. Questo sembra un monito che non ha mai abbandonato l’opera di Cassiani. Oggi ritorna nel dibattito anche tra popoli migranti e  popoli emigranti.

Il dato centrale, la sua formazione giuridico – umanistica è una testimonianza importante,  è che Cassiani parte da una visione culturale e umana della politica. Ovvero la politica è all'interno della cultura attraverso esempi e partecipazione. Il concetto di partecipazione in Cassiani assume una duplice valenza: giuridica e antropologica. Ovvero il diritto e la conoscenza sono due aspetti per affrontare le questioni.

      Ho già scritto in altre occasioni ma mi preme ribadire che ci sono aspetti significativi nell'impegno di Gennaro Cassiani. Aspetti che si sono esplicati non solo su un piano istituzionale ma anche (e nella prima fase soprattutto) su quello di una cultura militante. La sua è una formazione militante che si sviluppa, sin dalle prime esperienze, attraverso un costante rapporto con la realtà territoriale, con le realtà territoriali. E queste realtà si trovano sempre in quel  suo rapportarsi con le Istituzioni, con la politica alta, con le sue metodologie espressive in quelle  sue esperienze nei vari settori nei quali si è trovato ad operare e nei vari problemi con i quali si è quotidianamente confrontato.

      La politica come modello di comunicazione alla cui base doveva esserci, comunque, un sistema di valori che avevano come riferimento l'uomo. Una matrice profondamente cristiana che è maturata negli anni la cui centralità è stata sempre rappresentata dagli ideali della politica. Una politica come servizio per l'uomo, per la crescita dei territori, per lo sviluppo delle comunità all'insegna di una dignità e di una profonda consapevolezza nei confronti di quel tempo nuovo che si affacciava all'orizzonte. La questione arbereshe era un orizzonte nel suo essere e manifestarsi uomo delle istituzioni.

      Capire i tempi nuovi e la storia, egli amico di Aldo Moro aveva ben capito i “tempi nuovi”, che avevamo davanti già a partire dagli anni turbolenti della primo periodo nel quale si preparava la stagione post - fascista. Ebbene, Cassiani nel concetto di ribellione (termine e definizione ben studiata nella sua tesi di laurea del 1925) manifestava non soltanto una sottolineatura giuridica ma un essere dell'esistenza che congiungeva il pensiero morale con l'atto politico. Un rapporto che è stato un tassello necessario per comprendere la società dagli anni Cinquanta in poi. Un rapporto che trovava la sua dimensione comportamentale nell'idea etica.

      L'etica della politica nella visione morale dei problemi che andavano affrontati e risolti. Ma non oltre la politica. Sempre all'interno della politica perché la politica, per Cassiani, partiva da una testimonianza spirituale, da un sentimento che focalizzava le questioni vere, le radici problematiche dell'essere uomo in una comunità di uomini. Forse anche in questo stava il suo raccordo con la cristianità della cultura di un popolo che diventava civiltà.

La questione relativa al diritto alla tutela delle minoranze linguistiche ed etniche ha come base, in Cassiani, questo significato umanistico e giuridico “ a priori” e se vogliamo “a prescindere…”.

Oggi dovremmo, credo, ritornare alla lezione di Cassiani. In tempo di etnie migranti e di immigrazioni emigranti (dovremmo poter discutere su questi aspetti che sono dentro i processi politici sul concetto – valenza di “popoli in fuga” sia sul piano politico che giuridico) ridiscutere sulla Legge Bossi – Fini senza un attraversamento storico – giuridico che possa riguardare la normativa sulla tutela delle minoranze linguistiche sarebbe compiere una discussione a metà.

Mi auguro che si possa aprire una vasta discussione su una tale tematica partendo proprio dalla “umanizzazione” del diritti alla tutela secondo la concezione di Gennaro Cassiani.

 




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