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L’ardire di sostenere la verità.
giovedì 30 gennaio 2014

di Pierfranco Bruni




L’ardire di sostenere la verità.

Quanti docenti, nelle scuole italiane, avranno le palle per parlare della violenza comunista sugli infoibati e del Pirandello Fascista?

 

 

di Pierfranco Bruni

 

 

Nelle scuole italiane, e in modo particolare negli Istituti superiori con indirizzo (chiamiamolo così) classico – umanistico, ma anche scientifico (mi riferisco ai Licei), il Novecento letterario italiano, ma anche la storia del Novecento, la filosofia e l’arte contemporanea sono mal studiati o studiati in modo  “scientificamente” conformista o con la dovuta “correzione” politica nel momento in cui si tenta di entrare in autori o di fare affermazioni che sono fuori dai canoni antologici.

Ci sono responsabilità istituzionali, chiaramente. Ci sono responsabilità  pedagogiche per chi adotta i testi scolastici (alcuni con errori anche di nascita e morte degli autori, come ho avuto modo di denunciare più volte).

Il Novecento italiano si è studiato male e si continua a proporlo peggio. È da anni che, come Sindacato Libero Scrittori Italiani,  solleviamo una tale questione e credo che sia giunto il momento di porre termine a questa avventura.

Cosa ci aspettiamo da una scuola che offre conoscenze dimezzate? Cosa ci aspettiamo da docenti che non hanno il coraggio, direi dannunzianamente l’ardire, di aprire una vasta dialettica su posizioni culturali, su autori non conformisti alla vulgata, su vuoti che i libri di testo presentano, su strafalcioni che passano inosservati?

Io sono uno di quelli che ha fatto battaglia al tempo del mio disordinato Liceo. Sono uno di quelli che ha studiato sul Salinari e Ricci, contestandolo dalla prima all’ultima pagina, rischiando in nome della verità storica, ma il Salinari e Ricci portava a chiare lettere una visione ideologica della letteratura con una prassi filosofica sottolineata dall’inizio.

Io sono uno di quelli che ha studiato sul Natalino Sapegno che non ho mai accettato, ma Sapegno non commetteva errori di datazione. Piuttosto ti incalzava ad approfondire una visione antistoricista della letteratura.

Io sono uno di quelli che non ha avuto la fortuna di studiare sul De Felice (se non all’Università, ma per mio conto) ma sul Villari, ma Villari trattava il Fascismo da  vero antifascista con schiettezza.

Oggi con i moduli c’è un apprendistato al pressappochismo. Ci sono letterature antologiche che dedicano moduli a Sartre e dimenticano Camus. Sapete perché? Ci sono storie antologiche che aprono intere finestre su Moravia relegando Pavese a scrittore neorealista. È una vergogna.

Ci sono testi che fanno morire Ignazio Silone nel 1977 invece dell’agosto 1978. Nonostante la denuncia si è continuato su questo errore con buona pace di chi ha riadottato il testo. Vergogna.

Ma in quale Italia scolastica e culturale viviamo? È buono e giusto dire che Pavese ha avuto la tessera del PCI e perché non si dice, con documenti alla mano, che è stato Fascista, tesserato e ha fatto voto al Fascismo con delle missive sue e della sorella indirizzate al Dux della Patria?

Quante sono le pagine dedicate alla storia delle Foibe? Da quando se ne parla? Cosa si fa realmente nelle scuole per educare alla conoscenza di ciò che è stato il comunismo e la violenza comunista in Europa e nel triangolo della morte?

Quale rapporto c’è stato tra il comunismo italiano e quello titino proprio negli anni degli infoibati? Bene, quanti docenti avranno il coraggio di fare un parallelismo tra il Nazismo e il Comunismo? I due mali assoluti? Quanti avranno il coraggio di dire che i morti ebrei e i morti infobati non appartengono alle categorie A e B?  Quanti avranno il coraggio di parlare dei campi di concentramento comunisti e degli arcipelaghi solgenezziani o del genocidio armeno per mano  ottomana e poi comunista?

Quanti avranno il coraggio di dare un senso politico alla visione del Machiavelli maestro indiscusso del primo Mussolini? Il Machiavelli filosofo e non letterato. Attenzione. Il Novecento non si studia con le novelline cattocomuniste del vogliamoci bene e dell’odio classista verso i non comunisticattolici.

Signori miei è ora di finirla. I docenti tirino fuori le palle, con la libertà delle prove e dei testi, e dicano tutte le verità scomode ai ragazzi. Ma devono conoscerla, nella verità documentata, la storia. Devono interpretarla la letteratura e devono scavare nei testi e non proporre pagine tagliate dalle antologie politicamente scorrette o passate da annotazioni critiche accomodanti.

Molti  docenti dovrebbero ristudiare la cultura e l’identità italiana basandosi non sul già detto, ma sui documenti, sulla ricerca, sul costante studio. Lo so che è difficile, ma almeno dovremmo avere il coraggio di dire che Pirandello, e Pirandello è un pilastro del Novecento europeo, è stato tessera Fascista proprio nel momento in cui Mussolini era stato accusato del delitto Matteotti, ovvero 1924.

Pirandello, per rispondere alle accuse rivolte a Mussolini, chiese volontariamente la tessera del PNF.  Non si può capire Pirandello e la giostra della sua ironia sui personaggi, che recitano a soggetto, se non si comprende la formazione e la cultura Fascista di Pirandello.

Come si fa a spiegare a un ragazzo D’Annunzio senza Fiume, senza l’Interventismo, senza la Carta del Carnaro, senza l’Alalà, senza il suo rapporto con Mussolini?

Come si fa a raccontare Pascoli senza penetrare il socialismo nazionalpopolare e il suo discorso di Barga? Raccontiamo favolette e non la vita vera e la formazione di un autore? Pascoli anticipa, con le sue posizioni, la guerra Fascista in Africa.

C’è qualche docente a rischiare un pizzico di verità raccontando la storia con la verità dei documenti o recitiamo soltanto il gioco delle tre carte nel dire che il più grande filosofo del Novecento italiano è Bobbio con il resto di Gramsci, ma quale Bobbio? Il Bobbio Fascista e messo in cattedra da Mussolini o il Bobbio che rinnega tutto scordandosi di essere stato Fascista?

Chi ricorderà quest’anno il settantesimo anniversario dell’uccisione comunista di Giovanni Gentile avvenuta nel 1944?

È ora di smetterla. Perché altrimenti, come diceva il mio amico Franco Califano, tutto il resto è noia. Già, è conveniente non modulare Cesare Pavese e innalzare altari a Italo Calvino. Perché? Perché verrebbe fuori che Pavese non solo è stato Fascista, ma è stato anche un accanito anticomunista e “La luna e i falò” resta, per chi lo sa leggere, il manifesto dell’anticomunismo resistenzialista.

Questi fatti non bisogna raccontarli, altrimenti verremo indicati con il dito come se fossimo dei pazzi. Ma solo i pazzi, signori miei, possono dire la verità perché conoscono la verità e perché appartengono, questi pazzi, ad una generazione che non ha mai tradito valori, ideali ed eredità.

Sono figlio di una nobiltà di valori che non ha mai tradito e ha saputo camminare con la coerenza delle idee. Una generazione tra le eredità che può vantarsi di guardare gli altri negli occhi senza mai abbassare il capo.

Vi invito, se posso permettermi, a leggere un libro di Nino Tripodi, in cui si parla degli intellettuali e degli scrittori tra due bandiere o a sfogliare le annate della rivista “Primato” di Giuseppe Bottai.

In entrambi c’è letteratura, c’è arte, c’è storia, c’è filosofia. Il primo grande dibattito sull’Ermetismo, con  firma Montale, cominciò su “Primato”, il primo articolato dibattito sull’esistenzialismo, con firma Abbagnano, aprì una forte dialettica su “Primato”, i valori artistici e plastici dell’arte contemporanea vennero sviluppati su “Primato” con l’allora Guttuso Fascista, diventato poi icona del comunismo. Erano gli anni che andavano dal 1940 al 1943. Pensate agli anni precedenti.

Ebbene sì, sono documenti e con i documenti si fa la cultura di una Nazione e si costruisce una identità, misera o nobile, e sui documenti si dovrebbe basare la formazione, condivisa o meno, di generazioni.

Il resto, in quest’Italia allo sbando, è veramente noia. Ma quali e quanti docenti avranno le palle, con il coraggio della verità,  per parlare del rapporto tra Nazismo e Comunismo, e del loro parallelismo, e della violenza comunista sugli infoibati?

 




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