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L'Altra Martina”
a Manufacta: musica e parole dallo Sprar

lunedì 28 aprile 2014

da Associazione Salam




 

Nella bella cornice di Casa Capellari a Martina Franca, la città della Valle d'Itria ha potuto nuovamente mostrare il suo volto ospitale: e lo ha fatto nell'ambito della rassegna Manufacta la festa dell'autoproduzione e del baratto, domenica sera, con “l'aperitivo musicale multietnico”.

Organizzato da Artefranca, in collaborazione con l'Associazione Salam, l'aperitivo è stato occasione per conoscere gli ospiti del progetto “La mia nuova città”, che dà il nome al Servizio di protezione  per richiedenti asilo e rifugiati di Martina Franca. Quello che in altre realtà è rimasto slogan elettorale, a Martina la vera “accoglienza” si sta infatti concretizzando in questo progetto a cui l'amministrazione comunale ha fortemente creduto, tanto da attuarlo: “usando i fondi europei che sono arrivati a Martina Franca; nessun cappello”, ci tiene precisare l'assessore alle Politiche Sociali Donatella Infante, “ma un atto pratico, il frutto di una buona amministrazione, affinché il dovere e la responsabilità politica siano quelle di dimostrare che l'Europa che vogliamo, si costruisce aprendo le frontiere e non facendo passerelle a Lampedusa”.

Lo Sprar dunque deve essere visto positivamente, non solo come occasione di confronto, scambio solidale ed arricchimento reciproco culturale, ma anche come una “risorsa”: una ricaduta economica per il territorio della Valle d'Itria.

Lo Sprar inoltre, come ha voluto sottolineare la dottoressa Simona Fernandez, presidente dell'associazione Salam (l'ente attuatore),“mira ad un'accoglienza diffusa”: pone al centro delle sue attività la persona, che non è un immigrato venuto qui in Italia per ragioni economiche, ma colui o colei in fuga per motivi umanitari, politici, religiosi. Gli ospiti dello Sprar di Martina Franca hanno alle spalle un passato segnato da guerre, persecuzioni, sofferenze, repressioni: come quella raccontata tra musica e parole dal mediatore culturale Abbas, di provenienza Kashmira che sulle note di “Kashmir mere” (il mio Kashmir), ha potuto descrivere il momento della separazione dal suo paese e dalla sua famiglia. Era un insegnante di inglese, e partecipava nel Kashmir pakistano ad una manifestazione per chiedere e rivendicare il diritto all'indipendenza del suo paese. E' stato individuato dai servizi segreti. Ed è stato costretto a fuggire. Le manifestazioni politiche, come ogni libertà di espressione, di assemblea e di riunione per l'indipendenza del Kashmir sia in territorio pachistano che in quello indiano non sono infatti garantite e sono  puntualmente represse. Il Kashmir, racconta Abbas, è un paese di cui non si parla. Diviso da troppi confini ed interessi di altre nazioni: Pakistan, India e Cina. “It's a Paradise in the world” Un paradiso nel mondo, così Zahid un altro ragazzo ospite dello Sprar descrive il suo paese: un paradiso di risorse che i kashmiri non possono utilizzare perché in mano ai tre Stati, che contro di loro usano la forza, ed ogni forma di violenza e repressione. “God give us our heaven” non è solo una canzone ma rappresenta un inno nazionale che non è possibile però sentire nelle trasmissioni radio e tv, perché considerato illegale. Ospite dello Sprar, anche Mustahson, un giovanissimo Kashmiro che ha subito persecuzioni sempre di natura politica. La sua consapevolezza di voler appoggiare la causa kashmira è maturata fin da piccolo, da quando nel Kashmir pakistano la sua famiglia veniva privata delle sue proprietà presenti nel Kashmir indiano, e separato dai suoi affetti più cari a causa di un confine invalicabile, un altro “muro di Berlino”.

I rifugiati o richiedenti asilo politico sono al momento 25, quasi tutti giovanissimi e tra questi ci sono anche tre donne e due bambini. Ciò che si propone lo Sprar di Martina Franca è quello di dare  loro la possibilità di riappropriarsi dei loro spazi e della loro vita, attraverso un innovativo percorso di integrazione/inclusione che punta a rendere indipendente il singolo, risaltandone le sue doti, abilità, conoscenze.

Ahmadi ad esempio era un abilissimo barbiere. Lavorava, svolgeva la sua attività autonomamente, nella sua barberia nel nord Afghanistan. Poi, un giorno apparentemente come un altro, ricevette una lettera dai talebani: la minaccia di far saltare il suo negozio se avesse continuato a tagliare la barba in maniera occidentale, che voleva dire non tagliare la barba lunga come un pugno, non rispettando “secondo la loro interpretazione”, le leggi del Corano: ci tiene a precisare Ahmadi, che nel Corano ci crede. Era stato accusato così di essere un collaborazionista. In realtà dietro questa “imposizione” o divieto si celava la reale motivazione: costringere Ahmadi a lasciare il suo negozio e la sua famiglia, per allinearsi e aderire alla organizzazione talebana, pena la sua stessa vita. Ahmadi rifiutò con determinazione. Ogni giorno ritornava al suo lavoro. Ma questo suo rifiuto gli costò caro. . Nonostante le continue minacce, un giorno, proprio mentre ritornava al lavoro, si è visto saltare in aria il suo negozio: tanti anni di lavoro sfumati, una vita distrutta, le sue prospettive future frantumate in un solo attimo. La sua fuga non è stata programmata. E' stata il frutto di una scelta repentina, difficile, sofferta. Anche perché Ahmadi non è stato costretto a lasciare solo la sua terra, ma anche sua moglie e i suoi due piccolissimi figli. Come negare allora ad Ahmadi e agli altri rifugiati e richiedenti asilo politico il diritto di sperare in un futuro migliore?

Rispondono a questa necessità, gli Sprar, come “La mia nuova città” di Martina Franca che si propone di essere soprattutto un progetto di accoglienza integrata. La storia di Yasin in questo senso è esemplare: fuggito da Gaza, “una prigione a cielo aperto”, come lui l'ha definita, riesce ad arrivare in Italia. Dopo diversi anni di vita nel nostro Paese, Yasin oggi parla un italiano fluente. E' per questa ragione che lo Sprar di Martina Franca riconoscendo in lui importanti competenze linguistiche lo ha assunto come interprete.

Yasin, come Abbas, Zahid, Mustahson, Ahmadi, insieme a tutti gli altri ospiti dello Sprar hanno oggi una speranza in più, che si chiama “La mia nuova città”, Martina Franca.

 

Antonietta Podda

Responsabile della Comunicazione Sprar di Martina Franca

380.7587924

 

Simona Fernandez

Presidente Associazione Salam

www.associazionesalam.org

333.39 88 354




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