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Miguel Chutariados a cento anni dalla morte
giovedì 22 maggio 2014

L’esilio e lo sconforto del poeta dell’inedito: “Libro de canciones para la Vida Nova”

da csrbruni@alice.it




Libro de canciones para la Vida Nova

 

 

Miguel  Chutariados a cento anni dalla morte tra Dante e D’Annunzio. L’esilio e lo sconforto del poeta dell’inedito:

Libro de canciones para la Vida Nova”

 

di Pierfranco Bruni

 

 

 

Chi è Miguel  Chutariados? Molto poco si sa di questo poeta. A cento anni dalla morte, rileggendolo e leggendo soprattutto questo poemetto dalle matrici “dantesche” dal titolo: “Libro de canciones para la Vida Nova, credo che bisognerebbe proporlo anche attraverso un’analisi testuale e una interpretazione comparativa tra i poeti che lo hanno formato.

C’è nella sua formazione, naturalmente, Dante Alighieri. Un Dante che è quello della “Vita Nuova”. D’altronde il poemetto proprio alla “Vita Nuova” rimanda, e il suo passeggiare tra le parole costituisce un preciso indizio se non un forte inciso sia letterario che estetico – metaforico.

Dante, dunque, certamente. Ma c’è anche il primo Gabriele D’Annunzio che campeggia in questo inedito ed è un dato significativo legare la funzione che ha avuto Dante a quella che ha avuto D’Annunzio. Soprattutto perché questo poemetto risale proprio al 1914. Sembra un testo scritto come testamento.

Ed è come se Miguel  Chutariados, nato nel 1855 – e morto nel 1914, volesse indicarci un percorso di una poesia che diventa sì un attraversamento esistenziale, ma diventa, soprattutto, un viaggiare nel linguaggio. Ci sono elementi formativi che richiamano linguaggi diversi. Un poeta spagnolo di cui, come dicevo, si conosce ben poco.

Ho avuto modo di parlarne nel mio recente incontro a Siviglia dedicato al mio libro: “Che il dio del Sole sia con te”. Parlando e discutendo del mio viaggio letterario e poetico ho avuto la possibilità di raccontare della non “conoscenza” profonda di Miguel  Chutariados.

È nato in Spagna, ma è morto a Cuba, almeno così sono le voci più accreditate. Ho trovato, comunque, molto poco sulla sua vita. Sono in possesso di questo inedito perché era tra le carte e gli studi, lasciati incompiuti, di Francesco Grisi.

È uno scritto da indicare e da sottolineare come elemento significativo di una parola che ha la sua visione “meticciata” in termini di vocabolario linguistico e letterario. Ho cercato di offrire una traduzione dallo spagnolo. Ci sono molti aspetti da rivedere e da riconsiderare, ma credo che parlarne, oggi, sia un fatto importante.

A cento anni dalla morte. Ci sono tre riferimenti sui quali sto cercando di riflettere.

Il primo riguarda l’assenza della sua poesia e della sua figura dal quadro della poesia spagnola o ispano-americana (essendo morto, come alcune voci sostengono, a Cuba).

Il secondo attesta la straordinaria valenza della poesia e della letteratura italiana nella sua formazione. In questo poemetto c’è la sua formazione che è fatta da un vocabolario letterario prettamente italiano.

Il terzo riferimento è, appunto, il chiosare, tra i suoi versi, Dante con D’Annunzio. Questo ultimo riferimento sembra proporci una chiave di lettura e anche una precisa indicazione.

Se è necessario conoscere Miguel  Chutariados, dunque, è chiaramente necessario leggerlo. Ed è quello che cerco di proporre.

 

***

 

Libro de canciones para la Vida Nova

 

Canzoniere per la Vita Nova

Di Miguel  Chutariados

1855 – 1914

 

A cura di Pierfranco Bruni

 

 

1.

Il mio esilio non ha la trasparenza del tuo duro pane

E anche se scendo e salgo le scale dell’Inferno

Non ho sconfitto il pianto della donna che ho chiamato Madonna

Perché so di restare nella città sepolta dalle solitudini.

 

 

-(Mi exilio no tiene la transparencia de su pan duro
E incluso si voy hacia arriba y abajo de las escaleras del infierno
Yo no he vencido las lágrimas de la mujer que me llamó Madonna
Porque conozco a permanecer en la ciudad sepultada por solitudin.)-

 

2.

Non ho specchiato i tuoi occhi nel mio sguardo

Nella tua giovinezza che non fu mai giovinezza

Ho colto una rosa che bianca non è

Eppure di te ho parlato come se fossi la nova vita.

 

3.

Ginepri e odor di giardini tra i gigli e i garofani

Furono le nostre parole che più non ho tra le vele di un mare morto

E se ti ho cantato nello scavo dell’essenza della malinconia

È perché altro non ho potuto se non trascinar abitudini.

 

4.

Ignuda tu fosti a rimembrar le mie carni

Ma a conoscere il core mio non è bastata la conta del tempo assente

E giammai potrai essere gabbiano

Ora che il mare si è raccolto nel deserto.

 

5.

Se a Didone fu tolto lo spazio del caduco amore

A te porgo il respiro nell’assenza di una stella cercata tra il buio e il silenzio

A dipingerti con le dita tra i colori il tuo profilo è sfuggente

E il mio sorriso è soltanto una questione di ombre che restano a vigilare l’aurora.

 

6.

Tutto muore. Mi hai sussurrato nella sera caduta tra i rovi

Ma se tutto muore è perché noi due abbiamo interrotto i passaggi del tempo

E quando il tempo ha straziato le ore e i giorni si ode soltanto il cantare del cigno

A volte anche la morte non basta a far morire.

 

7.

Se a cantare io mi dedico in questa pazienza di anni persi

È perché altro non so fare

E tu non sei né colomba né gabbiano

In questa smarrita via che è solo illusione.

 

 

8.

Tra le tentazioni e i dissolvimenti

Non menar per altre strade

E se io ho anni persi

Tu ti sei persa negli anni.

 

9.

A dirti oggi posso che senza incontrar sciagura

Il tuo corpo nudo ho amato

Sino alla sera tramontata

Tra le tue e le mie mani.

 

10.

Senza disdegnar alcuna tristezza

Io sono del mio esilio il custode

E tu a navigar i mari ti distanzi

Anche se al sol ascoltar il tuo nome

Le parole e il sangue infrangono

A colpir dritto nel mio core.

 

11.

Mai vita nova potrai espirare

Per colpe e amore

Nell’anima spezzata

Io di te timore non potrei raccogliere

Ora che sconforto ha la mia vita.




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