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Se custodire la nobiltà è dare memoria e senso a un tempo che non c'è più
martedì 22 luglio 2014

di Pierfranco Bruni


bruni e famiglia




Mi convinco sempre più che le famiglie fanno la storia delle comunità.  Non bisogna mai avere rimorsi. La vita può essere un racconto tra nostalgie e vissuti, tra ricordi che diventano memorie, tra il quotidiano che cammina nel presente e il desiderio di creare le vie del futuro.
La vita ha sempre un bussare alla porta del destino pur coltivando il silenzio. Posso avere tante speranze andate smarrite ed è anche giusto, ma non mi permetterò mai di avere rimorsi.
Posso avere una filigrana di rimpianti, e cerco di non averne, ma mai dovrò avere pentimenti. Rimorsi e pentimenti non tracciano la mia strada.

Mio padre mi ha suggerito sempre di saper guardare negli occhi e di giocare a carte scoperte lungo i giorni. Io ho sempre vissuto questo insegnamento. Le finzioni e le maschere non hanno senso quando si ha il coraggio e la nobiltà  di ascoltare, nel tempo che passa o che è passato, l'orgoglio della propria dignità.

Cosa è stata questa mia famiglia nell'attraversamento dei secoli? Cerco di costruire, con la fantasia del mistero che non mi abbandona, la "stirpe" dei Bruni - Gaudinieri.
Una grande famiglia. Tra commercianti, che hanno segnato un'epoca, educatori e uomini di legge e matematici. Il mio spazio di viaggio si ferma a ciò che ho vissuto. Volutamente. A ciò che ho conosciuto. Volutamente. A ciò che ho visto. Ma la storia ha profondità di radici.
I Bruni sono stati, alla metà dell'Ottocento, i primi commercianti nei tabacchi. Ci sono storie dentro le storie. I primi a confrontarsi con la "coltivazione" della liquirizia in quel territorio chiamato il Concio, ovvero "U' Cuonzo". I primi a portare nelle Calabrie il sale raffinato dalle saline. I primi a realizzare una economia a rete in un territorio soltanto a vocazione agricola. Sono stati innovatori per stagioni e anni e hanno realizzato le prime imprese, quelle che venivano definite ditte.
Il coraggio di scommettere. Il coraggio di investire ponendo come rete di una economia il commercio. Gli antichi commercianti hanno sempre avuto l'anima dei mercanti arabi in un tempo in cui il mercato cambiava le strutture dell'economia e dei paesi.

Per decenni sono stati riferimento in una geografia territoriale molto ampia. Non smetto di leggere Italo Svevo  anche per questo motivo, mentre i Buddenbrook di Thomas Mann mi accompagnano costantemente.
I Bruni - Gaudinieri sono stati tra i Buddenbrook e i Gattopardi. Il commercio, la nobiltà e le terre. Proprietari terrieri. Sia l'una che l'altra famiglia. E la tetta si legava alle famiglie che hanno solcato la storia. Quella con la verità e che non appartiene alle spigolature.
Nella storia dei Gaudinieri ci sono nobiltà stemmati e personalità militari che  hanno  retto la Monarchia sabauda. Il colonnello al servizio del Re. Parentati tra radici greche e mediterranee  e origini albanesi mai perde e msi rinnegate. Anzi una dinastia che continua von l'orgoglio della consapevolezza.

La borghesia e la nobiltà si sono intrecciate in una Calabria che non smette di recitate il tempo delle terre occupate con i forconi. Ma questa è soltanto antropologia e folclore, mentre la storia vera è nella verità delle famiglie che hanno dato un senso alle comunità. Senza un legame tra la borghesia e il ceto nobile la Calabria e il Sud sarebbero state province affiliate ad Imperi stranieri. Senza l'anima della borghesia - nobiltà non ci si sarebbe salvati dalla miseria e dalla povertà dei paesi.
I Bruni - Gaudinieri hanno dato la possibilità a molte famiglie di sopravvivere e di costruirsi una strada. Hanno dato pane a intere famiglie. La storia è un intreccio e i destini delle comunità vivono altri viaggi, ma non   si smette mai di imitare chi ha tre gradini in più... Ma i gradini si possono anche raggiungere e superare mentre la nobiltà ha altri percorsi perché proviene da altro e ha un orizzonte che è oltre come il lignaggio lo stile l'eleganza...

La nobiltà la porti nel sangue negli sguardi nell'essere e nell'essere stati perché ciò che si è stati non può essere dimenticato... La ricchezza non fa la borghesia e la nobiltà ha un essere nella ragione... Non se se i miei figli capiranno mai questo essere stati...

Lo zio osservava Tancredi e poi dopo il ballo si mise a dialogare con le stelle...

Ma la vita compie il suo viaggio.
Io, a volte, mi sorprendo a raccogliere nostalgie ma poi mi fermo perché bisogna restate nel vento del presente per capire, per conoscere e per non smettere mai di vivere la ragione delle proprie radici in ina nobiltà che continua nel proprio sangue...
Sono i destini che fanno la storia, ma la storia bisogna saperla leggere e capirla fino all'estremo passo della ragione...

Non si diventa nobili per "caso"... Nobili lo si è per sangue tra fiumi di generazioni, ma il tempo sa raccontare quando c'è bisogno di raccontare e sa far dimenticare, ma vorrei che i miei figli i miei nipoti i miei cari parenti di sangue e acquisti capissero, pur non condividendo e lasciando loro il beneficio del sorriso, che la nobiltà non è acqua con la quale si possono riempire le pentole nelle quali cucinare il pranzo della domenica...

Mi ha sempre infastidito consumare il pranzo di Ferragosto, con pasta al forno e cotolette, sotto l'ombrellone pur avendo davanti lo scroscio delle onde del mare... ma questa è un'altra storia.. Forse da raccontate o meglio da scordare...
Ma io ho sempre ammirato la borghesia nella nobiltà e chi dici di non  stimarla ha sicuramente cercato di imitarla senza riuscirci, semplicemente perché non sa cosa è la borghesia e non è nella nobiltà...

Io custodisco, nei miei silenzi, l'orgoglio della nobiltà e osservo la notte quando dialoga con le stelle e le stelle quando, rare, si cercano nella notte...
Ma non a tutti è dato comprendere...





 

 




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