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Articolo di Michele Santoro
"Il recupero della regia nave Leonardo Da Vinci"

martedì 18 novembre 2014
Svoltosi Venerdì 14 Novembre presso la sede di Presenza Lucana.

da michelesnt45@gmail.com




PRESENZA LUCANA             Presidente: Michele Santoro

Associazione Culturale e Sociale

Via Veneto 106/a                                                             

Tel. 099/7384301  

Cell 338.4945141

E-mail: presenzalucana@libero.it

 

Domenica 16  Novembre 2014

 

“I VENERDI’ CULTURALI DI PRESENZA LUCANA” – 24° Anno

 

Storia del sud – Il recupero della regia nave Leonardo Da Vinci

 

Si è svolto presso la sede di Presenza Lucana, nell’ambito delle attività dei Venerdì Culturali, per la cartella Storia del sud, una ricca presentazione documentale dal titolo La regia nave Leonardo Da Vinci e il suo recupero. L’autore dello studio e dell’esposizione Fiorentino Pignatelli, funzionario dell’arsenale della Marina Militare, si è avvalso di una ricca presentazione documentale, fatta di fotografie, immagini, disegni, documenti e filmati d’epoca che hanno dato un giusto rilievo a un episodio poco conosciuto, ma di alta ingegneria e sacrificio, accaduto circa un secolo fa.

Circa cento anni fa l’Europa fu teatro dell’immane tragedia del primo conflitto mondiale. Taranto era già all’epoca una delle più importanti basi navali italiane, la guerra sembrava lontana e il suo porto era considerato una piazzaforte sicura.

La sera del 2 agosto 1916 la corazzata Leonardo Da Vinci, una delle navi più moderne e potenti della Regia Marina, era ormeggiata nel Mar Piccolo, con altre unità italiane e inglesi. Mancavano pochi minuti alle 23.00, quando la corazzata fu scossa da un rombo sordo che saliva dal fondo. Lo scafo per un istante tremò poi tornò il silenzio. Un filo di fumo rossastro usciva dai boccaporti. Fu ordinato l’allagamento dei depositi poppieri di munizioni, ma una violenta fiammata tra le due torri (poppiere) da 305 costrinse i marinai ad allontanarsi, mentre il comandante e gli ufficiali tentavano vani e disperati interventi. Le piastre del ponte della corazzata si schiodavano mentre la fiammata risaliva il pozzo dell’ascensore delle munizioni con una pressione incredibile. Pochi minuti dopo l'esplosione: la città e il mare di Taranto furono illuminati da un’enorme fiammata. Alle successive esplosioni molte case tremarono e molti vetri andarono in frantumi. Fiamme altissime illuminavano la notte mentre i marinai al lavoro furono inghiottiti nelle voragini. Alle 23.45 la corazzata si capovolse nelle acque del Mar Piccolo.

Con la chiglia in alto, la “Da Vinci”, una delle più belle e moderne navi della nostra Marina, affondò dopo quarantacinque minuti dai primi segnali d’incendio. Con la nave lasciarono la vita oltre il Comandante, 21 Ufficiali su 34 e 227 tra Sottufficiali e Marinai.

Trascorso qualche mese dal tragico evento la Marina, con l’insediamento di una Commissione, avviò lo studio di fattibilità per il recupero della Nave. Le conseguenti operazioni che portarono al galleggiamento dell’Unità furono unanimemente riconosciute, frutto d’azioni d’alta ingegneria, messe in atto dai tecnici e dalle maestranze dell’Arsenale Militare di Taranto. La “Leonardo Da Vinci”, prima fu portata in superficie, con la chiglia in alto, poi, il 23 gennaio 1921, fu raddrizzata per mezzo di complesse tecniche d’allagamento eccentrico.

I vari passi che hanno portato al ribaltamento la nave, sono stati vissuti, dai presenti, con attenzione e ammirazione per l’opera svolta, dai palombari e dalle maestranze dell’arsenale.

Peccato che la nave sia stata demolita! Avrebbe rappresentato un'altra eccellenza turistica di una città sempre smembrata nelle sue ricchezze. Anche l’arsenale, come più volte scritto, con i suoi ettari di terreno nascosti,  potrebbe rappresentare una risorsa aggiunta per la nostra città.

In Villa Peripato, a ricordo di quel tragico evento, è posto il busto bronzeo originale di Leonardo, appartenuto alla sfortunata nave, sul cui cippo è ricordata l’opera distruttiva della “codardia nemica”, mentre i resti dei caduti, estratti dai locali dopo il recupero della Nave, riposano nel Famedio della Marina presso il cimitero di Taranto. E’ importante sapere che l’ipotesi del complotto, sicuramente alla base dell’esplosione, non fu mai provata.

Articolo di Michele Santoro




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