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Siamo in piena guerra di religione
sabato 10 gennaio 2015

di Pierfranco Bruni





Siamo in piena guerra di religione

Siamo in piena guerra di religione. Il mondo cattolico lo ha capito o continua a leggere la storia con l’ideologia della chiesa del progresso?

L’Occidente forte è anche un Papa autorevole

 

di Pierfranco Bruni


Siamo in piena guerra di religione. Perché non ammetterlo? Si ha paura delle sfide religiose, filosofiche, storiche? Occorrono delle scelte coraggiose e una politica improntata su processi identitari forti e caratterizzanti. Sola la Tradizione pre conciliare può salvarci dall’attacco musulmano. Può salvare l’Occidente nella sua complessità.

Islam significa presenza religiosa. Significa confrontarsi e “scontrarsi” su valori non condivisi tra Occidente ed Oriente. Si tratta di porre al centro dell’attenzione culturale la metafora della Moschea e della Chiesa, della Mezzaluna e della Croce.

Ma i cattolici dove sono? Oltre l’Orgoglio e la Ragione direbbe Oriana Fallaci. Gli Ebrei dove sono? Ancora nella Suburra? Togliamoci le fette di prosciutto dagli occhi. O si è Cristiani o non si è, in questo particolare momento di un’ora della storia difficile. E se si è Cristiani non esistono giustificazioni.

Abbiamo bisogno di indirizzi e di guide forti. 1480. Otranto. Una data che ha avuto la sua particolare importanza. La carità in quest’ora terribile è “pelosa”. Siamo in una guerra di religione. Lo si vuole capire o no? Ci stiamo fossilizzando sulla questione soltanto francese senza prendere consapevolezza del tragico che si vive in Nigeria. Noi Mediterranei del Regno di Napoli siamo dentro una linea che divide la Moschea dalla Chiesa proprio sul piano di un concetto di Tradizione e su un perverso modello di Rivoluzione. Ma andiamo oltre.
Dal punto di vista teologico si fa sentire marcatamente la non presenza di un Papa come Benedetto XVI con il suo emblematico discorso di Ratisbona. Quel Papa ci manca, quella voce in un Occidente da cristianizzare avrebbe dato un segnale preciso. Lo dico con la consapevolezza di essere stato e di essere un Tradizionalista e pre Conciliare convintissimo.

Occidente e mondo cattolico non possono essere scindibili. Convivono nelle diverse chiavi di lettura dello stesso mondo cattolico. La centralità dell'Occidente in una politica vaticana incisa nel Tradizionalismo cristiano oggi avrebbe avuto una sua precisa dimensione. Una particolarità che avrebbe intrecciato la forza metafisica con le scelte ragionate su un Occidente acutamente guardingo. La politica progressista di Papa Francesco, a cominciare dal suo discorso, sugli immigrati,  di Lampedusa, discutibilissimo e da me contestato e mai accettato, non ha certamente contribuito a tutelare il tradizionalismo cristiano di cui si necessita soprattutto in fasi difficile, in cui la civiltà occidentale è chiamata a rispondere con la sua storia e con la sua identità.
Da un versante un Occidente debole che ha praticato la leggerezza del pensiero identitario anche mentre bombardava la Libia e dall'altra un mondo cattolico completamente allo sbando e conflittuale, con una guida non autorevole sul piano di una politica vaticana bloccata sul sentiero di una Chiesa aperta al liberalismo dei valori. Questo mondo cattolico, sotto la guida di Papa Francesco, non è autorevole in Oriente e in Occidente, in una fase in cui avrebbe dovuto avere un peso scardinante nelle coscienze di una civiltà proprio sul piano dei valori.
In questi momenti si fa sentire l'assenza di un Papa forte come è stato ed è Papa Benedetto del discorso di Ratisbona. Recuperiamo Ratisbona, ma con una “politica” teologica che vada oltre la Chiesa del progresso.
La chiesa prenda posizione e faccia una scelta coraggiosa sul piano anche di un processo di eredità politica. Ritorni ad un pensiero pre-conciliare in cui la Tradizione dall'Occidente porti a riflettere sui Martiri di Otranto. Se questa Chiesa non ha la forza, il coraggio, la coerenza di accettare la sfida lanciata dal mondo “Ottomano”, nel centenario del primo grande Genocidio: quello degli Armeni, lo dica chiaramente perché abbiamo bisogno di punti di ancoraggio decisi e decisivi.
È l'ora del coraggio. Papa Francesco abbandoni il "buon appetito" domenicale e faccia della Tradizione il vero Vangelo di un Occidente. Riproponga, dunque, se ancora vuole essere riferimento, una riflessione sulle parole di Benedetto XVI pronunciate a Ratisbona.
È incomprensibile la sua assenza. Questa è una nuova guerra di religione. Lo si vuole capire o no? Dalla Fallaci a Magdi Allam si è sopportato di tutto. Forse ci si dimentica che soltanto qualche settimana fa Magdi Allam è stato messo sotto processo per il suo pensiero cristiano e antimusulmamo. Ma l’assenza di un pensiero forte da parte dei cattolici è paradossale. Un tempo nuovo è davanti a noi. Un Occidente forte è anche una Chiesa forte, certamente dialogante, ma autorevole e non sulla strada di un relativismo inaccettabile.

 

 




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