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Papa Francesco ricorda il Genocidio Armeno nel centenario della tragedia
domenica 12 aprile 2015
I miei viaggi in Turchia.
Fu Genocidio il massacro degli Armeni

di Pierfranco Bruni





Papa Francesco ricorda il Genocidio Armeno nel centenario della tragedia e il libro di Pierfranco Bruni e Neria De Giovanni sugli Armeni ricostruisce la storia culturale di un Popolo nell’Anno Santo della Misericordia




 

Anche Papa Francesco ricorda il Genocidio Armeno nel Centenario della tragedia. 1915 – 2015.  Centenario del Genocidio Armeno. Per l’occasione è stato pubblicato un originale saggio di Pierfranco Bruni e Neria De Giovanni dal titolo “Le parole per raccontare. Gli armeni, storia, cultura, letteratura”, per i tipi di Nemapress. Il lavoro si arricchisce con contributi di studiosi di origine armena come Mary e Manuela Avakian, la linguista dell’Università del Salento Annarita Miglietta , dell’antropologa Maria Zanoni. La prefazione è firmata dall’Amasciatore Armeno in Italia.



“Una memoria, sottolinea Pierfranco Bruni che cura il Progetto Etnie del Mibact, che si decifra nella storia di una tragedia. Non dobbiamo dimenticare. Abbiamo il dovere  di non dimenticare. Il sentimento del rispetto è il vissuto che si fa memoria da condividere soprattutto in un contesto come quello che stiamo vivendo. La cultura armena è una di quelle presenze etniche che andrebbe studiata con più attenzione e con un particolare riguardo soprattutto ai processi antropologici e religiosi che hanno una profonda matrice cristiana. Non può essere più non considerata una cultura a sé rispetto a quelle che vengono normalmente tutelate da una legge che salvaguarda e valorizza le lingue minoritarie (ma con le lingue chiaramente entrano in gioco anche gli aspetti etno – antropologici e letterari)”.

 

 


Mentre Neria De Giovanni afferma: “Gli Armeni, una piccola geografia tra i paesi russi e turchi, ha sempre cercato di integrarsi all’interno di un mondo profondamente euro – occidentale. Un dialogo mai interrotto tra la lingua e l’etnia e ciò lo si evince proprio dai codici letterari che costituiscono una delle chiavi di lettura più importanti per tentare di capire la spiritualità e la tensione umana dei passaggi epocali vissuti dal popolo armeno. Il mondo musulmano – islamico e il comunismo hanno lacerato il popolo cristiano armeno”.



"La peculiarità di questo volume - sottolinea nella prefazione al libro S.E. Sargis Ghazaryan, Ambasciatore della Repubblica d'Armenia in Italia - è di guardare all'Armenia da due prospettive. Una più profonda, che fruga incessantemente nella storia millenaria del popolo armeno, nelle sue radici, nelle sue tradizioni. Un'altra più vicina, che guarda agli Armeni - lontani dalla terra dell'Ararat - che hanno stretto, nei secoli, un forte nesso di partecipazione e contaminazione nelle terre e con le genti di approdo. Pierfranco Bruni e Neria De Giovanni hanno compiuto questo viaggio senza temere le difficoltà del non conosciuto e senza accusare segni di stanchezza, riuscendo nell'intento di approfondire la conoscenza di cosa si celasse dietro i termini "armeno" e "Armenia".

 

Il risultato è un volume denso e ricco di spunti. Ancora più significativo perché esce a pochi giorni dal 24 aprile, quando si commemorerà il Centenario del Genocidio degli Armeni"."Da quel giorno del 1915 - conclude l'Ambasciatore - i miei antenati, la mia gente, sono diventati vittime o profughi, nel migliore dei casi. Sono stati costretti cioè a fuggire in avanti e a non guardarsi indietro.

 

 




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La storia raccontata come ontologia di un Popolo nella tragedia

I miei viaggi in Turchia. Fu Genocidio il massacro degli Armeni. Le parole di Papa Francesco scavano nella storia e danno la verità del mio viaggio ad Ankara con il mio docente Mons. Lucibiello, Nunzio nella città delle Moschee

 

 

 

di Pierfranco Bruni

 

 



Le parole di Papa Francesco nel condannare il Genocidio Armeno (nel Centenario della tragedia) hanno una forza e una verità che stropiccia il conformismo storico che ha posto come divisione il mascheramento tra il mondo Ottomano e quello Occidentale.  Obama dovrebbe immediatamente schierarsi a fianco del Santo Pontefice, dell’autorità cristiana ad Ankara, ovvero del Nunzio Apostolico, ovvero Ambasciatore della Chiesa ad Ankara, monsignor Antonio Lucibello, mio straordinario docente al Liceo di Spezzano Albanese, e tutta l’Europa, in questa fase dovrebbe prendere una decisa posizione condannando il Genocidio Armeno, il primo nella storia del Ventesimo secolo.

In questo momento storico Papa Francesco deve sentire tutta la solidarietà del mondo Occidentale e di quel mondo che ha visto e vede nel cristianesimo il riferimento non solo religioso ma anche geopolitico in una strategia culturale, etnica e geografica. Credo che siamo giunti ad una chiave di lettura proprio di ordine filosofico e teologico tra Asia, Europa, Occidente, Oriente e Mediterraneo.

Gli Armeni non sono soltanto il portato di una storia o di intrecci di culture. Sono una Tradizione in un Occidente che si è sempre confrontato con le visioni di un Oriente che abbraccia, in una dimensione ontologica, che non è soltanto Mediterraneo. Le parole di Papa Francesco danno la dimensione storica della questione anche dal punto di vista etnico e non solo religioso.

Più volte sono stato in Turchia e soprattutto ad Ankara e più volte con il mio “antico” docente di religione, don Antonio Lucibello, abbiamo discusso di Occidente ed Oriente all’Università di Ankara con l’Istituto Italiano di Cultura e presentammo, con Marilena Cavallo, un nostro libro dedicato al  rapporto tra i linguaggi e la piazza.

Don Antonio, ricordò, parlò, con i ragazzi dell’Università, di piazza virtuale mentre io e Marilena discutemmo di letteratura e piazza.

In più occasione ho visitato l’Annunziatura di Ankara che sembra una vera e propria fortezza senza alcuna croce visibile all’esterno. Ankara è anche ciò. La bellezza delle Moschee, dei Mausolei e la completa assenza di Croci.

Il Mediterraneo è in questo intreccio. Il popolo Armeno va tutelato e le parole di Papa Francesco vanno diffuse. Il Genocidio Armeno è stato GENOCIDIO.
Certo, il Mediterraneo ha una sua struttura geografica tra le chiavi di lettura che vivono gli Orienti come scavo di civiltà. L'Asia, in un immaginario, geo-politico, è una "coniugazione" non solo tra storia e assetto territoriale, ma è stata vissuta e viene vissuta come una estensione tra l'eredità di un mondo chiaramente ben delineato anche in termini archeologici e antropologici.
Ma oltre questa chiarificazione la cultura Armena è spiegabile soprattutto in un rapporto tra diaspora e genocidio. Non sarebbe possibile il contrario. E in questo centenario le verità devono essere sottolineate con la forza alla quale ci ha invitato Papa Francesco.
Credo che sia culturalmente incomprensibile penetrare l'anima armena senza ricordare il genocidio e senza avere la consapevolezza di un genocidio che ha segnato la grande tragedia ideologica del Novecento.

Un popolo attraversato dalla coerenza cristiana che è diventata la vera identità di un popolo che è civiltà.
Un attraversamento che si è definito nella identità. Proprio questa identità difesa sino ad accettare il genocidio ha reso gli Armeni custodi di una tradizione in un percorso in cui la civiltà è dentro quella eredità, in cui la cristocentricità resta fondamentale.
Si tratta di un punto di riferimento dal quale non è possibile prescindere.

Gran parte della letteratura Armena nasce da un humus che è quello della diaspora. Tale diaspora ha posto al centro una filosofia e un pensiero anche storico - giuridico.
Il mondo cristiano, in Armenia, è stato una barriera prima contro la diffusione dell'islamismo in una realtà europea e successivamente ha costituito un polo unitario contro il comunismo.

Questo inciso storico è il grimaldello per penetrare il dualismo tra letteratura (poesia e narrativa) e racconto della diaspora. Mi sembra un dato intorno al quale si è sviluppata sostanzialmente quella realtà che ha realizzato un vero e proprio processo esistenziale di un popolo dal quale non si possono scindere vita, letteratura e tragedia.
C'è un altro fattore che insiste nella cultura Armena.

La sua narrativa ha uno spazio storico e storiografico. Mentre soprattutto la poesia ha delle "pieghe" che delineano un processo in cui la favola, la leggenda e la Fabula insistono nel fascino di un incontro con il canto e la danza.

Raccontando la cultura Armena è intrecciare il tragico del genocidio e il canto della Fabula. Una tradizione e una storia tragica. In questo itinerario l'anima di un popolo. In quest'anima il viaggio di un popolo nel destino di una civiltà in un anno indimenticabile: 1915.  Una data che è uno scavo nell’esistenza e nelle vite che hanno definito destini.

Il genocidio Armeno è nel tragico che ha segnato la vita e le vite, il popolo e i popoli, la civiltà di un Novecento che continua ad insistere tra i nostri giorni.  La letteratura si racconta con ciò che il Genocidio è stato.

Una tragedia non solo nella vita degli Armeni, ma in quel rapporto tra un Occidente che ha raccontato il dolore e l’agonia e un Popolo che ha vissuto la tragedia e il dolore.

Le parole del Papa sono incisi drammatici, ma a cento anni dal Genocidio bisogna avere il coraggio di pronunciare le verità. Siamo con Papa Francesco. La cristianità degli Armeni è dentro il nostro vissuto.  

Nei  miei viaggi ad Ankara, compreso quello con Marilena Cavallo, coautrice proprio del libro sulla piazza e le parole, il mondo Ottomano veniva recitato come un mito in una griglia di simboli, di suoni, di segni.  Ma i miti sono maschera, a volte, che recitano in un teatro il cui pubblico conosce molte verità. Le Moschee. Ma come ci sono mancate le Chiese. Visitammo l’Annunziatura…

 


Nunzio Mons. Antonio Lucibello, Marilena Cavallo, Pierfranco Bruni in Turchia




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