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Fulvio Piacentini. Un poeta tra le metafore e i linguaggi
venerdì 28 aprile 2017

di Pierfranco Bruni

La poesia di Fulvio Piacentini (in “I passi di un uomo. Poesie tra terra e mare”, nelle prestigiose edizioni Saletta dell’Uva) conosce la forza delle parole, perché prima la parola la vive. Con la sua umanità ed eleganza, uomo che ha uso di mondo, continua ad accendere fuochi tra i nostri inverni, convocandoci per un pensiero che invita a cercare ancora ciò che conta, ciò che resta, l'adrenalina culturale che trasforma l'identità in affondo.

Una parola colpisce quando si porta dietro silenzi e tanti vissuti. Allora diventa esperienza, un ponte che attraversa storie e archi, bussa alle spalle portandoci i mille volti di un passato che non è mai nostalgia, per scegliere cosa vogliamo essere oggi. Fuochi di brace per nuove avventure di pensiero. Le poesie qui raccolte - non a caso I passi di un uomo - dicono il bisogno di riannodare un tempo, di ridefinire il frame di una storia, non per chiudersi a chiave nel passato ma per costruire ancora anticipazioni. La messa a terra di questo discorso che dilata la voce del vera del cuore è la speranza.

Sono parole di destini, carne e spirito che danzano nelle veglie del tempo. E’ un dialogo che accade nel Sud di Fulvio - terra del'anima prima che geografia - dove la saggezza si fa sempre narrazione. Sulla scena compaiono un uomo e una donna che cercano di non perdersi. Sentiero tra la magia del mare di Positano e il labirinto dei nostri sogni. Cerchiamo ancora carne che trattiene al mondo, un grande perché da portare dentro, sterrando strade al futuro.

In questa spiaggia di sentimenti, il vento ha l’odore del sale e dei crepuscoli anneriti. E' il mare dei viandanti, di chi non si ferma. Il Mediterraneo è destino che si dice con la poesia, perché nella poesia il tempo non fugge e non si svuota. Inutile, però, barare: si scrive sempre per amore. Quando nasce o quando finisce, quando scalda il petto o fa salire ricordi in gola e invita a togliersi le bende. La verità non ha rughe: "Ti ho amato - scrive il poeta - tra la sabbia/in questo vecchio setaccio fatto di esperienze e delusioni". E la cifra di queste pagine sono proprio gli amori, i ritorni del cuore, i sentieri dove ragione e cuore chiamano a scegliere, nella scommessa di durare. Così in 'Cercandoti', la bellezza di un infinito rincorrere la vena profonda che ci lascia combattere guardano il sole: "Se dovessi perderti,tornerei a cercarti".



Ma chi è l’autore?

Fulvio Piacentini, Generale dei Carabinieri, ha conseguito la laurea in Giurisprudenza, la laurea in Scienze della Sicurezza interna ed internazionale, un Master biennale in Sicurezza e Intelligence.

Ha frequentato la Scuola Militare Nunziatella, l'Accademia militare di Modena, la Scuola Ufficiali dei Carabinieri di Roma e la Scuola di Alta formazione per le Forze di Polizia.

Decorato al Valor Militare - Ordine Militare d'Italia - per l'opera meritoria svolta in zone di guerra, Hebron e Cisgiordania, quale Comandante del Contingente Carabinieri operativo in quei territori durante la seconda Intifada.

Attualmente presta servizio alla Presidenza del Consiglio dei Ministri.

E' Cavaliere del Santo Sepolcro di Gerusalemme, Cavaliere dell'Ordine Costantiniano. Gli è stata conferita la Croce di Ufficiale con spade del Sovrano Militare Ordine Ospedaliero di San Giovani di Gerusalemme, di Rodi e di Malta.

Fulvio Piacentini non ha smesso di rincorrere parole che restino fino a sera. E fa delle sue esperienze umane e professionali - con tutti i successi inanellati nella sua brillante carriera - un racconto che invita al confronto. "Guardo le mie mani: non hanno la riga dei porti mancati", scrive di sé. Le occasioni le ha colte, e ha guardato negli occhi la Vita.

Le sue non sono immagini fissate su lastre di bromuro: sono versi dell'anima, invitano a camminare ancora, cercando il tempo di dentro. Per vivere. Per continuare a cantare nelle vene delle nostre donne e dei sogni che non abbiamo tradito. Come scrive il filosofo Aldo Masullo, "la vita è un gran groviglio, ma non dobbiamo aver paura di metterci le mani, cioè il cervello e il cuore, per capirne qualcosa". I versi di Fulvio Piacentini ci fanno compagnia. Come una voce cara, che si ritrova all'alba, insieme al sorriso. Perciò anche la sua poesia è una lezione di vita.

Continuiamo a seguirlo, davanti al camino di pietra del nostro cuore zingaro. Forse per tamburare un tempo che torna sempre tra le tavole di carne del cuore. Vento tra venti. Scegliendo ancora una volta la strada dell'amore.



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