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Cultura Notizie
martedì 13 marzo 2018
da
- Pierfranco Bruni
- Stefania Manueli

L’AQUILA SCIAMANICA DI PIERFRANCO BRUNI

 VOLA IN ALBANIA - GIORNATA MONDIALE DELLA POESIA



Tradotti in Albanese gli scritti di Pierfranco Bruni

 

Il toccante libro di memorie di Pierfranco Bruni dedicato al padre dal titolo Come un volo d’aquila (Edizioni Nemapress) è stato tradotto in lingua albanese in occasione della “Giornata Mondiale della Poesia” che si celebrerà il 21 Marzo.

La versione albanese intitolata Nostalfjia ka krahëshqiponje (La nostalgia ha ali d’aquila) si concentra maggiormente sulla parte lirica. Il docente universitario Arjan Kallco è l’autore di una traduzione che mira a evidenziare l’aspetto nostalgico del ricordo.

La nostalgia ha ali d’aquila in una visione in cui l’aquila, simbolo sciamanico celeste e solare associato a Dio, diviene percezione diretta della luce dell’intelletto, privilegiato osservatore dall’alto, possessore di una visione totalizzante ma, allo stesso tempo, in grado di scrutare anche gli aspetti più reconditi dell’esistenza grazie alla profondità della vista.



In Come un volo d’aquila Pierfranco Bruni anticipa la dimensione sciamanica che verrà vissuta nel successivo libro Che il dio del sole sia con te (Pellegrini Editore). Lo sciamanesimo diviene la sua fede interiore, ancora spirituale per l’accettazione dell’impotenza umana di fronte alle inesorabili leggi della Natura.

La visione di un padre quale modello esemplare di coraggio, sincerità, amore, silenzio e coerenza svanisce per poi riapparire con forza tra gli spazi di versi in cui l’indefinibile struggimento si alterna a istanti epifanici di autentico abbandono esistenziale. Parole in cui riaffiora palpabile un senso di colpa che ha il sapore del rammarico rimpianto per non esserci stato a cogliere l’ultimo respiro, nella consapevolezza di un conforto da ricercare tra le pieghe della propria anima e non nella liturgia di una chiesa senza Cristo.

“Non è vero che i morti ci vivono accanto. I morti misurano l’assenza tra le rughe di nostalgia”. Frasi poetiche in cui si alterna la struggente rassegnazione della morte alla presenza dell’assenza in ogni infinitesimale istante di quotidianità:  “Ti vedo con il passo tuo lento carezzare le pagine dell’orchidea e delle rose tra le aiuole dei ricordi”.

Il realismo metafisico di Pierfranco Bruni raggiunge vette di intensa sublimità nell’espressività poetica nella quale si respira un percorso in continuo divenire fatto di sofferenza mista a ribellione esistenziale. Un cammino spirituale in cui anche tra le pietre è possibile rinvenire la sabbia del deserto.

Un’evoluzione mistica che sfocerà nel commovente libro Alle soglie della profezia (Pellegrini Editore) in cui la visione “disorientante” cede il posto a una acquisizione del proprio intimo sentire. “La tua mancanza vive nelle mie mancanze (…) Sei perché ovunque ti trovo e ti trovo perché ci sei”. Qui l’assenza della madre diviene costante presenza tra le fessure della memoria che vive nell’eterno dei tempi.

La mancanza del padre viene vissuta come quotidiano dolore e accolta con il coraggio del guerriero. Riecheggiano come colpi di tamburo gli imponenti versi di Carlos Castaneda rievocati dal Bruni sciamano: “Il guerriero affronta la vita come una sfida, l’uomo comune come una sciagura o una benedizione”.

Ed è proprio questa la suggestiva chiave di lettura che illumina ogni verso di una testimonianza poetica in cui il figlio indossa la veste del guerriero e si pone in una condizione di amorevole contemplazione del padre faro e maestro, guida ed essenza della sua anima. “Sei un’aquila e io sono un guerriero”.



 

            (Pierfranco Bruni e l’Ambasciatore d’Italia in Albania Alberto Cutillo)

 

La figura paterna viene affiancata a quella dello sciamano portatore di preziosità esistenziali. “Un impossibile può sempre divenire possibile se si coltiva in sé il sogno e la pazienza”. Pazienza che diviene unico conforto a una lacerante costernazione.

“Sii creativo fino al tuo ultimo istante di vita”, questo il testamento spirituale lasciato al figlio da un padre che ha compreso il valore della creatività del singolo individuo nella consapevolezza che ogni istante di vita merita di essere vissuto nel segno e in nome della Bellezza. Quella Bellezza che può essere generata soltanto mediante la rappresentazione tangibile della propria singola preziosità.

Un padre saggio, un padre infinito nella sua immensità, un padre Aquila. “Ti avverto come un volo d’aquila nello spazio che ha raccontato in un solo attimo il tuo e il mio tempo”. Firmato “Aquila di mare”.

Le poesie di Pierfranco Bruni (poeta, scrittore, saggista, già candidato al Nobel per la Letteratura ) sono state tradotte in altre tre lingue in Macedonia e nel Kosovo.

Un omaggio dovuto a un poeta italiano che sa usare sapientemente il linguaggio del cuore facendo parlare la mente e attingendo sempre alla magia che abita il proprio incantevole straordinario animo.



(Pierfranco Bruni e Arjan Kallco)

 

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Franz Von Lobistein racconta la nobiltà del Casato Gaudinieri

con  “Cinque fratelli” di Micol e Pierfranco Bruni in una nuova

ed elegante edizione

di Stefania Manueli



Franz Von Lobstein, figlio del Barone Erwin von Lobstein e da Virginia dei Baroni Coppola Picazio documenta, attraverso i suoi Studi Calabresi, la nobiltà dei Gaudinieri, i quali erano iscritti al Sedile di Bisignano.

Franz Von Lobstein era nato a Napoli il 25 giugno del 1921 si era laureato in giurisprudenza e in lettere e filosofia. Scrisse sulla araldica del Regno di Napoli e pubblicò testi  sulla storia del reame di Napoli, svolgendo lezioni sul monachesimo aristocratico nella Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università Statale degli Studi di Cassino.

Fu Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine Piano, Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine al Merito Melitense, Cavaliere dell’I.R. Ordine di San Gennaro, Balì Gran Croce di Giustizia del S.M. Ordine Costantiniano di San Giorgio, Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro, Cavaliere di Giustizia dell’Ordine di S. Stefano di Toscana, Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine di S. Anna. Muore il  12 giugno 2012. Scritti importanti restano “Settecento Calabrese” e “Nobiltà e città calabresi infeudate”.

I Gaudinieri – Bruni furono tra Gattopardi, tra i Buddenbrook in un’epoca che portava la decadenza nel destini. I Gaudinieri prima, e poi i Gaudinieri – Bruni segnarono un solco profondo nella storia della Calabria. Il mondo cattolico e l’aristocrazia nel Regno di Napoli costituiscono, ancora oggi guardando alla storia, una chiave di lettura necessaria per comprendere il passaggio dal mondo borbonico a quello sabaudo. Una delle famiglie che si è trovata a vivere tra due epoche incarnandole profondamente è la famiglia Gaudinieri – Bruni. Al mondo cattolico e alla aristocrazia nobiliare si aggiunge la proprietà terriera.

Sia i Gaudinieri che i Bruni sono ceppi portatori di un’epoca che ha mantenuto i suoi connotati, ma li ha completamente attraversati. I Gaudinieri fanno sempre riferimento alla loro nobiltà stemmata.

I Bruni oltre ad essere stati proprietari terrieri sono stati gli iniziatori di un commercio innovativo che si è protratto negli anni del Fascismo sino a tutto il Novecento. Inoltre tra le due famiglie c’è un legame orientale, ovvero i Gaudinieri si imparentano inizialmente con i Guaglianone di Spezzano Albanese (che esercitano una sicura influenza nel clero con tre sacerdoti) e la nobildonna Giulia Gaudinieri (devotissimi i Gaudinieri all’Ordine dei Minimi) si sposa con Ermete Francesco Bruni di San Lorenzo del Vallo (che trasforma il commercio in economia avanzata sia attraverso la liquirizia sia con l’idea della merceria comparata).

Entrambe le comunità hanno radici albanesi. Tutto ciò è raccontato ora nel saggio – romanzo dal titolo “Cinque fratelli. I Bruni Gaudinieri nel vissuto di una nobiltà”, ora in una nuova veste tipografica (Pellegrini editore), scritto da Micol e Pierfranco Bruni.

Un libro che ripercorre non solo lo stile e l’eleganze di una Calabria nobile, ma si inserisce in quel filone letterario che pone la famiglia come punto di riferimento nei passaggi epocali tra Ottocento e Novecento. Anche per questo è stato definito un testo che riapre il tema delle eredità spirituali e della visione religiosa delle comunità che hanno assorbito la storia e il destino nell’incavo di due secoli.

Soltanto “Il Gattopardo” di Giuseppe Tomasi di Lampedusa si accosta felicemente a questo romanzo – saggio “Cinque fratelli”, così è stato definito recentemente in una conversazione sul ruolo delle nobiltà e delle realtà commerciali in Calabria e nel Regno di Napoli.

Il punto centrale resta il nucleo Gaudinieri, al quale autorevolmente appartiene il colonnello Agostino, militare di lunga carriera nell’esercito che come sottotenente e tenente partecipa, più volte decorato, alla Grande Guerra e capeggia i commilitoni di Bosco Cappuccio tra i quali vi era Giuseppe Ungaretti.

Il nucleo Bruni è molto più sfaccettato ma si caratterizza con Bruni Ermete Francesco (Alfredo) che riveste ruoli importanti nel ventennio fascista e con i cinque figli si caratterizza tra le economie commerciali e le professioni.

Infatti Adolfo e Virgilio Italo mantengono il commercio e le proprietà e Mariano (grande matematico e intellettuale), Luigi (docente e segretario comunale) e Pietro (geometra e fotografo) entrano nella società bene della Calabria.

Il libro (https://www.youtube.com/watch?v=IiGEJhkTxHI) mette insieme tutti queste tasselli riportando una indicazione di fondo che è quella della profonda religiosità della famiglia. Il simbolo sacro e cristiano resta San Francesco di Paola che lega, anche dal punto di vista religioso, il mondo del sacerdozio vero e proprio con quelle dei padri minimi.

Una famiglia nel cuore di una Calabria nobile, aristocratica, proprietaria terriera e religiosa. Franz Von Lobstein con dovizia e profondità speculare, nei suoi scritti, fa emergere tutto ciò.

 

 




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