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Carlo Cassola. Un libro per raccontarlo nel centenario della nascita
lunedì 25 luglio 2016

di Pierfranco Bruni e Marilena Cavallo





Il 2017 ricorre il centenario della nascita di Cassola e il trentennale della morte. Dal romanzo “Una relazione” (Einaudi) di Carlo Cassola è stato liberamente tratto il film di Carlo Mazzacurati dal titolo “L’amore ritrovato”. Ma intorno a questa combinata (romanzo – film) bisognerebbe impostare un discorso articolato per offrire una riflessione più attenta sullo scrittore de “La ragazza di Bube”. Su Cassola stiamo lavorando per realizzare un saggio.

Appunto Carlo Cassola. Uno scrittore che ha intrecciato, con una eleganza di stile, il ruolo dei personaggi con il linguaggio stesso dei personaggi. Stile importante nell’espressione di una estetica di valori in cui la parola e l’immagine rivestono una loro precisa accortezza. Cassola è uno scrittore “antico”. Nato a Roma nel 1917 e morto a Montecarlo (Lucca) nel 1987. Ci sono luoghi, metafore, spazi poetici lungo il percorso di quell’iter narrante che ha visto romanzi e racconti come “Fausto e Anna” del 1958, “Il taglio del bosco” del 1959, “La ragazza di Bube” del 1960 (ottenne il Premio Strega), “Il cacciatore” del 1964, “Una relazione” terminato tra il del 1962 e 1963, “Paura e tristezza” del 1970, “Monte Mario” del 1973, “Fogli di diario” del 1974. e poi testi come “letteratura e disarmo” del 1978, “La rivoluzione disarmata” del 1983.

Uno scrittore che ha sviluppato tematiche e aspetti anche di natura sociale ma gli elementi letterari costituiscono la vera anima dello scrittore. E in quest’anima, come già si diceva, i personaggi assumono un ruolo predominante perché sono i veri sostenitori di una intelaiatura che ha profonde matrici esistenziali ma anche realiste. Ma attenzione, il realismo che si respira in Cassola è sempre un superare le cronache e costruire intorno alla storie delle storie il cui profilo dominante è giocato appunto dalle avventure dei personaggi che entrano sulla scena con un grande spessore umano.

I romanzi e i racconti della Resistenza (perché Cassola ha raccontato tracciati significativi che riguardano la Resistenza) hanno una passione straordinaria e sono vissuti sulla centralità del racconto e proprio per questo sono caratterizzati dalla dimensione uomo. D’altronde non per caso Fausto e Anna sono all’interno di una definizione di letteratura che esula da una dimensione puramente descrittiva perché ciò che emerge e si sostanzia, letterariamente ed eticamente, è la caratterizzazione della loro fisionomia all’interno del racconto delle storie. Ma anche la figura di Bube come pure Mario e Giovanna in “Una relazione” non offrono solo una visione documentaria bensì, nonostante lo scenario storico e drammatico di anni tragici, ci danno un tempo che può essere considerato onirico.

In letteratura chiaramente è proprio questo tempo che resiste e risulta definito da dialoghi che hanno una identità esistenziale. Infatti in “Una relazione”, uno sfondo che preannuncia l’entrata in guerra dell’Italia, ciò che si percepisce con straordinaria tensione lirica è il tempo che vivono Mario e Giovanna. Non un tempo intermedio. Ma un tempo che consuma la giovinezza di entrambi e in questo tempo si consuma la bellezza di un amore nello sfregio della tristezza e di un amore che si lascia leggere anche attraverso i connotati finali del disamore e dell’indifferenza (da parte di Giovanna). Un incontro che ravviva una relazione. Un amore che sembrava finito o perduto si rianima per poi chiudersi in una definitiva resa. La forte immagine di Giovanna, in questo romanzo appena citato, è la nota forte che delinea un carattere anche se è lei che sembra offrirsi come ostaggio di una fragilità primigenia. Ma questo è solo un aspetto o un inciso nella produzione di Cassola.

Il gioco dei sentimenti entra dentro un tempo che assume i contorni di una spiritualità che permette non solo di non dimenticare ma di ripensare una vita. Una vita fatta anche di luoghi. In “Un cuore arido” del 1961 si legge: “Io sono come i gatti, pensava Anna: mi affeziono più ai luoghi che alle persone… Era ormai una donna soddisfatta, quieta e saggia; non aveva desideri né rimpianti, e non temeva la solitudine…”. Una vita che si incontra con il tempo lungo un raccordo che è tutto un affascinante intreccio di desideri e di desiderata esistenza.

Il racconto della Resistenza trova in Cassola non uno scrittore della verità (la letteratura non conosce la verità) ma uno scrittore che non ha mai abbandonato gli strumenti del linguaggio letterario. Questo è un merito che va al di là di ogni forma ideologica pre-costituita. E anche per questo Carlo Cassola è dentro quella storia della letteratura che non cede a condizionamenti ma si avvalora grazie a quell’unione, che resta fondamentale, tra la parola o la lingua e l’incastonatura dei personaggi. A dimostrarlo resta proprio uno dei suoi romanzi più vissuti ma anche dibattuti che è “La ragazza di Bube”.

Intorno a questo romanzo o partendo proprio da questo romanzo la chiave di lettura in una interpretazione puramente letteraria pone lo scrittore fuori da ogni schema ideologico e lo consegna ad una matrice che non conosce apparentamenti ma soltanto dichiarazioni che hanno un incavo fortemente poetico. Non si spiegano diversamente i dialoghi e non possono trovare alcuna testimonianza gli stessi personaggi se il raccontare resta appeso ai fili o alla ragnatela del realismo.






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