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Lo scrittore senza adulazioni
martedì 29 novembre 2016

di Pierfranco Bruni


Non si scrive mai per adulare. O per essere adulati. Si scrive per la tragedia del vivere. Lo scrittore maestro passa. Quando finisce la notte non è detto che possa cominciare l'alba. C'è sempre una notte nell'aba che smarrendosi trascina seco il silenzio e ci invita a un nuovo viaggio.
Io sono un errante che ama troppo la libertà e si diventa maestri non per le cose che si dicono ma per le cose che non si dicono pur conoscendomi.
Ti avevo offerto un castello e tu non lo hai accettato.
Ti avevo regalato la bellezza e tu sei andata oltre.
Ti avevo proposto di non essere dimenticata nell'erranza del viaggio è tu hai riso.
Ti avevo donato i miei passi e tu mi hai allontanato.
Ora hai la tua vita.
Vivila ma tu nel mio viaggio non ci sei più perché hai fatto in modo che io non stessi nel tuo.
Io ascolto la notte nell'alba.
In questa notte l'Errante ricomincia il suo viaggio.
Su un foglio scrivo una sola frase: Il tempo fugace non finisce. Siamo noi a smettere di abitare il calendario.
Quando un foglio è strappato un'altra stagione avanza. Questa notte nell'alba segna la prima parola di un nuovo libro. Siamo distanti e diversi.
Tu hai preferito che io non entrassi nel tuo viaggio.
Tu nel mio viaggio non ci sei più.
Ancora non smette il buio.
È lunga la notte quando l'alba è andata via.
Io amo sorridere quando gli altri ridono.
Amo il tragico quando gli altri vivono di comicità. Riapro la pagina nuova per un libro che sarà. Ma ora ho sonno.
La prima pagina ha già le prime parole.
Lo scrittore non ha bisogno di adulazioni ma di silenzio. Di sensualità e non di assenze.
Si scrive non per vivere
ma sempre per non morire o per allontare la fine.
Poi il resto è consuetudine.


Pierfranco Bruni







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