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IL MUSEO ARCHEOLOGICO NAZIONALE DI TARANTO CELEBRA I 150 ANNI DELLA NASCITA DI LUIGI PIRANDELLO
martedì 27 giugno 2017

28 giugno - ore 18,00

28 giugno ore 18 il Museo Archeologico Nazionale di Taranto celebra il 150° anniversario della nascita di Luigi Pirandello con la conferenza “La Magna Grecia in Luigi Pirandello a 150 anni dalla nascita” di Pierfranco Bruni, responsabile nazionale del progetto etnie, letterature e minoranze linguistiche del MiBACT. La conferenza si terrà nella Sala “Incontri” del museo, ingresso gratuito all'evento.

 

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Il 28 giugno si celebrano i 150 anni dalla nascita di Luigi Pirandello

Una lettura antropologica e linguistica arabo - greca

 

 

di Pierfranco Bruni*



 

 

 

 

Luigi Pirandello nella greciità. Un percorso che resta un riferimento fondamentale in tutta l'opera dello scrittore nato centocinquanta anni fa a Girgenti. Era il 28 giugno del 1867. L 'antica Girgenti intreccia e incrocia le culture Mediterranee tra Oriente e Occidente. Un percorso fatto di luoghi e di anime che portano nella storia il mito e la storia stessa diventa metafora di un simbolo eterno. In Pirandello la storia si assenta e diventa superamento del reale.

Nel 2016 abbiamo più volte celebrato gli 80 anni della morte. Oggi siamo ai 150 anni dalla morte.

Dalla Sicilia alla Fiera del Libro di Roma e Torino alla Casa Pirandello come Mibact siamo stati presenti con forza non solo nel ricordare Pirandello ma anche per offrire una chiave di lettura originale. Il mio libro “Il tragico e la follia” (Nemapress) pone all’attenzione un Pirandello mediterraneo, arabo e sciamanico oltre a proporre delle comparazione con le antropologie linguistiche in coppia con il Video Docu realizzato da Anna Montella: https://www.youtube.com/watch?v=vrzdqIxu5Ws.

Perché in esso vivono gli archetipi che sono il risultato della dissolvenza del verismo.

Verga con tutta la sua simbologia profetica si dissolve e gli dei greci vivono nei personaggi Pirandelliani. Tutto è mito perché tutto si legge nel recupero di eredità che diventano viaggio. Il tema del viaggio è circolare. Ovvero omerico in Pirandello. I simboli della Grecia sono una colonna spezzata il vento che è bagnato di sale africano Girgenti e Agrigento il Tempio di Empedocle le donne il ballo il canto. Insomma Pirandello è la vera sintesi di una cultura materiale che incontra quella immateriale e viceversa. 

 

L'anfora pirandelliana è piuttosto una giara. Perché la giara? Perché è usata in modo particolare nei Paesi arabi. Anche la colla (mastice) magica è una derivazione antropologica del sistema simbolico di un Mediterraneo orientale. Quando la piccola anfora che contiene la colla (mastice) viene sollevata in segno di devozione al cielo ha una simbologia chiaramente religiosa. È come se si chiedesse la benedizione al cielo.

Ora conoscendo Pirandello e la sua dimensione nei confronti della religione distante in quel tempo dal mondo cattolico e la tradizione di Girgenti la chiave di lettura rimanda chiaramente al mondo musulmano avvalorato da ciò che accade anche successivamente con il ballo tondo e la musica araba che si intona.

Il ballo e il canto iniziano con lo scoccare di un battito di due pietre dato da un personaggio femminile, una ragazza. Il ballo intorno alla giara si vive come un sortilegio e di notte con la luna che è un cerchio perfetto. I simboli magici ci sono tutti.

È qui che Pirandello diventa il conoscitore dei dervishi ma anche della alchimia del mondo sciamanico. La luna è un cerchio. La ciclicità è rappresentata da 13 mesi e non da 12. La ciclicità perfetta vichiano ma anche sciamanico con la persuasione della lentezza che è la pazienza dello spazio labirintico. Lascia la metafora del Kaos ed entra nel Labirinto. Dal mondo del Kaos entra in un viaggio in cui si ha bisogno di Arianna per ritrovare il focolare domestico. Si ritorna dunque ad Omero. 

Nella chiusa c’è  la chiave antropologica principale: “A una cert'ora don Lollò, andato a dormire, fu svegliato da un baccano d'inferno. S'affacciò a un balcone della cascina, e vide su l'aja, sotto la luna, tanti diavoli; i contadini ubriachi che, presisi per mano, ballavano attorno alla giara. Zi' Dima, là dentro, cantava a squarciagola”. Con la regia dei fratelli Taviani nel 1984 questa novella e poi commedia (1906, 1909, 1916 e rappresentata nel 1925 e 1927) diventa nucleo centrale di una espressione fortemente etno antropologica.

 

Gli scavi nel mito sono isole di memoria. Metafore che si traducono appunto in simboli. Ma la greciità pirandelliana è un vissuto che attraversa tutto il Mediterraneo. I dervishi danzanti non hanno radici greche. Bensì persiane. Il ballo tondo lo si trova nella cultura illirica come nei nativi d'America come anche nelle civiltà contadine pre elleniche. In Pirandello rappresenta il cerchio e il mito Viggiano in un tempo il cui mito ha bisogno di confrontarsi con uno spazio reale. La piazza è sempre una ghitonia. Ovvero un vicinato. Il vicinato è lo spazio di una Medina (nel) nella quale si incontrano i vocabolari religiosi dei popoli. È qui che si vive il luogo della attrazione che diventa metafisica della contaminazione.

Il mito della caverna è presente in Pirandello sotto forma di una abitazione dell'anima. Ancora ricordando La giara è possibile riscontrare tutti questi elementi che hanno chiaramente una visione etnoantropologica.

Molto vitale è la lingua contaminata. Infatti in Pirandello si possono registrare almeno cinque lingue contaminate dalle etnie. Il siciliano. Il sicuro greco. Il siculo arabo. Le gemmazione del greco arabo con il tedesco. L'Italiano ha comunque diverse varianti.  le gemmazioni linguistiche la koinè demoentropologica rendono Pirandello uno scrittore unico nel legame tra letteratura e antropologia. muore a Roma il 10 dicembre del 1936.

 

 

* Responsabile Progetto Etnie – Minoranze Linguistiche del Mibact

 



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RIVELAZIONI/ANTEPRIMA

A 150 anni della nascita Pirandello rivelando la presenza di Marta Abba a Taranto nel 1932

 

Quando Pirandello, a 150 anni dalla nascita, venne in Puglia mentre la sua musa Marta Abba recitava al Teatro Orfeo di Taranto nel 1932

 

 

di Pierfranco Bruni

 

 

La musa ispiratrice di Luigi Pirandello, che il 28 giugno compie 150 dalla nascita, (le celebrazioni sono ormai in corso da due anni, ovvero dagli 80 anni dalla morte di Pirandello, avvenuta il 10 dicembre del 1936 in poi non abbiamo fatto altro che ricordarlo sia in Italia che in molti Paesi esteri, sia come Mibact che come Sindacato Libero Scrittori Italiani), nel 1932, quindi prima della morte di Luigi, venne in Puglia.

Parlo di Marta Abba. Nata a Milano il 25 giugno del 1900 e morta il 14 giugno del 1988. Si conobbero nel 1925. Arrivò addirittura a Taranto debuttando  il 13 dicembre del 1932 con la commedia - dramma “Come tu mi vuoi” scritta, appunto per Marta Abbia, da Pirandello. Il dramma (commedia) venne scritto nel 1929, la prima si tenne a Milano al Teatro dei Filodrammatici, l’anno successivo, ed è composto tra tre atti. L’attrice principale era proprio Marta Abba e curò anche la pubblicazione del dramma.

Lo spettacolo si tenne al Teatro Orfeo. Marta Abba si intrattenne, sempre a Taranto, anche per rappresentare un’altra commedia dal titolo: “Tre volte sposi”, scritta però da Anna Nichole, il giorno successivo, ovvero il 14 dicembre.

La sua presenza a Taranto si prolungò tanto che il 15 dicembre rappresentò “L’uomo la bestia e la virtù”, chiaramente di Pirandello, commedia apologo in tre atti composta tra gennaio e febbraio del 1916. Il 16 dicembre passò addirittura ai “Sei personaggi in cerca d’autore”. Questo dramma risale al 1921 e venne rappresentato per la prima volta al Teatro Valle di Roma il 9 maggio del 1821, la cui sceneggiatura venne curata direttamente da Luigi Pirandello.

Dopo Taranto, Marta Abba, rimase in Puglia, e proseguì per Lecce e recitò al Politeama Greco. Qui avvenne un incontro straordinario, un ritrovarsi, e, forse, inaspettato per Marta. A Lecce venne raggiunta dal maestro, Luigi Pirandello, il quale, in una improvvisata, a dire il vero,  assistette alla rappresentazione.

Pirandello accompagnò Marta Abba da Lecce a  Bari, dove tenne i suoi spettacoli al Teatro Piccinni. Venne accompagnata dallo stesso Pirandello. Marta Abba ottenne, soprattutto a Taranto, un grandioso successo tanto che “ La Gazzetta di Puglia” in data 15 dicembre 1932 scrisse questa comunicazione: “…per la recita dei ‘Sei personaggi in cerca d'autore’ il teatro è già da oggi tutto venduto".

“ La Gazzetta di Puglia” dello stesso giorno aggiunse: “Marta Abba fu accolta al suo apparire in scena con scroscianti e prolungati applausi”.

La Compagnia alla quale faceva riferimento in quella stagione era composta da Carlo Ninchi,Elisenda Annovazzi,Guglelmo Barnabò,Vittoria Benvenuti”.

In quegli anni fu una presenza importante il personaggio di Marta Abba in Puglia e a Taranto, anche perché era la vera musa di Pirandello se non realmente l’amante. Divenne, comunque, subito dopo alcune rappresentazione, anche la consigliera e dopo la morte di Luigi curò la pubblicazione di alcuni testi.

Pirandello, per quell’occasione non visitò Taranto, ma senza preavviso raggiunse Marta a Lecce. Visitò Lecce. Erano i tempi in cui Pirandello era un punto di riferimento non soltanto della drammaturgia, ma della letteratura in genere, se si pensa che soltanto due anni dopo ebbe nel 1934 il Nobel per la Letteratura. Fu realmente la sua musa ma anche metaforicamente la sua dea.

Pirandello a Lecce ebbe modo di visitare la città e i luoghi della realtà barocca. Quel barocco che era entrato nel suo vissuto letterario e che aveva radici andaluse ed arabe.

Marta Anna in Puglia nel 1932 fu un trionfo. L’incontro tra Marta e Luigi divenne in Puglia un vero e proprio “trovarsi”. O ritrovarsi. Luigi aveva scritto per lei tra luglio e agosto del 1932: “Trovarsi”. Dedicata a Marta. Verrà rappresentata a Napoli il 4 novembre del 1932 al Teatro dei Fiorentini.

In Puglia si ritrovano!

L’opera verrà pubblicata in “Maschere nude”.

La chiusa recita: “…Vero è soltanto che bisogna crearsi, creare! E allora soltanto, ci si trova”. Una anticipazione, una profezia, un annuncio.

Si ritrovano a Lecce nel dicembre del 1932.

 






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