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Proposta per il Tartarugaio
sabato 4 ottobre 2014

da c.dellisanti2112@libero.it





Alla Cortese Attenzione

Ill.ssimo Dott. Ippazio STEFANO

Sindaco di Taranto - Palazzo di Città - Piazza Municipio n°1 , 74123 Taranto



E p.c.

Annarita LEMMA - Consigliere Regionale della Regione Puglia

Martino Tamburrano - Presidente Provincia di Taranto

Dott. Vincenzo BAIO - Assessore all’Ambiente del Comune di Taranto

Vincenzo DI GREGORIO - Assessore Patrimonio Comune di Taranto

Pietro BITETTI - Presidente Consiglio Comunale di Taranto

Cisberto ZACCHEO - Assessore al Turismo del Comune di Taranto

Giuseppe MELE - Direttore Generale Comune di Taranto

Dino BORRI - Coordinatore / Progettista del DPP / P.U.G. di Taranto

Silvio RUFOLO - Urbanistica – Edilità Comune di Taranto

Arch. Cosimo NETTI - Dirigente della Direzione Patrimonio del Comune di Taranto

Dott. Alessandro DE ROMA - Dirigente Ambiente Salute e Qualità della Vita.

Arch. Giuseppe TODARO -Italia Nostra Taranto

Arch. Vincenzo DE PALMA - G.R.I.N.T.A. Taranto

Avv. Franco DE FEIS– Tarenti Cives - Taranto



Oggetto: intervento artistico culturale sul terrazzo dell’ospedale per le tartarughe per sanare e sublimare una ferita paesistico ambientale attraverso le opere del maestro Raffaele Bova ed Aldo Pupino.





Ill.mo Signor Sindaco,

come Le è ben noto, da anni il Wwf Taranto Onlus, interloquendo con la pubblica amministrazione a livello tecnico e politico, ha cercato di far maturare nella città la volontà di fare della Palude la Vela e delle aree contigue, compreso l’intero ecosistema del Mar Piccolo, un presidio di resistenza e di riscossa per recuperare un antico e fecondo rapporto della cittadinanza con la natura, sviluppatosi per millenni e codificato nel Libro Rosso della corte dei Principi Orsini, un grande documento giuridico ed ambientale che per la prima volta ha regolato l’uso delle immense risorse rivenienti dalla pesca e dalla coltivazione dei mitili e delle ostriche in Mar Piccolo e Mar Grande. Questa politica di accreditamento del Mar Piccolo come paradigma del luogo dove per poter leggere e capire la natura, dal punto di vista sociale, naturale, geologico e biologico, incomincia a dare i primi frutti, in quanto il Comune è in procinto di approvare la Vas “Palude La Vela” redatto dalla Ambiente Italia, che a seguito di bando pubblico ha chiesto ed ottenuto il passaggio al Demanio Comunale dell’intero tracciato della ferrovia della Circummarpiccolo, proponendo la riattivazione della linea militare, di concerto con il Comune di Taranto – a cui il Demanio di recente ha trasferito la disponibilità - che parte dalla stazione centrale, si affaccia sulla sorgente del Galeso, passa per Buffoluto, lambisce la gualchiera dei Battendieri, ex masseria S. Pietro – attuale Relais Histò – scavalca il canale d’Aiedda - Leverano d’Aquino, gira per la Palude La Vela, compendio Manganecchia, Pineta Cimino sino all’interno dell’Arsenale nel centro della città. Il percorso, articolato con fermate presso i caselli - anche questi da riattivare - posti lungo la linea e nelle vicinanze di manufatti di pregio, avrebbe valenza turistica e storico-ambientale nel centro della Chora tarantina e l’intera cittadinanza, e non solo, avrebbe la possibilità di recuperare e godere, in parte, quanto appariva agli occhi incantati di Virgilio ed Orazio.

Il Parco Regionale, la Circumarpiccolo e le zone contigue devono diventare uno degli obbiettivi prioritari nella redazione del nuovo PUG.

Questo nuovo orizzonte di rilettura di risanamento paesistico ambientale stride con l’edificio sorto sulla ringhiera a Mar Grande, frutto di svista culturale e di disguidi amministrativi, che al di là delle questioni giuridico amministrative va affrontata e sublimata in chiave culturale per marcare il millenario rapporto simbiotico tra la Città Vecchia, con le sue pietre, la sua storia umana ed i due mari di Taranto.

Il lavoro paziente e costante per la riconquista di un corretto rapporto con la Natura delle nuove generazioni si è evidenziato in occasione della deposizione delle uova del nido di Caretta caretta: in cui in attesa della schiusa delle uova, in località Acquadolce Cirenaica sulla spiaggia dei Sette Colori, il WWF ha organizzato turni di guardiania sociale per la protezione del nido. Numerosi sono stati i giovani, gli studenti universitari, che hanno risposto all’appello garantendo turni di 24 ore per il presidio del nido. L’intervento di riposizionamento del nido, avvenuto 20 giorni dopo la deposizione, al momento in cui gli esperti biologi del Wwf di Policoro sono intervenuti, non ha però dato i suoi frutti sperati.

Purtroppo le avverse condizioni del tempo e un pizzico di sfortuna hanno fatto sì che le uova non si siano schiuse.

In questa occasione si è toccato con mano la valenza della proposta già avanzata all’Amministrazione comunale ed alla Regione Puglia dal WWF Taranto, JoTv, Endas, Kerameion Onlus APS, nella quale si è suggerito che i manufatti dismessi dell’Ajvam S.p.a. vengano ristrutturati e attrezzati per essere sede dell’ecomuseo dedicato alla maricoltura, ai sensi della Legge Regionale 6 Luglio 2011, n°15 “Istituzione degli eco-musei della Puglia”, che all’articolo 1 (oggetto e finalità) cosi recita:

“La Regione Puglia, di concerto con le comunità locali, le parti sociali e gli enti locali e di ricerca riconosce, promuove e disciplina sul proprio territorio gli ecomusei allo scopo di recuperare, testimoniare,valorizzare e accompagnare nel loro sviluppo la memoria storica, la vita, le figure e i fatti, la cultura materiale, immateriale, le relazioni fra ambiente naturale e ambiente antropizzato, le tradizioni, le attività e il modo in cui l’insediamento tradizionale ha caratterizzato la formazione e l’evoluzione del paesaggio e del territorio regionale, nella prospettiva di orientare lo sviluppo futuro del territorio in una logica di sostenibilità ambientale, economica e sociale, di responsabilità e di partecipazione dei soggetti pubblici e privati”.

Gli ecomusei sono un presidio per svolgere azioni di sensibilizzazione collettiva al fine di considerare l’ambiente e i beni storico-culturali nel contempo “beni comuni” e diritti inalienabili.

Un approccio olistico per coniugare il sapere scientifico con quello umanistico, le attività colturali agricole, selvicole e la “maricoltura” con le presenze geologiche, archeologiche ed architettoniche .

La proposta è stata valutata e ritenuta valida e oggetto di una prima riunione con il Consigliere Regionale prof. Anna Rita Lemma responsabile per gli Ecomusei di Puglia ed in seconda battuta con il Senatore Dario Stefano e l’Assessore regionale all’Agricoltura Fabrizio Nardoni e con il Pro-Rettore dell’Università degli Studi di Bari, Prof. Angelo Tursi, studioso dell’ecosistema del Mar Piccolo.

Tutti i motivi sopracitati giustificano dunque l’istituzione dell’ecomuseo del Mar Piccolo e del Mar Grande, epicentro per il coordinamento della partecipazione responsabile delle comunità locali alla valorizzazione e tutela attiva del patrimonio naturale, culturale e paesaggistico di valore identitario.

In attesa della realizzazione dell’ecomuseo alla Palude La Vela, si potrebbe intervenire sull’edificio progettato e costruito di fianco al porto turistico, sul Lungomare Vittorio Emanuele, potrebbe essere ricompreso nel tessuto urbano della Città Vecchia.

Va recuperato biunivoco tra il nuovo edificio e l’Isola, tramite una passerella, del marciapiede della ringhiera al terrazzo. L’intervento si avvarrebbe del opera feconda di due maestri dell’arte contemporanea Raffaele Bova e Aldo Pupino.

L’ipotesi progettuale prevede la sistemazione di sei opere progettate da Raffaele Bova “Omaggio ai citri del Mar Piccolo e del Mar Grande” in formato 2,40 x 2.40 mt da realizzarsi o in marmo mischio o in ceramica, in serigrafia policroma al terzo fuoco.

Le opere restituiscono in modo efficace cinque citri del Mar Piccolo: il citrə d’u jumə d’u Galesə, citrə braccəfortə, citrə də ciambə, citrə cascionə, citrə d’u curnlecchiə, citrə ajeddə, e l’Anello di San Cataldo a Mar Grande, ipotesi avanzata da Cosimo Dellisanti, di recente laureatosi a pieni voti con la tesi “Il Galesus Piscator di Tommaso Niccolo D’Aquino”, opera frutto di uno studio approfondito.

Il Maestro Raffaele Bova ha approfondito il fenomeno naturale nel 1987 durante un suo soggiorno a Taranto, che ha dato i suoi frutti con la riproduzione in tutta la loro potenza e bellezza del fenomeno dei citri. Le opere colgono in modo magistrale l’effetto del mescolamento dell’acqua dolce sgorgata dal citro con quella salata, determinando nei gorghi diverse tonalità dell’azzurro dell’acqua.

Per rendere fruibili a tutti questo fenomeno naturale, nella sua potenza e bellezza, il WWF Taranto con Jotv stanno studiando i mezzi e reperendo le risorse, come riportare i citri all’attenzione nazionale attraverso la ripresa in diretta del flusso delle acque dei citri.

Le opere di Raffaele Bova erano state prodotte per far parte della collana di arte moltiplicata edita dalla Cooperativa Punto Zero “Gli Ori di Taranto”, collana allora diretta da Arturo Tuzzi e Franco Sossi[1] . Operazione che, sussumendo l’anima segreta dei mari di Taranto, attraverso l’opera del Maestro, in visione permanente sul terrazzo, può sanare la dicotomia tra l’opera realizzata e la Città Vecchia. I progetti, inediti, sono stati messi a disposizione dall’archivio della Cooperativa culturale “Punto Zero”. Le opere progettate per essere realizzate in multipli ceramici al terzo fuoco, conservano tutta la loro valenza culturale e modernità e possono aiutarci a riconciliarci con la natura e il paesaggio, arricchendo la città vecchia di una nuova straordinaria opera d’arte omaggio ai citri del Mar Piccolo sistemati sul terrazzo del Tartarugaio.

Il terrazzo in questione, così rimodulato, verrebbe collegato alla Città vecchia attraverso un ponte che salderebbe virtualmente il mare, l’opera e l’Isola ricomponendo le maglie di un vissuto che non aveva le cesure architettoniche che oggi escludono una parte o l’altra. Questo vuole essere un ponte fisico, culturale e riparatore.

Questo sarebbe adornato da ringhiere laterali in acciaio inossidabile disegnato e sagomato da uno dei più fecondi e versatili artisti locali, Aldo Pupino, che darebbe vita a forme di fauna e/o flora marina; le forme piene, così ritagliate sulle lastre di acciaio INOX delle ringhiere laterali, sarebbero applicate artisticamente sulle pareti di carparo dell’immobile, conferendo ombre, luci e leggerezza alle ringhiere di collegamento per accedere all’edificio-tartarugaio; una volta ottenuto un accesso ecoartistico significativo, anche la balaustra che chiude il terrazzo andrebbe concepita e studiata in armonia con puntuali riferimenti marini. Opera degna di chi nel recente passato ha affrontato un lavoro impegnativo dal titolo “Le opere ed i giorni nei Due Mari di Taranto”

Così, la volontà di venire incontro alle tartarughe potrebbe trovare rapida soluzione considerando che lungo l’arco Ionico numerosi sono i nidi di Caretta caretta e che il Golfo di Taranto si sta caratterizzando sempre più come luogo deputato alla salvaguardia dei delfini e delle tartarughe marine. Questa esigenza è avvertita in modo particolare da WWF. La struttura ha tutte le caratteristiche per avere un forte impatto sull’ecosistema dello Ionio ed un’eco nell’ambito del Mediterraneo.

Al fine di meglio valutare l’ipotesi, voglia Lei predisporre un incontro con gli Assessori ed i tecnici responsabili per valutare l’opportunità e la praticabilità della proposta.



Dott. Fabio Millarte - WWF Taranto Onlus

Sig. Angelo Candelli - Jotv

Sig. Giovanni Cristofaro - Endas





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[1] Sotto questa etichetta sono state pubblicate più di cinquanta opere di artisti quali Remo Brindisi, Antonio Noia, Vittorio Del Piano, Nino Franchina, Sante Polito e molti altri.

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