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Ilva: Bonelli (Verdi), Intervento pubblico? Ecco i numeri impossibili. Ci vorrebbero più di 12 miliardi
mercoledì 17 dicembre 2014

da Ufficio Stampa Verdi






DRAMMA E LUTTI DI TARANTO NON POSSONO FINIRE IN "BAD COMPANY".

IL 23 ALLA CAMERA VERDI PRESENTANO DECRETO "SALVA TARANTO".

 

“Il 24 arriverà l’ennesimo decreto "Salva Ilva" mentre la situazione di Taranto peggiora senza che si sia fatto nulla per affrontare l’emergenza sanitaria e ambientale: anzi le continue proroghe che hanno rinviato l'attuazione di misure ambientali importanti per tutelare la salute hanno peggiorato la situazione. Visto che si fa strada l’ipotesi dell’intervento pubblico per salvare l'Ilva è giusto fare chiarezza sui numeri impossibili di questa operazione. Da due anni i bilanci dell’Ilva non sono noti al punto che l’Europa ha chiesto formalmente di averli. Nel 2011, situazione ante sequestro (26 luglio 2012), il debito finanziario dell’Ilva era di 2,9 miliardi dovuto ad un riduzione dei flussi di cassa provocata dai risultati negativi della gestione industriale per circa 805 milioni di euro”. Lo dichiara il co-portavoce nazionale dei Verdi Angelo Bonelli che aggiunge: "Dopo il 2012 con la riduzione della produzione dovuta alla chiusura di 6 altiforni su 10, secondo una denuncia di Federacciai, Ilva ha perso 70 milioni di euro al mese. Ad oggi l’indebitamento Ilva è aumentato di 1,7 miliardi di euro che si sommano ai 2,9 miliardi, senza dimenticare i 250 milioni di euro di prestito ponte concesso dalla banche”.

 

"Se lo Stato dovesse comprare Ilva dovrà farsi quindi carico dei debiti pregressi ai quali dovrà aggiungere investimenti necessari per il piano industriale che dovrà attuare il piano delle misure ambientali . Secondo l’ex commissario Bondi tale piano avrebbe un costo di 4,1 miliardi di spesa fino al 2020 così suddivisi: 1,8 miliardi per l'Autorizzazione integrata ambientale, 635 milioni di interventi per la sicurezza e la salute dei lavoratori, 1,750 miliardi di investimenti tecnologici - continua il leader ecologista -. A ciò va aggiunto il debito ambientale, ovvero i danni provocati dall’inquinamento Ilva che l’AEA, Agenzia europea ambiente, ha classificato nella top 30 degli stabilimenti più nocivi. Per fare le bonifiche esterne ovvero risanare aree agricole, falde, mare, immobili danneggiate dall’inquinamento secondo l’ipotesi della procura di Taranto occorrerebbero 8 miliardi di euro. Dove troverà lo Stato tutti questi soldi? Com’è facile vedere il totale fra debito e danni ambientali supera già i 12 miliardi di euro”.

 

"E poi c'è la proposta della 'bad company" che ritengo moralmemte inaccettabile perchè scaricare il tema delle controversie giudiziarie, i risarcimenti, le bonifiche delle aree esterne all'Ilva nella bad company significa che nessuno pagherà per i danni subiti dalla popolazione e per pulire i terreni, le falde e il mare dai veleni: il dolore, le vite perdute e l'obbligo di bonificare il danno ambientale non può stare in una bad company - conclude Bonelli-. Un'alternativa per Taranto e' possibile e l'abbiamo spiegata nella proposta di decreto "Salva Taranto” che noi Verdi presenteremo il 23 dicembre alla Camera dei Deputati proprio il giorno prima della presentazione del settimo decreto salva Ilva”.




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