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Comunicati da M5S
mercoledì 24 giugno 2015

-XYLELLA: D'AMATO (M5S) INCONTRA ANDRIUKAITIS: COMMISSARIO IN PUGLIA A FINE LUGLIO
-CORPO FORESTALE: IL M5S BOCCIA IL PARERE POSITIVO DEL PD IN COMMISSIONE AGRICOLTURA
-SITO NAZIONALE PER I RIFIUTI RADIOATTIVI: PEDICINI CRITICA IL GOVERNO RENZI





Comunicato stampa
Bruxelles 23 giugno 2015

da Rosa D'Amato M5S   

 

XYLELLA, D'AMATO (M5S) INCONTRA ANDRIUKAITIS: COMMISSARIO IN PUGLIA A FINE LUGLIO

L'eurodeputata: "Con noi per incontrare agricoltori, ricercatori, agronomi e organizzazioni di categoria che stanno attuando buone pratiche alternative a eradicazioni e pesticidi su larga scala"

 

"Abbiamo strappato alla Commissione europea la promessa di venire in Puglia a fine luglio per conoscere e valutare sul campo non solo la situazione dell'emergenza Xylella, ma anche e soprattutto le buone pratiche che agricoltori, ricercatori, agronomi e organizzazioni di categoria stanno già attuando per contrastare il disseccamento degli ulivi. Pratiche che sono totalmente alternative alle eradicazioni di massa e all'uso intensivo di pesticidi, un mix di misure che abbiamo sempre contestato e che rischierebbe solo di provocare più danni di quelli che vuole curare".  Lo ha detto l'eurodeputata del Movimento 5 Stelle, Rosa D'Amato, a margine dell'incontro a Bruxelles con il commissario Ue alla Sicurezza alimentare, Vytenis Andriukaitis.

 

All'incontro hanno partecipato anche Fabio Ingrosso di Copagri, Roberto Scalacci della Cia e Henriette Christensen di PanEurope - Pesticide Action Network. "L'incontro - continua D'Amato - è stata l'occasione per presentare al commissario il documento comune che abbiamo sottoscritto con Cia, Copagri, Federbio e PanEurope e che contiene tutta una serie di analisi e proposte, che prevedono per esempio l'uso di sostanze attibve biologiche, per affrontare l'emergenza Xylella. Si tratta in sostanza di misure alternative che il commissario si è impegnato a valutare da vicino a fine luglio nel suo viaggio in Puglia. Inoltre - conclude - ho ribadito al commissario la richiesta che i dati sui test di patogenicità sulla Xylella siano resi pubblici in modo che il mondo scientifico possa confrontarsi e stabilire con certezza quali sono le reali cause del disseccamento degli ulivi".

 

Per Fabio Ingrosso di Copagri, "l'incontro è stato molto positivo, ma continuiamo a nutrire perplessità sulle prove scientifiche alla base delle misure suggerite dall'Ue. Noi - prosegue - ci stiamo attivando sul territorio con la ricerca sul campo: non basta un solo laboratorio ma occorre aprire alle università per sostenere gli agricoltori. Stiamo praticando insieme ai ricercatori dell'Università di Foggia la sperimentazione su 12 aziende con prodotti biosostenibili e mostreremo a breve i risultati al commissario Andriukaitis auspicandoci una maggiore apertura alla ricerca a 360 gradi". 

 

Secondo Roberto Scalacci (Cia), "è fondamentale che l'Ue acceleri la ricerca e pensi al futuro degli agricoltori con risorse appropriate. Siamo preoccupati perché eradicazioni e uso di pesticidi su larga scala possono provocare importanti ricadute sul territorio".

 

Henriette Christensen (PanEurope - Pesticide Action Network) sostiene che "servono soluzioni alternative ai pesticidi. Ci sono diversi indicatori che mostrano come le buone pratiche del biologico possano garantire risultati efficaci e sostenibili nel contrasto a emergenze come quella della Xylella. Il problema è che nell'Ue non viene dato abbastanza spazio alla sperimentazione in questo settore".

 

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Da Valerio L'Abbate

Assistente Deputato Giuseppe L'Abbate

342.8632827

 

CORPO FORESTALE: IL M5S BOCCIA IL PARERE POSITIVO DEL PD IN COMMISSIONE AGRICOLTURA

La maggioranza presenta, con l’On. Fiorio (PD), un parere favorevole alla legge delega sulla P.A. con semplici “osservazioni”. L’Abbate (M5S): “non può la Commissione Agricoltura non far sentire la propria voce dinanzi allo smantellamento del Cfs”

Il “disegno di legge recante deleghe al Governo in materia di riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche” del ministro Madia, già approvato al Senato, inizia il suo iter di discussione a Montecitorio. E il testo, che prevede l’accorpamento del Corpo Forestale dello Stato in altra Forza di polizia, raccoglie il parere positivo redatto dall’On. Fiorio (PD) all’esame della Commissione Agricoltura della Camera. Una posizione che non trova d’accordo il Movimento 5 Stelle.

Se il parere al disegno di legge sulla Pubblica Amministrazione resterà di questo tenore – dichiara il deputato pugliese Giuseppe L’Abbate, capogruppo M5S in Commissione Agricoltura a Montecitorio – noi non lo voteremo. Il Corpo Forestale dello Stato è fondamentale per il nostro Paese, trattandosi dell’unica forza di polizia ambientale. La Commissione Agricoltura deve dunque avere il coraggio e la forza di difendere il Cfs e trasformare le semplici osservazioni in più convincenti e determinanti condizioni. Continuiamo a constatare – continua L’Abbate (M5S) – che il Governo Renzi soffre di bipolarismo: se da una parte affida la gestione di importanti emergenze quali la Terra dei Fuochi e il Codiro - Xylella fastidiosa al Corpo forestale, dall’altro tenta di smantellarlo in questa legge delega. Il ministro Maurizio Martina eviti la cancellazione del Cfs o si dimetta dal dicastero dell’Agricoltura”.

Nel parere redatto da Fiorio (PD) sono molto timide, infatti, le richieste fatte attraverso semplici “osservazioni”, che non saranno mai tenute in debito conto dalla Commissione Affari Costituzionali. Si va dalla necessità di garantire una continuità nel presidio del territorio ed un efficiente coordinamento a livello nazionale, all’opportunità di individuare un percorso di stabilizzazione del personale operaio assunto, riducendo sostanzialmente la carenza organica del Corpo Forestale dello Stato.

Diversi, invece, i compiti dell’attuale Cfs: sorveglianza dei parchi e delle aree naturali, il monitoraggio delle discariche incontrollate e degli sversamenti illegali, le funzioni di polizia venatoria ma, soprattutto, di sicurezza alimentare con la repressione delle frodi in danno degli imprenditori onesti. Ma anche missioni ad hoc per le emergenze “Terra dei Fuochi” in Campania e “Complesso del disseccamento rapido dell’olivo – Xylella fastidiosa” in Puglia. 

 

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PIERNICOLA PEDICINI

Portavoce eurodeputato del M5s al Parlamento europeo

Coordinatore della Commissione ambiente e sanità

 

Ufficio stampa - Comunicato del 22 giugno 2015

 

SITO NAZIONALE PER I RIFIUTI RADIOATTIVI, PEDICINI CRITICA IL GOVERNO RENZI PER I RITARDI E LA CONFUSIONE E SPIEGA NEL DETTAGLIO QUAL E' LA  REALE SITUAZIONE

 

"Ritardi, confusione e poca chiarezza. Anche su un tema pericoloso e delicatissimo come quello della gestione dei rifiuti nucleari il governo italiano mostra la sua inefficienza e non rispetta le norme europee. In particolare continua ad essere discutibile il modo in cui il governo Renzi si sta occupando delle procedure per la realizzazione del sito unico nazionale dove, entro il 2024, dovranno essere depositate le scorie radioattive italiane". Lo ha detto il portavoce eurodeputato e coordinatore della Commissione ambiente e sanità del Parlamento europeo Piernicola Pedicini del M5s in una nota inviata alla stampa atta a spiegare ai cittadini qual è la reale situazione.

"Le inadempienze del governo italiano - evidenzia Pedicini - sono almeno tre: prima di tutto non si sa se i ministeri dello Sviluppo e dell'Ambiente stanno redigendo il Programma nazionale per la gestione del combustibile esaurito e dei rifiuti radioattivi, così come previsto dalla direttiva europea Euratom 2011/70/ del 19 luglio 2011. I termini scadono il 23 agosto prossimo e sembra che l'Italia voglia chiedere una proroga alla Commissione europea.

Poi, c'è il mancato funzionamento dell’Isin, l'Ispettorato nazionale per la sicurezza nucleare e la radioprotezione. L'organismo pur istituito non è ancora in grado di svolgere le sue funzioni così come richiesto dalla direttiva europea, in quanto è privo del direttore, dei membri della consulta e di un suo organico. L'Isin è molto importante perché deve esercitare attività di controllo e vigilanza nei confronti di Sogin Spa, la società pubblica che ha il compito di smantellare gli impianti nucleari e gestire i rifiuti radioattivi.

Infine, non è stata completata la classificazione dei rifiuti nucleari presenti in Italia secondo gli standard internazionali per poter avere una precisa gestione operativa delle scorie e una migliore protezione e sicurezza dal rischio radioattività.

Tali situazioni, - continua il portavoce pentastellato - oltre a generare apprensione tra le popolazioni residenti nelle zone dove ci sono impianti nucleari attivi o dismessi o dove si ipotizza che potrebbe essere realizzato il deposito unico nazionale delle scorie, potrebbe legittimare la Commissione europea ad intraprendere una o più azioni nei confronti dell’Italia per l’apertura di una procedura d’infrazione.

Da evidenziare che secondo fonti di stampa, - sottolinea Pedicini - entro il 10 luglio prossimo, l’Ispra (l'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) dovrebbe consegnare ai ministeri dello Sviluppo e dell’Ambiente la mappa dei siti potenzialmente idonei ad ospitare il deposito nazionale. L’Ispra definirà la mappa facendo riferimento ad una documentazione tecnica denominata Cnapi, Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee, che gli è stata consegnata dalla Sogin il 16 giugno scorso.

Dopo la pubblicazione dell'elenco dei siti idonei, così come è stato previsto dalle norme nazionali vigenti, i ministeri dovranno aprire una fase di confronto con gli enti locali e con le popolazioni residenti. Alla fine di questa consultazione verrà indetta una conferenza nazionale, durante la quale si analizzeranno le eventuali disponibilità dei Comuni ad ospitare il deposito. In caso di fallimento del processo di consultazione, il piano B del governo prevede la nomina di un comitato interministeriale che sceglierà il sito autonomamente.

I criteri da rispettare per individuare il sito idoneo sono quindici, si va dall'esclusione delle aree sismiche a quelle vicine ad aree naturali protette e così via. Secondo i criteri stabiliti, le regioni in cui il deposito potrebbe sorgere sono: Puglia, Lazio, Toscana, Veneto, Basilicata e Marche.

La regione dove l'argomento è più sentito è la Basilicata. Come è noto, infatti, già nel 2003 all’insaputa delle popolazioni locali, il governo Berlusconi fece un decreto con cui prevedeva di impiantare il sito nazionale a Scanzano Jonico, senza prendere le benché minime precauzioni in termini di salute pubblica e di impatto con il territorio. Il governo Berlusconi ritirò il decreto dopo che ci furono 15 giorni di proteste, blocchi stradali e massicce manifestazioni popolari mai viste in Basilicata.

I siti italiani che attualmente ospitano rifiuti radioattivi - precisa Pedicini - sono 24, per un totale di 90 mila metri cubi di scorie. Di queste, circa 75 mila metri cubi sono rifiuti di bassa e media attività (seconda categoria) che decadono in un arco massimo di 300 anni, i restanti circa 15 mila metri cubi di rifiuti sono invece quelli ad alta attività (la cosiddetta terza categoria) la cui radioattività decade nell’ordine di migliaia di anni, per i quali si prevede il loro stoccaggio temporaneo prima nel deposito nazionale, in attesa della loro sistemazione definitiva in un deposito geologico.

I rifiuti radioattivi di prima categoria, che hanno invece un basso contenuto di radioattività e decadono in pochi mesi, non sono destinati al deposito in quanto vengono eliminati attraverso le tradizionali vie di smaltimento.

Oltre ai rischi sanitari per la salute dei cittadini, - conclude l'eurodeputato del M5s - le scorie radioattive se non sono correttamente gestite, e controllate in condizioni di massima sicurezza, possono anche rappresentare un potenziale rischio per eventuali atti terroristici.

Per la realizzazione del deposito unico nazionale, che verrà costruito all'interno di un Parco tecnologico di ricerca, è previsto un investimento complessivo di circa 1,5 miliardi di euro. Si stima che la realizzazione del sito dovrebbe generare circa 1500 occupati l’anno per quattro anni e che la sua gestione dovrebbe produrre circa 700 posti di lavoro.

Secondo alcune associazioni ambientaliste, i rifiuti ad alta attività dovrebbero essere gestiti in un deposito europeo fuori dall'Italia, perché l'Italia è il paese europeo che ha meno rifiuti radioattivi di questa categoria".

 

Ufficio stampa - Per contatti cell. 3920460174

 

 

 


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