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Salvo il carrubo monumentale più grande e longevo di Puglia
mercoledì 25 maggio 2016

da Valerio L'Abbate
Assistente Deputato Giuseppe L'Abbate





POLIGNANO: IL CARRUBO MONUMENTALE PIÙ GRANDE E LONGEVO DI PUGLIA È SALVO

Accordo tra la Snam e i proprietari del terreno per il nuovo percorso del metanodotto, che metteva a rischio il “Patriarca” di Polignano. Per L’Abbate (M5S), che aveva portato la vicenda in Parlamento, l’accordo certifica “il fallimento dell’Amministrazione Vitto su tutta la linea”

Il carrubo più grande e longevo di Puglia, tra i primi nel mondo, ha potuto finalmente tirare un sospiro di sollievo e, con esso, l’intero carrubeto monumentale che lo circonda nell’agro di Polignano a Mare (BA). La Snam ed i proprietari dei terreni hanno, infatti, chiuso il contenzioso sul percorso del metanodotto della discordia che, nel progetto originario, definitivamente approvato il 28 gennaio scorso in Conferenza dei Servizi presso il Servizio Ecologia Regione Puglia, sventrava il carrubeto e ne metteva in pericolo gli esemplari monumentali. Il tubo del gas, dunque, non seguirà più tale percorso, dai proprietari duramente contestato, ostacolato ed impugnato in varie sedi istituzionali (tanto vigorosamente da bloccare il rilascio della Autorizzazione Unica che avrebbe dato il via libera ai lavori) ma sarà spostato a ridosso del confine con il fondo limitrofo, cioè al limite del carrubeto, mettendo così al sicuro le pregiate essenze arboree. Inoltre, la quasi totalità della tubazione sarà “incamiciata”, cioè chiusa in un cunicolo di sicurezza. Ciò non toglie che i lavori di posa del metanodotto saranno eseguiti ugualmente da una piccola squadra speciale, con l’adozione di speciali cautele e l’uso di mezzi meccanici di piccole dimensioni e poco invasivi, “al fine di non danneggiare le piante di carrubo ed ulivo ivi insistenti”. Il confronto con Snam, tanto civile e garbato nei toni quanto duro e serrato nella sostanza, nel contrasto tra le rispettive posizioni ha visto prevalere il buon senso comune ed individuare il giusto punto di equilibrio che garantisse l’integrità del carrubo gigante e del suo habitat naturale e l’urgenza della costruzione del nuovo metanodotto, da completare in brevissimo tempo. La vicenda del “Patriarca” di Polignano era persino approdata sui tavoli del Governo Renzi e della Giunta Emiliano grazie a due interrogazioni redatte dal deputato Giuseppe L’Abbate (M5S) e dalla consigliera regionale Antonella Laricchia.

Tutta l’epopea del carrubeto monumentale porta ad una inesorabile conclusione: il fallimento dell’Amministrazione guidata dal Sindaco Domenico Vitto (PD)commenta il parlamentare Giuseppe L’Abbate (M5S)Quando un’Amministrazione non riesce a tutelare l’interesse pubblico, non risulta credibile ai tavoli di concertazione con aziende come la Snam, tradisce le promesse fatte in campagna elettorale, allora non si può non parlare di fallimento di questa Amministrazione. Sì perché in questa vicenda, se non vi fosse stata la tenacia messa in campo dai proprietari del carrubeto, a quest’ora non avremmo più il ‘gigante’ di Polignano e tutti avremmo ‘perso’ qualcosa”. Ma per il Movimento 5 Stelle la domanda da porsi è un’altra. “Come è possibile che un singolo cittadino abbia potuto raggiungere un risultato così importante e l’Amministrazione comunale no? A questa domanda si potrebbero dare diverse rispostecontinua il deputato 5 Stelle Si potrebbe parlare di incapacità, ignavia o di superbia ma qualsiasi siano le motivazioni del fallimento, la Giunta Vitto ha realmente fatto una magra figura, dimostrando tutta la sua mediocrità ed è forse giunto il momento di andare a casa, quantomeno per salvare la faccia”.

In definitiva, l’accordo tra la Snam e la proprietà del carrubeto (la quale ha espressamente richiesto una indennità di servitù esattamente uguale a quella di tutti gli altri proprietari) si è chiuso a beneficio della popolazione polignanese che avrà il nuovo metanodotto in tempi brevissimi – mentre, in mancanza di accordo, la questione sarebbe andata avanti per diversi anni sino alla finale decisione del Consiglio di Stato – e, al tempo stesso, ha avuto salvo il suo “Patriarca”, un patrimonio della collettività, un “testimone del tempo” venuto alla luce più di mille anni or sono.




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