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AIA all'Ilva. La storia non si ripeta
sabato 19 agosto 2017

di Biagio De Marzo
biagiodemarzo@alice.it

Cari amici giornalisti concittadini e non,

La Gazzetta di Taranto/La Gazzetta del Mezzogiorno del 18 agosto ha pubblicato in prima pagina un mio articolo con il titolo “AIA all’Ilva – La storia non si ripeta.” Lo riproduco più avanti per chi abbia voglia di leggerlo. Qualcosa s’è già mosso, ma mi preme porvi la domanda chiave: quanti abitanti di Taranto e provincia sanno che, nella normativa che regola la vendita dell’Ilva di Taranto, è stabilito che è “vincolante il raggiungimento dell’accordo sindacale per il buon fine dell’operazione di aggiudicazione dell’Ilva?”. Io credo che siano molto pochi per cui mi permetto di spronarvi a far sì che dell’esistenza di questo importantissimo “vincolo sindacale” sia consapevole tutta Taranto e provincia. Le istituzioni ed amministrazioni locali e regionali, i partiti politici, i sindacati, le rappresentanze delle imprese e delle attività professionali, le associazioni e i movimenti volontari, l’universo ambientalista, ogni cittadino, tutti devono sapere che i sindacati possono vincere la partita dell’Ilva per il bene non solo dei loro rappresentati ma dell’intera collettività. Io spero che, soprattutto con il vostro aiuto, si riesca a creare, anche se in extremis, un grande movimento unitario che ragioni, senza preconcetti, nel merito delle cose da fare e dia ancora più forza al sindacato, a sua volta finalmente unito in questa circostanza, e lo sostenga nella imminente trattativa, consapevoli tutti dell’enorme responsabilità collettiva.

Forza ragazzi, se ci credete, datevi da fare anche voi.


Gino/Biagio De Marzo


*********************


L’articolo “AIA ALL’ILVA. LA STORIA NON SI RIPETA” pubblicato il 18 agosto 2017.


Alcuni organismi locali si accingono a cimentarsi nel terzo round delle “Osservazioni” sulla Autorizzazione Integrata Ambientale per l’Ilva di Taranto. Io sono uno degli acciaccati reduci dalla sconfitta sia nel lunghissimo primo round, dal 2007 al 2011, alla fine ghermito da Prestigiacomo/Berlusconi, sia nel frettoloso secondo round del 2012, carpito da Clini/Monti. Di quest’ultimo vale la pena ricordare la biasimevole conclusione perché la situazione di allora presenta parecchie analogie con la situazione di questi giorni, mentre il processo “Ambiente svenduto” è ancora solo alle prime battute.

A quel tempo, ai Presidenti della Repubblica, del Senato, della Camera e del Consiglio dei ministri, al Vice Presidente del CSM e alla stampa, scrissi, da presidente di Altamarea, che il rilascio dell’AIA “riesaminata” era un delitto contro Taranto e Statte. “Il 18 ottobre 2012 la delegazione di Altamarea ha partecipato alla Conferenza dei Servizi convocata al Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare per le determinazioni sul Parere Istruttorio Conclusivo sul riesame dell’Autorizzazione Integrata Ambientale di Ilva Taranto rilasciata il 4 agosto 2011, già da noi giudicata erronea, ingannevole, inidonea e del tutto inadeguata per ridurre l’inquinamento di origine industriale con i suoi effetti disastrosi sull’ambiente e sulla salute dei cittadini e degli stessi lavoratori. Il ministro Corrado Clini, che non ha partecipato alla Conferenza dei Servizi, nella tarda serata dello stesso 18 ottobre ha indetto la conferenza stampa con l’annuncio del rilascio dell’AIA che diverrà operante appena pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale. Tale annuncio è avvenuto a pochissimi minuti dalla fine della Conferenza dei Servizi, senza che ci fosse stato il tempo materiale per far conoscere compiutamente al ministro quello che era accaduto nelle sei ore di durata della CdS. Ciò dimostra che tutto era stato deciso prima e che la CdS era una meschina foglia di fico per cercare di nascondere inguardabili brutalità. ….. Contro il PIC si erano pronunciati in maniera argomentata tutte le associazioni e ad esso si erano opposti anche i custodi giudiziari nominati dal Tribunale. Tutto inutile.”

Anche questa volta la procedura ufficiale prevede la presentazione di “Osservazioni” sulla richiesta di AIA di Am Investco da parte della cittadinanza interessata. Temo che la storia si ripeterà come nel 2012 perché anche questa volta i giochi sono già fatti. A meno che …..

A meno che Taranto non prenda piena consapevolezza che, in questa complessa vicenda della vendita dell’Ilva, l’unico contrafforte verso Governo, commissari straordinari, Am Investco ed altri è rappresentato dal “parere vincolante dei Sindacati”, ad essi assegnato per legge: è “vincolante il raggiungimento dell’accordo sindacale per il buon fine dell’operazione di aggiudicazione dell’Ilva”.

La FIOM di Taranto, nel recente incontro con il presidente della regione Puglia Michele Emiliano, ha sostenuto l’irrinunciabile necessità di effettuare la valutazione preventiva dell’impatto ambientale e sanitario del “nuovo” stabilimento Ilva, preliminarmente ad ogni altra considerazione. Cosa in piedi da anni e mirabilmente proclamata da Papa Francesco nel punto 183 di LAUDATO SI’: “Uno studio di impatto ambientale non dovrebbe essere successivo all’elaborazione di un progetto produttivo o di qualsiasi politica, piano o programma. Va inserito fin dall’inizio e dev’essere elaborato in modo interdisciplinare, trasparente e indipendente da ogni pressione economica o politica.”

Sono profondamente convinto che tutta la città, anche in ossequio al proclama del Papa, debba sostenere la posizione della FIOM, a cui aderiranno, lo spero vivamente, anche FIM, UILM e le altre sigle sindacali. Necessita, quindi, sospendere ogni valutazione sulla proposta di acquisto di Ilva Taranto, dai commissari straordinari ritenuta migliore di quella presentata da Arvedi, CDP, Jindal e Delfin, fino a quando non saranno valutati preventivamente i RISPETTIVI RISCHI SANITARI RESIDUI AD ASSETTO FINALE DELLO STABILIMENTO. Qualunque progettista sa che un impianto o un prodotto non può essere realizzato e messo in esercizio se non ne è stata valutata attentamente la pericolosità per uomini e cose. Le Autorità che rilasciano concessioni, permessi e autorizzazioni non possono ignorare quel principio. I cittadini lo debbono reclamare con forza. Qui sono in ballo la salute e il bene presenti e futuri di un'intera città e del suo territorio. E' vietato sbagliare.

Gino De Marzo





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