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LATTE: PRODUZIONE PUGLIESE IN CRESCITA MA SERVE INNOVAZIONE
mercoledì 27 settembre 2017

G. L'Abbate, deputato pugliese M5S



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da Valerio L'Abbate
Ufficio Stampa Deputato Giuseppe L’Abbate
Ordine dei Giornalisti della Puglia
Tessera n. 105289
valerio.labbate@camera.it
www.giuseppelabbate.it

342.8632827

 

LATTE: PRODUZIONE PUGLIESE IN CRESCITA MA SERVE INNOVAZIONE

 

Secondo l’ultimo Rapporto Assolatte, la Puglia produce quasi 400mila tonnellate di latte vaccino, con una crescita del 4,3%. A trainare il comparto le province di Bari e Taranto mentre si attendono le performance della nuova Dop Mozzarella di Gioia del Colle

 

Con oltre 388mila tonnellate, i formaggi sono i prodotti agroalimentari italiani più esportati per un ammontare complessivo di 2,4 miliardi di euro. Il latte alimentare, invece, equivale a 60mila tonnellate per un valore di circa 38 milioni. È ciò che emerge dall’ultimo Rapporto di Assolatte (Associazione Italiana Lattiero Casearia) relativo all’anno 2016 che analizza uno dei settori più importanti del comparto zootecnico italiano. La produzione di latte è stata di oltre 11,5 milioni di tonnellate (+3,2% rispetto al 2015) con un’importazione di 1,3 milioni. Il patrimonio bovino, invece, è di 1,8 milioni di capi ma nel 2000 erano oltre 2 milioni; mentre il numero delle bufale è aumentato, risulta in calo quello di pecore e capre. Del totale della produzione nazionale di latte bovino, l’81% diventa formaggio; il resto è destinato all’alimentazione diretta. Ad assorbire quasi metà del latte prodotto in Italia sono le Dop Grana Padano, Parmigiano Reggiano e Gorgonzola. Il latte ovino prodotto è invece assorbito per la metà dal Pecorino Romano e delle 240mila tonnellate di latte bufalino, il 77% diventa Mozzarella di Bufala Campana Dop.

 

La Puglia produce 378.735 tonnellate di latte bovino, con una crescita del 4,3% sul 2015. A guidare il comparto sono le province di Bari (195.818 tonnellate in crescita del 7,3%) e di Taranto (143.819 tonnellate, in aumento del 2,4%). In calo le altre province, con quantitativi più marginali: 18.902 tonnellate per Foggia (-2,5%), 13.357 per Brindisi (-0,2%), 4.683 per Lecce (-5,6%) e, infine, 2.156 per la BAT (-13,6% rispetto al 2015). In leggero calo anche il Caciocavallo Silano, Dop pugliese di latte vaccino, con 781 tonnellate di formaggio prodotte e 10.059 tonnellate di latte lavorato. Continua la crescita della Mozzarella di Bufala Campana Dop, la cui produzione sul territorio pugliese però è relegata alla provincia di Foggia e rappresenta appena l’1% del totale, mentre si attendono i numeri futuri della neonata denominazione di origine protetta “Mozzarella di Gioia del Colle”.

 

Dai dati della Regione Lombardia presentanti nel rapporto Assolattedichiara il deputato pugliese Giuseppe L’Abbate, capogruppo M5S in Commissione Agricoltura alla Camerasi osserva come il prezzo del latte sia passato dai 173 lire/litro del 1976 sino agli attuali 0,345 euro/litro. In un arco temporale di 40 anni, il prezzo è costantemente cresciuto fino al 1997, per poi scendere e risalire fino al 2001; dopodiché è tornato a scendere raggiungendo un nuovo picco nel 2014, per infine calare fino al 2016. Oggi registriamo un prezzo identico a quello degli anni 1995, 1999, 2001 e 2007. Il prezzo del latte alla stalla in Italia, inoltreprosegue L’Abbate (M5S)è tra i più alti in Europa, con una media 2016 di 0,3199 euro/litro siamo al quarto posto dopo Cipro, Malta, Grecia e Finlandia. Proprio per questo è giunto il momento di rendere più efficiente l’intero comparto zootecnico, portando quelle innovazioni tecnologiche e normative necessarie per garantire redditività e progresso. La stessa etichettatura d’origine, che abbiamo fortemente richiesto sin dal nostro ingresso in Parlamento conclude il deputato pugliese 5 Stellepuò sostenere i consumi interni visto che le importazioni sia di formaggi (517mila tonnellate per un valore di 1,55 miliardi di euro), sia di latte in cisterna (1,33 milioni di tonnellate da Germania e Francia) sia di quello confezionato (430mila tonnellate da Austria e Francia) incidono in maniera notevoli sulla spesa lattiero-casearia degli italiani”.

 





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