Guest Book Sport

Mancini e Cammarata confezionano e regalano un bel 2-0 al Taranto,
ed un punto appeduno a Silvietto che si isola sempre più in vetta
ed a Roberto 3000 anni che non molla e raggiunge luvurtagghiese

Aggiorniamo la classifica.

Ecquequà



1° Silvietto 6 punti



2e GhiaccioMenta e Maurizia GJ 4 punti
3° luvurtagghiese 3 punti
3° Roberto 3000 anni 3 punti
4° Menefotto 2 punti
4° Skorpion 2 punti
4° Superfranco 2 punti
5° Ale G. Informatico 1 punto

i quali dicono,
ovviamente sghignazzando,
a tutti gli altri concorrenti rimasti a zero ...



:-)
alla prossima
provare ... provare ... provare ...

Camera, comm. giustizia e cultura: cambiato testo Senato su norme anti violenza

Biglietti gratis per gli under 14 negli stadi; pene più severe per chi è responsabile di lesioni gravissime nei confronti di pubblici ufficiali; ridimensionata la messa al bando di striscioni e cartelli.

Le commissioni Giustizia e Cultura della Camera modificano il testo del decreto contro la violenza negli stadi uscito dal Senato. E si accelerano i tempi del dibattito in Aula. Visto che il decreto scade il 2 aprile e deve ritornare a Palazzo Madama.

La proposta è del presidente della commissione Cultura della Camera Pietro Folena e viene accolta con entusiasmo da entrambi i poli.
In sostanza, si prevede che le società sportive rilascino biglietti gratuiti nominativi ai minori di 14 anni accompagnati da un genitore o da un parente fino al quarto grado. Nella misura di un giovane per ogni adulto. E per almeno la metà delle manifestazioni sportive previste in un anno. L'adulto, si legge nella norma, dovrà assicurare la vigilanza sul minore per tutta la durata della manifestazione. Il Senato aveva aggiunto una norma al decreto (l'articolo 2 bis) per vietare negli impianti sportivi striscioni, cartelli, simboli, emblemi, nonchè cori "relativi ad organizzazioni di sostenitori i cui partecipi siano stati condannati per reati commessi in occasione di manifestazioni sportive". Per i trasgressori, ai quali veniva intimato di ripiegare gli striscioni o di interrompere i cori, era stata prevista a Palazzo Madama la stessa pena stabilita per la resistenza a pubblico ufficiale: la reclusione da sei mesi a cinque anni. Ma le commissioni della Camera modificano il testo: sono vietati negli impianti sportivi striscioni e cartelli "che comunque incitino alla violenza o che contengano insulti e minacce". Punto. La violazione del divieto, si aggiunge, è punita con l'arresto da tre mesi ad un anno. I fatti di Catania, l'aggressione all'ispettore capo Filippo Raciti da parte di un tifoso diciassettenne conclusa con la morte del poliziotto, restano il punto di riferimento del provvedimento. Le commissioni Giustizia e Cultura inaspriscono le pene rispetto al testo del Senato che prevedeva la condanna prevista per le aggravanti (da tre a sette anni) aumentata della metà. Chi commette lesioni gravissime contro pubblici ufficiali è punito con il carcere da otto a 16 anni. La norma emergenziale che prevede l'arresto in flagranza anche non nel momento della commissione del fatto viene prorogata fino al 30 giugno 2010. Anzichè al 30 giugno 2007 come prevedeva il Senato. Si boccia l'espressione "a porte chiuse" perchè "non giuridicamente rilevante". E così se gli stadi non sono a norma, le partite saranno giocate "in assenza di pubblico".

Libertà di che? Di migliorare il calcio nelle sue regole, di pretendere una vera pulizia ai vertici e nella gestione dei media, di vederlo riorganizzato sul serio a partire dalle giovanili, di fare opera di denuncia e di lotta al doping, di sollecitare affinché gli stadi attuali diventino impianti civili, almeno decenti, di dare un contributo di idee per trovare soluzioni ai disagi nell’accesso agli stessi, compreso l’acquisto del biglietto ovunque ci si trovi, o affinché le cosiddette campagne abbonamenti o altrimenti dette facciano presa ed abbiano davvero e finalmente successo, far sentire la voce del tifoso almeno a livello di dialogo e di confronto con le società per comunicare le vere aspettative di un popolo sempre pronto a dare e mai sul serio chiamato a discutere, offrire all’occorrenza un contributo concreto quando le cose vanno male (vedi fallimento 2004) per salvare una passione?
Macchè! Altri pensieri, altri obiettivi, altri striscioni, altra “mentalità”.
Ho tanti cari amici nel mondo del calcio, bravissime persone, ma parecchi secondo me sono rimasti prima affascinati poi incastrati da due paroline: “ultras” e "curva". Pur non frequentandola nemmeno in molti casi.
Dico la mia, alla luce di quanto poi è successo:
maledetto il giorno in cui uno stramaledetto fessacchiotto decise di fare il fenomeno e stabilì che anche da noi dovesse entrare questa moda (a proposito di non scimmiottare l’estero…).
Per un’ottantina di anni il tifoso s’era chiamato tifoso, ed ogni tifoso sentiva quello accanto davvero come un fratello, tutti uguali, tutti con le stesse emozioni e gli stessi obiettivi. Giovani e meno giovani. A nessuno sarebbe venuto in mente di vivere e dividere lo stadio (anche lo stadio) in compartimenti stagni, di controllare cosa fa l’altro, di dare i voti a questo o a quello, di sentirsi il migliore in quanto ultras e offendere, chiamare nullità gli altri. Ultras, come se facesse schifo chiamarsi tifoso, come se ad un tifoso il cuore battesse di meno, troppo banale, tradizionale. Eppure era stato un tifoso qualche anno prima a portarli per la prima volta in uno stadio. No, basta, ultras, suona meglio, fa più giovane.
Praticamente l’inizio della fine.
E per dimostrare di essere ultras, di essere “il meglio” della tifoseria, spingersi ad azioni sempre più “forti” e trasgressive. E nel frattempo dimostrare di essere ultras più ultras di altri ultras. Una china sempre più pericolosa.
Arrivare a dire che è più importante il gruppo ultras rispetto alla squadra, alla maglia, alla partita. E impressionare, pensarle tutte pur di mettersi in mostra, sempre di più, sempre di più. Gli scontri, a prescindere dal risultato, le faide, i feriti, anche i morti.
Per una partita di pallone.
E a rimetterci spesso gli incolpevoli... Ecco, il bravo figliolo che era rimasto incantato dal fenomeno di moda giovanile ora è incastrato, ma non può, non sa tornare indietro. Spesso deve arrampicarsi sugli specchi per difendere l’indifendibile. Ma continua a difenderlo, passa anche sulle lacrime di famiglie innocenti e segnate per sempre pur di giustificare il “movimento” in qualche modo, ostinatamente. Ancora.
Riempiendolo e mistificandolo con contenuti e risvolti socio-politici che in realtà non ha. Se li avesse non starebbe lì ma, appunto, altrove a combattere battaglie un pò più serie di libertà vera, di civiltà vera, di dignità vera.
Maledetto quel giorno …

Quanto scritto nel mio post precedente non per fare il raccontino da dopolavoro ma solo per far riflettere che per me, e per tanti di noi, manco a dirlo, non è assolutamente condivisibile la negazione della libertà d’espressione ai cittadini, vietare questo o quello, quando questo e quello sono un chiarissimo e civile diritto, sono perfettamente nella legalità, sono a tutela di valori fondamentali.
Contro queste oppressioni si dovrebbe combattere, contro questa occulta maniera di mettere il bavaglio alla gente su argomenti seri e veri ci si dovrebbe mobilitare, soprattutto se il tema della protesta viene proposto in maniera assolutamente legale, rispettosa della verità, corretta, non violenta. A questi soprusi ci si dovrebbe opporre, sempre! Tutti.
E invece non avviene sempre, direi quasi mai. Perché? Come la mettiamo?
E meno che meno avviene allo stadio, allo stadio succede invece (lo stiamo vedendo) un finimondo non contro un calcio marcio, (continuiamo infatti tranquillamente a seguirlo - direttamente o in TV pensi davvero che ci sia differenza? La presa per i fondelli è sempre presa per i fondelli, la bidonata di un calcio fasullo e manovrato non è meno bidonata se invece che in TV vai al campo in casa o in trasferta, semmai lo è di più, basta fare due conti! Continuiamo ad ingoiare di tutto, trucchi, pastette, campionati falsati, va bene tutto), un finimondo non contro chi il calcio lo fa riprendere in fretta, alla men peggio, anche dopo eventi atroci come la morte di padri di famiglia per una partita di pallone, non contro il business più dilagante e divorante, no, va bene tutto.
Accettiamo anche un Matarrese quando dice che qualche morte nel calcio tutto sommato è normale, che lo “spettacolo” deve continuare. Persino quello ci sta bene.
Il finimondo scoppia perché qualche bruto nazifascista dice basta a questo “gioco” folle e spesso infame e si mette in testa di entrare nella “zona franca” targata ultras e bonificarla. Scherziamo?
Tutto può succedere, morti bianche e oscure, incidenti a ripetizione sul lavoro, inquinamento alle stelle, disoccupazione, dissesto, cultura ed educazione queste sconosciute, scuola allo sbando, sport (e non solo) drogato e degradato, pratica sportiva e impianti inesistenti, sport minori abbandonati a se stessi, etc etc etc, masssì questa è la vita … ma togliere agli ultras i tamburi, gli striscioni, i cori, le trasferte, insomma … la libertà. No eh? Qua si che scoppia la rivoluzione.
La battaglia degli ultras per la libertà …

visto che oggi si può confondere il ns. tentativo costante (ci proviamo almeno) di rimanere equilibrati e ragionare con l'essere evasivi o addirittura nostalgici o peggio ancora appiattiti su questo o quest'altro padrone o padroncino, e magari beccarci pure insulti da suse allora sull'argomento coraggio, libertà di espressione e direi, libertà in genere ... sarò breve..., caro Antonio:
fatti un pò di click così ti fai un'idea ...

==> articolo CdG

==> articolo GazzettaMzg

==> articolo Quotidiano

==> articolo TarantoSera1

==> articolo TarantoSera2

Bene, mi sa che l'argomento in questione fosse un tantino più "pesante" e coinvolgente di quello di cui si parla oggi, soprattutto a Taranto. Non si parlava di tamburi o di bandiere o di stendardi o di gruppi o di pezze ultras da esporre ma di gente che moriva e ancora oggi muore come le mosche per il lavoro. A Taranto. E la negazione di libertà di espressione avvenuta in quella occasione molto più grave. La violenza, una violenza molto più intollerabile, fu fatta a noi. E non solo a noi, a tutti se ci pensi.
Bene, caro Antonio, in quel periodo tutta questa "guerra santa" per la difesa delle libertà individuali e collettive sancite dalla Costituzione non la vedemmo.
Anzi molta gente si mostrò molto poco ... coraggiosa e mi limito a questo. Tante le paure e i consigli di soprassedere, lasciar perdere, sai com'è, in tanti ... tenevano famiglia ... allo stadio in fin dei conti si va per il pallone, per lo sport etc etc. Nè arrivarono mai da nessuna parte, radio e TV comprese, riposte sicure e chiarificatrici su chi fosse stato il/la mandante di quel bruttissimo episodio di violazione della libertà e della costituzione, nemmeno da Ciampi.
Tuttavia, nonostante la quasi totale e deludente indifferenza e mancato appoggio di grandissima parte di cittadini, tifosi, ultras e dintorni (eppure forse l'argomento "doveva" interessare tutti i tarantini, in una giornata particolare, molto di più di un tamburo o di una bandiera da sventolare o di una partita o di un risultato di calcio, o no?) le 4 cokerie alla fine furono chiuse. Ma poi, già non eravamo un esercito, per varie ragioni che sarebbe troppo lungo stare qui a spiegare, la tensione e la pressione calarono, la Di Bello ... pure (e abbiamo poi capito perchè), e "logicamente" dopo un pò furono riattivate. Dice che erano stati fatti dei lavori per renderle non nocive.
S'ha viste!
E tutti zitti, andava e va bene così per tutti o quasi tutti.
Nessuna indignazione, nessuna lotta generosa ed "eroica" per la salvezza della libertà, della salute, della vita dei tarantini.